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Notte di luglio. Una falce di mare s'intravede fra la boscaglia mediterranea; la città si dibatte in sottofondo. Libri di chimica e l'Ombra perduta fra le parole.

Madrid dove sei?

Lontana, ormai, non appartieni più né a Jorge né a Consuelo. Il gatto di Consuelo sta morendo, non c'è riposo nell'agonia di un'infezione celebrale. C'è solo il buio, e il buio è temibile quando si è soli. Il gatto è nella sua cesta azzurra.

Consuelo è seduta sul letto, gioca con le ombre cinesi che le mani producono sul muro. Mormorii di onde. Riflusso di sangue nel corpo.

L'Ombra è nascosta tra le dita della ragazza, pronta a rapire le immagini.

Non è possibile rapire la tristezza.

Qualche vestito arruffato, nuvole rosa di seta e gialle di cotone, nasconde un fucile. Nella camera di Jorge, le pareti sono violentate da fotografie e articoli di giornale. Lo scotch penzola, imita gli uomini raffigurati nelle immagini. Ricordi della Spagna, Picasso e Ibiza.

L'Ombra percorre le camere vuote, i corridoi, si posa sui volti dei genitori di Jorge e si ferma nell'incavo del collo della madre di Consuelo. Fiuta il peccato della donna, il peccato che non ha l'odore di una mela.

Battiti. Le mani di Jorge scivolano veloci, disegnano traiettorie di allontanamento. La velocità è l'unico talento che gli è dato di possedere.

L'Ombra si posa su una fotografia. Profumo di Spagna e di una gioventù che non può tornare. L'Ombra conosceva il Paco dell'immagine. Ne ha raccolto un braccio. Jorge fotografa la stanza con occhi di gatto.

La striscia. Polvere in circolo. L'abbandono risale i vasi sanguigni, la pressione perfora il cervello, l'immagine esplode chiara. Alcuni non hanno più cuore. Il cuore è una pompa e deve funzionare finché non decide di smettere. Il cuore non è il rifugio dei sentimenti, non è la coscienza.

Jorge è una spugna e il suo cuore ha assorbito l'odio di un popolo. Storie di rivoluzione nel flusso di sangue. La mente spinge, le gambe procedono. Storie di ufficiali ed eserciti. Lorca e le fosse.

Jorge apre la portiera dell'auto di suo padre e mette in moto con chiavi di furto. L'Ombra è il navigatore, senza bussola e senza mappa, con un gatto stretto fra le braccia.

Andiamo.

Il gatto non miagola. Non c'è più niente da chiedere e da offrire, ora.

Dallo specchietto retrovisore, la casa bianca e il viale di cipressi si allontanano. Marcia dopo marcia. Riflusso di onde. Sedili che odorano di fumo, ricordi di polvere da sparo.

Fado. Paco era di Lisbona.

Spiriti di città antiche. Rovine madridiste.

L'automobile frena. Non ha freni l'odio. Jorge scende e cammina, prosegue verso l'obiettivo. L'Ombra si appoggia al muro, il cappotto nero striscia lungo i fianchi delle case. Solletico di nervosismo.

La luna è velata. L'Ombra si sente stanco, procede a occhi chiusi. L'anima del gatto lo guida in sette passi.

Jorge ha la testa sveglia e il corpo esausto. Consuelo ha la mente offuscata e il corpo vigile. Un corpo di gatto giace abbandonato.

La luna non vuole vedere e se ne va, codarda dietro lo scudo di nuvole. L'Ombra resta. Jorge scende nella metropolitana, ogni scalino una cartaccia e un tossico. Tomba notturna di rifiuti e sfollati. L'Ombra scivola sui gradini, entra nelle crepe della pavimentazione, risorge dietro la locandina di un film. Jorge evita un ragazzo ubriaco, ostacolo di carne consumata sul cammino. Appoggia lo zaino a terra, vicino al muro e al distributore di bevande.

Ore d'attesa. Cifre fosforescenti scandiscono un tempo che ha valenza solo per gli uomini. Jorge alza il bavero del cappotto. La materia buona scivola via dal suo corpo. L'Ombra resta, rannicchiata e offesa, sul pavimento. La luna gioca brutti scherzi, talvolta. Ruvida lingua di gatto, soffice carezza di ombra sull'ombra.

Jorge corre veloce. Prega perché l'alba non venga presto. L'Ombra ha vegliato tutta la notte lo zaino abbandonato. Sentore di chimica e polvere.

Verso mezzogiorno l'Ombra ha visite. Molteplici ombre. Un vento caldo, memore dei deserti, spazza la città. La luna è tramontata prima della carneficina.

Consuelo giace sul pavimento. Sangue caldo di polso corre verso una cesta azzurra vuota, che non ha odori. Gerani rossi scuotono la testa in cenni di diniego sul davanzale.

Un'esplosione.

Lontano.

Canti di sirene.

Silenzi di pomeriggi estivi.

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