7. National Gallery

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Le ragazze sanno che non sono brava in queste cose: un giro a Londra che possa impressionare un ragazzo come Yoongi? I miei pensieri mi portano immediatamente in un luogo tranquillo e silenzioso in cui di norma, quando ne ho l'occasione, vado a fare un salto.

Mi ha sempre fatto piacere girare tra dipinti più e meno famosi; alla National Gallery regna sempre un silenzio, misto al lieve vociare dei turisti incantati davanti alle opere.

Sono immersa nei miei pensieri, quando la mano di Yoongi si posa sulla mia spalla, facendomi sobbalzare: "DIO- Ah, sei tu." "Scusa se ti ho fatto spaventare...dove andiamo?"

Gli rispondo distrattamente, senza guardarlo, in preda alla sorpresa: "Sì." "Ah ok." Ci guardiamo per un momento, lo vedo alzare un sopracciglio, probabilmente divertito dal mio atteggiamento. Forse non era quella la risposta che si aspettava, ma non sono particolarmente brava a parlare con le persone.

"Sì cioè allora, pensavo di fare un giro alla National Gallery, è...relativamente vicina. Ti andrebbe?" Lo osservo sorridere leggermente, annuendo. Lui mi risponde senza un'ombra di sorpresa: "Certo, amo l'arte". Grande, Elisa, hai fatto la scelta giusta. Forse.

Abbozzando una specie di sorriso, gli faccio cenno con un braccio di seguirmi. La camminata dalla fermata di Lambeth North a Trafalgar Square è piuttosto silenziosa, ma non mi dispiace: non mi trovo a disagio, e le volte che mi fa qualche domanda, gli rispondo brevemente senza guardarlo in faccia a causa dell'imbarazzo.

Arrivati nella piazza, gli lascio il tempo per guardarsi intorno, per poi indicargli l'entrata del museo. Il legno antico dell'interno scricchiola sotto i passi nostri e quelli delle altre persone; davanti ai nostri occhi si apre un grande spazio, sulle pareti sono esposti i dipinti con le loro descrizioni a fianco.

Faccio poca attenzione agli artisti espressionisti, focalizzandomi maggiormente al momento di attraversare la galleria dell'impressionismo. Yoongi è affianco a me, qualche volta impegnato a scattare foto, altre ad osservare semplicemente le cornici. Sento il rumore dei suoi passi fermarsi, azione che mi porta a girarmi verso di lui. "Tutto okay?" Lui ignora la mia domanda, "Hai un quadro preferito, tra quelli della galleria?" Che domanda curiosa...rimango qualche secondo a pensarci: c'è veramente troppa roba che amo, in questo museo, ma se ci rifletto bene, mi salta in mente un'opera in particolare: "Sì, vieni, te la mostro." Per accompagnarlo, gli prendo la mano senza pensarci, e facendo slalom tra i diversi visitatori, lo conduco davanti ad un dipinto semplice, ma che tra tutti, ha sempre catturato la mia attenzione più degli altri. "Pioggia, Vapore e Velocità, di William Turner...", legge lui dalla targhetta affianco alla cornice, con mezzo sorriso, e scattandone una foto. "È davvero bello, anche se è uno scenario un po' triste." Io rispondo senza pensarci: "Beh, rispecchia il mio stato d'animo." A quell'affermazione, lo sento ridacchiare. Non c'è niente da ridere. "Mi piace che sia così malinconico, e lo capisco: l'altra sera hai sorriso letteralmente due volte." "Che fai, mi osservi?" Mi lascio sfuggire una risata timida, alzando lo sguardo verso di lui per la prima volta in tutto il giorno, "Probabile."

Decidiamo di proseguire il nostro percorso nella galleria, saltando da dipinto a dipinto, soffermandoci sulle targhette esplicative più interessanti, e camminando fianco a fianco, scambiando poche parole.

Superata l'ultima sezione del museo, camminiamo fuori dall'edificio, verso la scalinata che conduce alla piazza. Anche se è trascorsa più di un'ora e mezza, il cielo è grigio come prima.

Lui si siede sui gradini che danno sulla colonna dedicata all'ammiraglio Nelson, guardando davanti a sé con un'espressione seria: "Grazie per avermi portato qui" Mi irrigidisco alle sue parole, anche se sono felice che gli sia piaciuto: "Figurati. È stato un piacere."

Mi siedo affianco a lui ed osservo l'orologio. Manca qualche minuto, forse dovremmo tornare? Massì, lo lascio stare per un po', sembra così assorto nei suoi pensieri...così assorto, che nemmeno io mi rendo conto di star fissando il suo profilo. Solo qualche attimo dopo, in tempo per non essere notata, distolgo lo sguardo e mi rialzo in piedi, schiarendomi la voce: "Ehi, credo sia ora di andare: non vorrei arrivare in ritardo". Lui, ancora seduto, posa lo sguardo su di me, annuendo.

Lo aiuto a sollevarsi, e riprendiamo la strada di prima, tornando alla fermata della metropolitana. Giunti al punto d'incontro, noto che non siamo i primi: Elisa e Taehyung sono già seduti su una panchina ad attendere l'arrivo degli altri gruppi, e ci salutano con una mano quando ci avviciniamo: "Sembrate due statue" il ragazzo dai capelli blu scoppia a ridere insieme ad Eliblu, guadagnandosi un'occhiataccia divertita da Yoongi, ed il palesarsi della mia voglia di sparire, accompagnata però da un sorriso che cerco di nascondere.

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