Liam era sveglio, come ogni notte. Solo il chiudere gli occhi lo portava nell'oscurità più fredda. In un oblio di desolazione e tristezza.
Una maledizione pendeva sulla sua testa. Non poteva chiudere gli occhi nemmeno per un secondo che la vedeva. Colei che gli aveva rovinato la vita e che continuava a farlo.
La morte.
Era seduto sul suo letto, la testa tenuta tra le mani. Era madido di sudore e l'unico suono che si sentiva nel più completo silenzio era il suo respiro affannato.
Liam sapeva che chiudere gli occhi gli avrebbe mostrato la morte, ma c'era sempre un barlume di speranza che gli faceva credere che, per una volta, lei avrebbe avuto pietà di lui.
Ma la morte non prova pietà per nessuno.
Ed anche se lo sapeva sperava di sbagliare perché la speranza era l'unica cosa che non lo faceva cadere tra le sue braccia gelate.
လоလ
Liam si alzò, le mani che prima stringevano convulsamente la testa scesero lungo i fianchi e si infilarono nelle tasche dei pantaloni.
Un passo dopo l'altro raggiunse la porta della grande camera, i piedi nudi che toccavano il pavimento freddo.
Aprì la porta e si affacciò sul corridoio di quella struttura la quale si rifiutava di chiamare casa. Solo guardare quei muri gli dava un senso di tristezza, aumentando così il suo malumore.
Percorse lo stretto corridoio fino a quando arrivò alla grande scalinata che portava all'atrio del piano inferiore.
Ogni volta che vedeva quei bianchi scalini di marmo pensava sempre a quanto fuori luogo potessero essere, così eleganti e sempre immacolati, in completo contrasto con tutto ciò che li circondava.
Arrivato nel grande salone, Liam si accorse di una luce accesa proveniente dalla cucina.
Si diresse verso il grande arco che divideva le due stanze.
All'interno si trovava una ragazza dai lunghi capelli corvini. Guardava l'oscurità fuori dalla finestra, attratta da essa.
<<Non riesci a dormire.>> La sua dolce voce riscosse il ragazzo dai suoi pensieri.
Non serviva una risposta. Non si trattava di una domanda.
Liam non dormiva e tutti, in quell'edificio, lo sapevano. Non ne aveva mai parlato con nessuno, ma lo sapevano ugualmente.
La cosa per la quale il ragazzo li era più grato era che non facevano domande.
Liam si sedette di fronte alla ragazza la quale aveva ancora lo sguardo rivolto alla finestra.
I lunghi capelli corvini ricadevano sulle spalle ricoperte da un semplice abito bianco, di una stoffa leggera.
Con le mani ancora in tasca si girò anche lui verso la grande finestra.
L'oscurità era spezzata solamente dal bagliore pallido della luna. Mancavano solo pochi giorni alla fase di luna piena e questo infondeva ansia in tutti, specialmente in Liam.
Il ragazzo aveva già molte preoccupazioni e quella era l'ennesimo peso che gravava sulle sue spalle.
La ragazza distolse lo sguardo dalla finestra e si raddrizzò sullo sgabello su cui era seduta. Appoggiò le pallide mani sulla penisola di fronte a lei aspettando che anche Liam si girasse e la guardasse. Lui però non lo fece.
Continuava a rigirarsi tra le mani l'anello nero che portava al collo legato come un pendente ad una catenina argentata.
<<Sei pensieroso.>>
Liam fermò il movimento delle mani ed emise uno sbuffo. Aveva ancora il viso rivolto alla finestra, gli occhi spenti, stanchi, troppo tristi per un ragazzo di appena diciassette anni.
<<Questa situazione mi preoccupa. E ieri ho parlato con Alyssa...>> Liam si girò volgendo lo sguardo alla sua interlocutrice.
<<La luna piena è tra soli tre giorni...e con tutto quello che sta succedendo...non è proprio il momento migliore.>>
<<Non lo è mai.>>
Gli occhi di Liam si fissarono in quelli della ragazza. Mantennero per alcuni minuti il contatto, nel più assoluto silenzio, fino a quando il giovane distolse lo sguardo.
<<Hai ragione Victoire, ma sono preoccupato. Non voglio che accada, non di nuovo.>>
Liam si alzò e si accostò alla finestra appoggiando una mano sul vetro.
<<Non posso permetterlo. Non posso permettermelo.>>
Victoire si alzò a sua volta e si avvicinò al ragazzo. Accarezzò piano i suoi capelli corvini e poi se ne andò lasciandolo solo.
Lo sguardo perso nell'oscurità ed un ricordo che faceva male, che a distanza di quasi un anno lo continuava a logorare.
Un peso sul petto, un futuro spezzato e una vita troppo giovane reclamata dalla morte.