Alyssa era stanca.
Mancavano solo due giorni alla luna piena ed anche per lei, lupo dalla nascita, stava diventando difficile controllarsi. In più, aver lasciato il suo branco da solo in quel periodo la stava logorando internamente. Si fidava ciecamente di Andres e Falko, ma non riusciva a separarsi da quel sentimento di preoccupazione e protezione ormai radicato in lei. Il branco era la sua famiglia, tra di loro il legame instaurato era potente come quello tra fratelli. E mentre camminava per l'Aral Street, deserta e ricoperta da un silenzio disumano, non riusciva a non pensare a loro.
Kevin era al suo fianco con lo sguardo attento e concentrato rivolto davanti a sé. Non si era mai fermato a guardare le rovine e i resti, danneggiati dal fuoco, della biblioteca che avevano appena sorpassato.
Vederlo in questo modo, così diverso dal ragazzo che Alyssa conosceva, era l'unica ragione per la quale non era ancora corsa dal suo branco.
La lupa sapeva che, in quel momento, Kevin aveva bisogno di lei. Ed Alyssa era pronta a stargli accanto perché, se le paure di Kevin si fossero avverate, lei sarebbe stata l'unica in grado di sostenerlo.
လоလ
La porta dell'appartamento in cui viveva Leila si trovava davanti agli occhi di Alyssa.
Sulla superficie in legno spiccava una ghirlanda di agrifoglio ed anemoni violetti. La lupa sfiorò la triquetra che penzolava da essa con la punta delle dita ed in seguito chiuse la mano in un pugno e bussò.
Pochi attimi dopo la porta si aprì e una voce sottile invitò i due ragazzi ad entrare.
Victoire era meravigliosa come sempre. Indossava un leggero abito violetto e i suoi capelli neri come la pece raccolti in una lunga treccia impeccabile, risaltavano sulla sua pelle diafana, simile alla porcellana.
Condusse i due amici nel salottino della casa dove si trovava Leila. La donna era seduta su una poltroncina azzurra con le mani posate sul grembo. Appena la vide, Kevin le si avvicinò prendendole una mano e stringendola tra le sue.
Leila gli sorrise leggermente mentre, con un gesto della mano, invitava Alyssa ad avvicinarsi.
<<Come ti senti?>>
<<Meglio tesoro, non preoccuparti. Sono ancora un po' scossa, ma sto bene>>
Leila guardava l'unico ragazzo nella stanza con uno sguardo ricco di compassione, mentre lui le stava stringendo la mano quasi dolorosamente come per paura di poterla perdere da un momento all'altro, come se potesse scomparire davanti ai suoi occhi. Alyssa li osservava con attenzione mentre, seduta sul divano accanto a loro, cercava di fiutare anche il più insignificante cambio di umore.
Percepiva l'odore della paura e riusciva a distinguere le due diverse interpretazioni della preoccupazione che attanagliava i due. Kevin si sentiva responsabile mentre Leila aveva il terrore che tutto quello stress fosse troppo per quel ragazzo.
<<Come posso non preoccuparmi. Ho visto con i miei occhi ciò che è successo alla biblioteca! Mi sono sentito una merda quando Alyssa mi ha detto che eri stata attaccata. Questa è tutta colpa mia!>> Kevin aveva il respiro pesante e ormai il suo viso era alterato da una smorfia di rabbia. Alyssa appoggiò una mano sulla sua spalla per tranquillizzarlo. Quel piccolo contatto lo calmò immediatamente. Prese quindi un respiro profondo e si alzò in piedi affiancandosi a Victoire la quale, essendo stata in silenzio per tutto il tempo, intervenne per la prima volta.
<<Kevin, riesco a capire perfettamente ciò che stai provando, ma incolparti di qualcosa sul quale non avevi alcun potere non risolve certamente la situazione.>> La sua voce calma, mai alterata, ti metteva davanti i fatti. Ti illustrava il problema nella sua forma più pura, senza sentimentalismi. Il suo intento era aiutare ad effettuare le scelte migliori non consolare.
Alyssa decise di intervenire, conoscendo Kevin, era sicura che al momento si stesse crogiolando nei propri pensieri derivati dalle parole appena sentite e quindi non avrebbe più emesso nemmeno un suono.
<<Penso che la cosa migliore da fare al momento sia andare da Liam così da poterci rendere in qualche modo utili e forse...>> diede uno sguardo all'amico <<capiremo qualcosa in più.>>
Victoire annuì.
<< È in biblioteca con Altair e probabilmente a loro si sono uniti Atlas e Matev.>> Alyssa emise un leggero ringhio nell'udire l'ultimo nome, ma non commentò. Appoggiò semplicemente la mano sulla spalla di Kevin invitandolo a lasciare la stanza, salutò Leila e mentre si allontanava fece un cenno alla ragazza dai lunghi capelli neri.
Non poté impedirsi però di sentire uno scambio di frasi sussurrate tra le due donne.
<<Ottima scelta quella di unirsi agli altri. Sento che qualcosa sta per cambiare.>>
<<Questa tua sensazione è legata ai sogni di Liam? Sei riuscita a parlarne con lui?>> Alyssa percepì un leggero fruscio ed immaginò che Victoire si fosse seduta sul divano.
<<Liam non sceglierà mai di farsi aiutare di propria spontanea volontà. Avevo la speranza che con Altair accanto a lui le cose sarebbero cambiate, ma come si è potuto evincere la situazione nell'ultimo periodo sta addirittura peggiorando.>>
<<Quindi come fai a dire una cosa del genere? Non è la prima volta che i cacciatori ci attaccano e sono sicura che non sarà l'ultima.>>
<<Oh cara, sfortunatamente sono sicura che stia per succedere qualcosa a nostro sfavore. Ho dedicato tutta la mia vita allo studio e posso affermare con sicurezza che il male, qualunque esso sia, colpisce sempre per prima cosa ciò che c'è di più puro. E come puoi notare i miei fiori stanno piano piano inspiegabilmente appassendo.>>
<<Non riesco a capire.>>
Alyssa continuava ad origliare la conversazione con la mano ancora ferma sulla maniglia. I suoi occhi però erano sbarrati per la consapevolezza di aver capito dove Leila voleva arrivare con le sue parole.
<<La natura è magia, vorrei aggiungere nella sua forma primordiale, più pura, e la magia riesce sempre a comprendere quando è minacciata.>>
La giovane lupa alla porta strinse con forza la maniglia, il problema era decisamente più grande di quello che si aspettavano.
Chiuse la porta e scese velocemente le scale per raggiungere Kevin, il quale la stava aspettando, l'agitazione ancora presente nei suoi piccoli movimenti.
Non poteva certamente parlare di ciò che aveva appena sentito con lui. Per il momento era meglio non caricarlo di un altro peso.
Doveva semplicemente ignorare il suo profondo e bizzarro bisogno di informarlo su qualunque cosa.