Vengo scortata attraverso l'ingresso e lungo un corridoio, fino ad una doppia porta aperta su entrambi i lati, diretta ad un ampio soggiorno.
Tutta la casa è in stile gotico, con decorazioni eleganti, raffinate e lussuose. Tutto sembra essere prezioso, ma anche letale, come se tutto fosse ricoperto di veleno.
Le pareti sono in pietra, marmo o legno, ricoperte da drappi e mobilia scuri.
Ci sono decorazioni di ogni tipo, dagli intarsi elaborati di ogni sedia e tavolo ai voluminosi lampadari in avorio e oro nero.
Dall'esterno la costruzione sembra un piccolo castello, anche se di piccolo non ha niente.
Ogni vano della struttura è occupato da statue annerite di donne e mostri.
Il maggiordomo che mi ha 'accolto' è vestito completamente di nero, con una cravatta rossa annodata alla perfezione.
Quando entriamo nella stanza noto subito il soffitto affrescato in maniera fantastica. Le figure ritratte sono a dir poco originali. Non ho mai visto un dipinto di questo tipo, soprattutto in una stanza principale quale il salotto.
Lo sfondo è molto scuro, di un blu quasi nero, e al centro della stanza c'è una figura femminile divina, bellissima, con la pelle bianca come il latte. Il viso si vede solo in parte, coperto dagli svolazzanti capelli corvini. Gli occhi sono bianchissimi, l'iride scompare. Dalle spalle appuntite spuntano due ali immense, nere come la pece e sporche di rosso, di sangue.
Ai lati della figura ci sono ali bianche, quasi invisibili tra il sangue e la notte.
Rimango incantata a fissare il tutto, e neanche mi accorgo di chi ho davanti.
"Sapete, di solito le persone quando entrano cercano in ogni modo di non guardarlo, quel dipinto. A voi piace, invece. Non è vero?" mi domanda una voca femminile, ma io continuo a tenere gli occhi sul soffitto.
"Lo adoro. Che significato ha?"
La sento sorridere, ma non risponde.
E' di famiglia allora
Abbasso lo sguardo e trovo una donna che non sembra avere più di vent'anni. Ha lunghi e folti capelli neri e pelle chiarissima. Gli occhi sono di un azzurro davvero fantastico.
Indossa un vestito nero scollato, con il corsetto ben stretto e solo il tulle a coprirlo. La gonna sembra pesante, anche se non è sostenuta da una sottogonna.
E' davvero bellissima.
Saluto con un cenno rispettoso del capo e aspetto che si presenti, ma non fa neanche questo.
"Volete accomodarvi mentre aspettiamo?"
Io sorrido in segno di assenso e la seguo sul divano in pelle nera.
"Scusate ma non conosco il vostro nome"
"Sono la duchessa di Gloucester ed Edimburgo, Reed è mio figlio"
Io sgrano leggermente gli occhi, cercando di capire. Questa donna sembra avere meno di vent'anni, e Reed ne ha diciassette.
"Oh..." è tutto quello che riesco a dire.
Dopo qualche minuto arriva una cameriera con del tè, che mi viene servito in una tazza, indovinate? Nera.
Il tè è bollente, e crea un netto contrasto con l'atmosfera glaciale della stanza.
"Allora, voi e Reed avete già deciso tutto? Data, orari, luogo, o toccherà fare tutto a me?" domanda, sorridendo.
"Non amo i preparativi, devo ammetterlo. Penso che la duchessa del Kent sia già al lavoro, in ogni caso" rispondo, con tono leggero.
"Potremmo dividere i compiti. Mi piacerebbe davvero occuparmi del vestito e della sala per il ricevimento"
"Non penso che per lei sia un problema, le dirò di non preoccuparsene" dico, cercando di prendere un sorso di bevanda senza ustionarmi il palato.
Lei sorride.
Questa donna però nasconde qualcosa, non potrei esserne più certa.
Non è sicuramente priva d'intelligenza e astuzia, e non dubito che ne sappia usufruire.
Restiamo qualche altro minuto sole, poi le porte si aprono e fanno il loro ingresso due ragazzi. Sono uguali nell'altezza e nel fisico, ma completamente diversi nel resto.
Il primo ad entrare è un ragazzo dai capelli nerissimi e gli occhi blu, come quelli della donna di fronte a me. Il suo viso sembra modellato nella cera, tanto è perfetto, come quello di una statua greca.
I lineamenti non troppo sottili e mascolini, le sopracciglia perfette e ben delineate, il taglio degli occhi ampio e non troppo incavato.
Quando vedo emergere Reed, la sua espressione mi dice tutto. Non è per niente felice della presenza dell'altro.
Quando mi vede per un attimo sorride, poi però dà un'occhiata al suo fianco e, trovandoci il suo accompagnatore, impallidisce.
Saluta la madre e poi me, con un baciamano, e si siede accanto a me.
E' nervoso e si torce le mani grandi e dalle dita affusolate.
Il secondo uomo invece si piazza di fronte a me, al fianco della donna.
"Bene, ora che siete arrivati, possiamo spostarci in sala da pranzo. Lady Hel Knight, conoscete già il mio figlio maggiore, Lord Lance Clyde Vaughan?"
Io scuoto il capo con delicatezza, cercando di non guardare il nuovo arrivato.
"Oh, be', potrete fare la reciproca conoscenza stasera" continua la donna, ricevendo un'occhiataccia da Reed.
Quindi ci alziamo e ci avviamo tutti insieme attraverso gli intricati e ampi corridoi della villa.
Reed mi tiene stretta a sé per la vita, mentre cerchiamo di seguire la duchessa.
E' più alta di me di diversi centimetri, ma penso che qui lo siano persino le cameriere.
Viriamo bruscamente a sinistra ed entriamo in una sala ancor più maestosa del salotto principale.
Al centro è posto un tavolo interamente dipinto di nero e rosso. Le sedie hanno schienali alti e forniti di imbottitura rossa.
E' apparecchiata solo una piccola parte del tavolo: i quattro posti centrali.
Io e Reed ci sediamo da una parte, mentre la duchessa e Lance occupano i posti dalla parte opposta.
Restiamo in un silenzio tombale fin quando non entrano i primi camerieri a servire la portata principale.
E' una bistecca di due dita di spessore, condita solo dal sangue dell'animale.
Dire che è 'al sangue' sarebbe un eufemismo.
Scommetterei sul fatto che questo sangue è stato aggiunto come condimento.
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a lady
VampireLondra, 1817 Lei è una lady, la figlia di un duca. Nata e cresciuta allo scopo di fare un buon matrimonio, di essere una buona madre. Suo padre le ha donato una cultura, qualcosa in cui credere, la conoscenza del mondo. Lei vuole qualcosa di diverso...