"La volontà 𝑒 il destino hanno vie differenti 𝑒 sempre 𝑖 nostri calcoli sono buttati all'aria."
Questo dice Shakespeare, ma io non ho mai creduto nel destino.
È solo un'invenzione umana, che serve per non darsi la colpa di quello che succede.
Nessuno ha colpe, nessuno ha volontà: è tutto voluto dal destino.
Io penso sia una sciocchezza.Alzo lo sguardo 𝑒 vedo la natura incontrastata farsi spazio nel mio campo visivo.
La landa che circonda le proprietà nella periferia di Londra si estende di fronte 𝑎 me.
Osservo la villa che ho davanti, quella dei Hayward, 𝑒 vedo avvicinarsi Leonard, incespicando tra le erbacce.
"Avete bisogno di un po' 𝑑'allenamento, Leonard"
"Dite?" domanda sorridendo, percorrendo faticosamente gli ultimi tre metri.
Io annuisco, cercando di non ridere.
"Allora, cosa vi porta 𝑎 cercare la mia presenza?" gli domando mentre si accomoda accanto 𝑎 me.
Lui alza le spalle, 𝑒 comincia 𝑎 parlare:"Stavo pensando 𝑎 voi, tutto qui"
Restiamo in silenzio per un po', poi lui si gira verso di me.
"Allora, Lord Reed Vaughan, eh?" comincia, con una punta di fastidio.
"Voi lo conoscete?" domando io.
"Per alcuni mesi sono stato suo compagno di studi, in Irlanda" risponde, poi continua:"Non pensavo si sarebbe sposato"
Io rimango in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
"Lo sposerete, non è vero?"
"Non lo conosco neppure, ma credo di non essere io 𝑎 potervi rispondere riguardo 𝑎 questo"
"Ma 𝑎 voi piace?"
"Come ho detto, neanche lo conosco"
𝑖 nostri sguardi si incontrano, 𝑒 lui sembra capire che non ho altro da dire.
"Devo scambiare due parole con Christopher. 𝑎 dopo" mi informa, prima di dileguarsi.
Rimango 𝑎 leggere per poco, perché poi inizia 𝑎 piovere.
Amo la pioggia, ma il libro che ho con me potrebbe essere più prezioso di un gioiello, perciò preferisco evitare di bagnarlo.
Faccio una corsa 𝑒 mi chiudo la pesante porta d'entrata dietro le spalle prima di appoggiarmici con la schiena.
Poi salgo una scalinata 𝑒 mi avvio verso la biblioteca.
Non è enorme, ma ci accontentiamo.
Passo davanti allo studio di Christopher 𝑒 sento delle voci. Non posso fare 𝑎 meno di avvicinarmi 𝑒 ascoltare.
"Chris, non puoi lasciarla a quel mostro. Lo sai, sarebbe uno sbaglio enorme. Perché non la posso avere io? Davvero, non capisco. Non sarò figlio di un duca, ma sempre meglio di spedirla tra quei-"
"No, Leonard, non posso. È promessa 𝑎 Reed da quando è nata, non capisci? Saremo finalmente in pace, con questa unione 𝑎 sancirla. Il patto è: se lei è al sicuro, lo sono anche loro. Le torcono un capello, 𝑒 noi saremo lì per distruggerli"
Non ascolto altro 𝑒 continuo spedita verso la mia meta.
Entro 𝑒 vado alla mia poltrona, vicino allo scaffale dei romanzi.
Continuo 𝑎 ripetere le loro parole cercando di capire che cosa significhino, ma non riesco 𝑎 venirne 𝑎 capo.
Leonard che vuole sposarmi?
Promessa 𝑎 Reed dalla nascita?
Pace sancita da un'unione?
Distruggerli?
Ho la resta che mi scoppia, con tutte queste domande 𝑎 vorticare tra loro.
Odio sempre di più 𝑙'essere sempre all'oscuro di tutto.
È come se fossi un semplice oggetto di scambio, forse anche peggio.
Nessuno mi dice nulla, neanche se riguarda me.
È frustrante 𝑙'essere ignorata da tutti perché sono una donna.
Pensano di proteggermi?
Non ho mai chiesto di essere 'protetta', 𝑒 comunque non mi serve.
Ma poi, 'protetta' da cosa?
Mi tiro le ginocchia al petto 𝑒 ci appoggio la nuca.
Dopo un tempo indefinito in cui continuo 𝑎 pensare agli ultimi avvenimenti, sento qualcuno bussare alla finestra dietro di me.
Alzo la testa 𝑒 scorgo 𝑖 capelli biancastri di Reed.
È salito su un albero.
Sul serio.Non so come, ma si è arrampicato fino alla mia finestra, 𝑒 ora sta seduto sul davanzale come se niente fosse, battendo le nocche sui vetri per attirare la mia attenzione.
Mi alzo 𝑒 cerco di aprire la finestra, facendo un po' di fatica.
Sono anni che non apriamo quelle finestre.
"Sembrate triste" constata, mentre esco 𝑒 mi aiuta 𝑎 sedermi vicino 𝑎 lui.
"Siete perspicace"
Lui sorride, 𝑒 mi si avvicina.
"Ero venuto per dirvi che domani vi invito tutti 𝑎 teatro. Venite al mio balcone, se volete"
"Benissimo. Posso domandarvi perché non avete semplicemente mandato un invito, risparmiandovi 𝑙'arrampicata fino alla finestra?" gli domando, sorridendo.
Lui sembra pensarci, poi risponde:"L'avreste preferito?"
Ci guardiamo intensamente per qualche secondo, poi io rispondo:"No"
Lui sorride, 𝑒 restiamo in silenzio.
"Da quanto siamo promessi?" gli domando,
cercando di rispondere ad almeno uno dei quesiti che affollano la mia mente.Il sorriso scompare dalle sue labbra, 𝑒 distoglie lo sguardo per qualche secondo, aggrottando le sopracciglia.
"Penso... da sempre""E voi lo sapevate?"
"Si, anche se non vi conoscevo, sapevo di essere promesso 𝑎 qualcuno" risponde lui.
"Chi 𝑙'ha deciso?"
"I nostri padri, immagino"
"Perché volevano unire le famiglie?"
Lui si volta nuovamente verso di me, con una smorfia tra 𝑙'infastidito il confuso.
"Non ne ho idea" risponde, 𝑒 nello stesso istante in cui lo fa capisco che non sta mentendo.
Ad un tratto poi lo vedo saltare giù 𝑒 atterrare due metri più sotto, come se fossero stati dieci centimetri.
"Ma come...?"
"A domani, Mylady" dice, per poi scomparire.
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a lady
VampireLondra, 1817 Lei è una lady, la figlia di un duca. Nata e cresciuta allo scopo di fare un buon matrimonio, di essere una buona madre. Suo padre le ha donato una cultura, qualcosa in cui credere, la conoscenza del mondo. Lei vuole qualcosa di diverso...