Dopo la serata precedente, Kevin voleva solamente passare una giornata in completo riposo.
Aveva spento il telefono per non farsi rintracciare ed era stato tutta la mattinata sdraiato sul divano del suo piccolo appartamento a leggere un libro che trattava di nuove tecniche di medicina sperimentali.
Il problema era che non riusciva a concentrarsi. Stava rileggendo la stessa frase da almeno mezz'ora senza mai capirne il senso.
Aveva qualcosa a che fare con la lavanda, ma non ne era certo.
I suoi pensieri ,in qualche modo, erano rivolti unicamente ad un'immagine, la quale appariva da angolazioni differenti, ma rappresentava sempre la stessa persona.
Un viso dolce sul quale appariva un piccolo sorriso timido, occhi color cioccolato, furbi e intelligenti, ed infine capelli castani raccolti in una crocchia disfatta che la rendeva reale, pura. Non era perfetta, come molte delle ragazze cercano di apparire.
Era meravigliosa, bellissima, perché era vera.
Fu proprio per questi ultimi pensieri che Kevin chiuse il libro. Ormai non sarebbe più riuscito a concentrarsi.
Si sistemò in maniera più comoda sul divano e portò le braccia dietro alla testa, decidendo di non provare più ad evitare quell'immagine.
E tra i suoi pensieri una domanda spiccava sopra alle altre.
Che cosa mi sta facendo quella ragazza?
Chiuse gli occhi e presto si addormentò, con l'immagine di un dolce sorriso impressa nella mente.
လоလ
Il sonno leggero di Kevin venne interrotto da un forte tonfo, seguito da dei respiri profondi, pesanti.
Kevin aprì gli occhi lentamente, ancora sdraiato sul divano, e si ritrovò davanti due gemme verdi lucenti. Il ragazzo sbuffò e portò lo sguardo al soffitto.
<<Lo sai che spengo il telefono solamente quando voglio stare solo e riposarmi. Ho bisogno anch'io di qualche momento di tranquillità!>> Ľ ultima frase era stata detta con un velo di stizza e questo non era sfuggito alla nuova arrivata, la quale infatti emise un ringhio roco.
<<Senti. Ho avuto una pessima giornata ed ora ho bisogno di pace. Dimmi cosa vuoi e poi vattene.>>
Alle orecchie del ragazzo arrivò un leggero mugolio che lo fece sospirare. Si sedette sul divano appoggiando i piedi a terra. Si scompigliò i capelli rossicci e poi portò lo sguardo di fronte a sé.
Un lupo dal manto marroncino e due grandi occhi verdi lo osservava incuriosito.
Si avvicinò a Kevin e gli si sedette davanti per poi appoggiare il muso sul suo ginocchio.
Il rosso sorrise leggermente ed iniziò ad accarezzare il morbido manto del lupo.
<<Scusa. Io...Non dovevo trattarti in quel modo. Mi dispiace Alyssa.>>
La lupa mugolò ancora, scuotendo piano il muso, poi si alzò in piedi sulle zampe e si diresse in un'altra stanza.
Kevin appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa tra le mani mentre sussurrava: << Che bel modo per iniziare la giornata.>>
<<Quindi oltre ad essere uno stronzo sei anche pazzo e parli da solo.>>
Alyssa era appena rientrata nel soggiorno nella sua forma umana. Indossava una felpa di Kevin, rubata dal suo armadio e un paio di pantaloncini di jeans che aveva lasciato lì qualche giorno prima.
Kevin osservò la ragazza e poi sbuffò portando la testa sullo schienale del divano.
<<È maleducazione origliare.>>
La castana, senza rispondere, si andò a sedere vicino all'amico con le gambe incrociate e il capo poggiato sulla sua spalla.
Kevin odiava il contatto fisico, ma con Alyssa era diverso. Era l'unica persona che riusciva a capirlo. Comprendeva quella lotta interiore tra giusto e sbagliato. Sapeva cos'era il rimorso, il rimpianto, la mancanza. I due riuscivano ad avere una conversazione di mille parole con un semplice scambio di sguardi.
Per questo, Kevin non si scostò da quel contatto. Con Alyssa non l'avrebbe mai fatto.
လоလ
<<Che cos'è successo?>>
<<Forse prima dovresti dirmi cos'è successo a te.>>
Alyssa continuava ad avere quello sguardo curioso, che prima caratterizzava il suo lupo, dipinto in volto.
<<Non è importante al momento.>>
<<Lo è se ti ha fatto reagire in quel modo.>>
Kevin portò lo sguardo sull'amica per qualche secondo. Non sapeva cosa dirle. Non riusciva ancora a capire quella strana sensazione provata il giorno prima o perché l'immagine di quella ragazza persistesse nella sua mente.
<<Ieri ho incontrato una ragazza. Era stata attaccata da un vampiro e l'ho salvata. È stato strano. Mi sentivo bruciare e il mio cuore batteva troppo velocemente.>>
Alyssa sorrise leggermente ed appoggiò una mano sui capelli dell'amico ed incominciò ad accarezzarli.
<<Eri preoccupato di non riuscire a salvarla in tempo.>>
<<Impossibile. Come posso essermi preoccupato per qualcuno che non conosco.>>
<<Kevin...preoccuparsi è umano. Sapevi che la cosa giusta era aiutare quella ragazza e l'hai fatto. Hai salvato una vita. In pochi avrebbero avuto il tuo coraggio.>>
Il rosso scosse piano la testa, ma non le rispose cercando di sviare l'argomento.
<<Cambiamo argomento. Per quale motivo sei venuta?>>
Alyssa si prese il labbro inferiore tra i denti ed a quell'insolito gesto, Kevin aggrottò leggermente le sopracciglia.
<<Ieri sera Leila è stata attaccata. Una squadra di cacciatori ha distrutto la biblioteca e prima che tu mi interrompa... sì Leila sta bene. Credo che Victoire sia con lei al momento.>> Kevin sospirò con sollievo dopo le ultime parole dette dalla ragazza.
Un profondo senso di colpa aveva iniziato a soffocarlo. La sera precedente si trovava vicino alla biblioteca. Si ricordava delle luci accese e del pensiero di andare a trovare la donna nei prossimi giorni. Si chiese se sarebbe stato in grado di fare qualcosa per aiutarla, se sarebbe riuscito ad affrontare una squadra di cacciatori.
Una realizzazione si fece viva nella sua mente.
<<Cosa mi sai dire di quei cacciatori?>>
<<Kevin...>>
<<Kevin nulla. Leila ha detto qualcosa su di loro? Sul loro marchio...>>
Alyssa appoggiò una mano sulla spalla dell'amico. <<Non è detto che fosse lui.>>
<<Io...>> Il ragazzo si portò una mano al viso e si sfregò gli occhi con le dita.
<<Riesco a capirti Kev. Lo sai, ma per ora non siamo ancora sicuri di nulla.>>
Kevin si alzò di scatto dal divano con il respiro più pesante del solito.
<<Andiamo da Leila.>>
Alyssia si mordicchiò il labbro inferiore, ma non volle dire più nulla per non rischiare di turbare ulteriormente l'amico. Prese un paio di scarpe che aveva lasciato lì qualche giorno prima. Ormai metà dei suoi indumenti si trovavano in quella casa.
Dopo averle allacciate si precipitò alla porta dove Kevin la stava aspettando.
Il viso rigido mentre cercava di non mostrare emozioni, il quale però, veniva tradito dagli occhi in cui si riusciva a cogliere un sentimento peggiore della paura: il panico.