XV

3.8K 205 7
                                    

Edrian Makarov, ufficio principale del The Sin, Mosca-Russia.

Nonostante la quasi giocosa atmosfera della situazione, rimasi inespressivo e contemplai il camino, fino a quando il grande Dimitri Alexander Ivanov fu soddisfatto delle persone all'interno dello studio: il grande boss, ancora in carica anche se suo figlio avesse potuto sopperire a tal compito, attese proprio l'arrivo di Aleksei e di sua moglie Erin Fenya per iniziare a vuotare il sacco circa la nostra presenza.

"Ho discusso molto con i miei fratelli, Edrian."

Mi raddrizzai sulla poltrona per poter essere pronto a qualsiasi loro richiesta.

"E?"

"E." Dimitri fece una pausa contemplativa che scatenò uno sbuffo da parte del fratello più giovane; nonostante stessi morendo dalla curiosità di conoscere i dettagli dei suoi pensieri, rimasi immobile nella mia seduta e quasi non mi concessi di respirare. "E conveniamo tutti che grazie alle tue doti da cortigiano, non me ne volere per tal soprannome, tu possa ambire a posizione di sottocapo."

Persi un battito e per un secondo spalancai la bocca come un emerito cretino.

"Che cosa?" Esalai in coro con il rosso al mio fianco; gli lanciai un'occhiata truce e pregai che non si intromettesse. "In che senso?"

Dimitri sorrise quasi orgoglioso della confusione che aleggiava sulla mia espressione e si allungò sulla poltrona imbottita, muovendo la mano con fare annoiato nella direzione di suo figlio Aleksei, che con cordialità iniziò a spiegare quella loro insana follia.

"Per noi sei prezioso, Edrian." La donna dai capelli lilla e con i piercing annuì con sguardo dolce in seguito alle parole di suo marito. "E per questo motivo crediamo che la posizione di sottocapo ti possa essere più congeniale; in più, considerata anche la posizione in cui tuo padre si trova, verresti rispettato e apprezzato all'interno dei nostri ranghi."

Studiai gli occhi azzurri degli Ivanov e poi mi sollevai dalla sedia con velocità.

"No." Scossi la testa con vigore e mi allontanai dalla scrivania come se questa fosse ricoperta da una montagna di lava. "No, sono solo un soldato, uno stupido soldato fin troppo carino." Vanja fece uno strano verso con il naso, che suonò come dissenso spiccato nei confronti dell'aggettivo carino, ma non gli permisi di confondere le idee. "Quali uomini vorrebbero che Il Cortigiano li governasse?" Mi allontanai ancora di un poco. "In più, tutti sanno che non sono etero e, nonostante voi siate così avanguardisti"— il pensiero mi fece alquanto ridere considerata l'epoca in cui vivevamo—"gran parte dei vostri uomini e dei soldati che compongono la mafia in generale su questo punto sono molto rigidi e non condividono la vostra idea." Presi fiato. "Su quale gruppo di uomini potrei mai imporre le mie idee... se di per sè non mi rispetterebbe?"

Aleksei corrugò le sopracciglia. "Qui nessuno ti giudica."

Allungai le mani in avanti. "Con tutto rispetto, Aleksei"—fece un cenno con la testa per affermare che non vi fosse bisogno di tutti quei salamelecchi—"ma voi non siete soldati, non frequentate spogliatoi comuni, non vivete a stretto contatto con loro." Indicai il gruppo di uomini oltre la porta. "Quindi, grazie, ma no."

"Non sapevo fossi così codardo," borbottò Andrej.

"Non è questione di codardia." Scrollai le spalle. "È che semplicemente non funzionerebbe; non mi porterebbero rispetto e non avrebbe alcun senso."

Dimitri appoggiò il mento sulla mano e mi sorrise compiaciuto, al che il mio sospetto crebbe e il sorriso del mio boss con lui.

"Era una prova," bisbigliai attonito senza staccare gli occhi dal russo in comando. "Una fottuta prova."

Accettazione |THE NY RUSSIAN MAFIA #6Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora