Rimangono diversi metri tra me e la grande villa gotica, e da qui vedo nei dettagli la figura appoggiata al muro di pietra.
"Lord Reed Vaughan, che ci fate qui?" gli domando, cercando con lo sguardo i capelli rosso vivo di Sybil.
"Sono il comitato di benvenuto, cara Lady Hel Knight" mi risponde sorridendo e facendo un profondo inchino.
Io sorrido, alzando brevemente gli occhi al cielo: "Intendevo, perché siete voi ad accogliermi?"
"Perché sono il vostro preferito, ammettetelo" dice, avvicinandosi.
"Mmh... Sybil dov'è?"
"Si sta preparando. Tra poco scenderà" risponde, dandomi un bacio tra i capelli e rientrando in casa.
Quando non lo seguo, e lui se ne accorge, torna indietro, prendendomi la mano e portandomi con lui.
Ci sediamo in salotto fin quando non vediamo arrivare Sybil, elettrizzata per la nostra scampagnata.
"A domani, milady" si congeda Reed, mentre Sybil prende il suo posto al mio fianco.
"Bene, possiamo partire. C'è un cestino all'entrata che ho fatto allestire apposta"
Io annuisco, quindi, preso il cestino, ci incamminiamo verso sud, col sole appena sorto alla nostra sinistra.
"Allora, cosa avete sognato, stanotte?" mi domanda, facendomi sorridere.
"Io... non sogno mai, o, almeno, non me ne ricordo mai"
"Non è possibile che voi non sogniate. Sicuramente ne fate di bellissimi, di sogni. Io me li ricordo tutti. Stanotte io ho visto voi e mio cugino. Eravate felici"
Io stringo le labbra, e non replico.
"Volete fare una tappa al torrente? E' acqua freschissima" mi domanda dopo altri dieci minuti di camminata fra le sterpaglie.
"Oh, si"
Prendiamo una stradina non visibile.
Arriviamo dopo qualche minuto. Le sponde sono coperte di sassi e l'acqua del torrente è torbida.
Mi bagno le mani tenendo alzata la gonna per non bagnarla.
Sybil alza le mani dall'acqua e comincia a schizzarmi.
Io inizialmente la guardo male, poi comincio anch'io a muovere le mani nella suo direzione, e lei lancia uno strilletto tra le risa acute.
Continuiamo così per altri dieci minuti circa, poi torniamo al confine col bosco e ci accorgiamo che un animale sta tentando di aprire il cestino del cibo.
"Sho, sho! Vai via"
Lancio una pietra accanto al cestino, spaventando l'animale, che scompare subito nella natura.
"Bene, ora è meglio mangiare, che ne dite?"
"Certo, si. Cos'avete portato?" domando, già timorosa riguardo le abitudini alimentari di quella famiglia.
"Ho chiesto pane, formaggio e salame, alla cuoca"
Tiro un sospiro di sollievo e comincio ad aprire il cesto.
Cominciamo a mangiare bocconi di pane, di formaggio e di salumi vari mentre chiacchieriamo un po' delle ultime novità.
Riusciamo a parlare un po' anche di politica, e mi stupisco nel sapere che è così informata.
"Si, be', ieri ho parlato un po' con mio fratello. Sapevo che in voi avrei trovato una buona discorritrice e compagna, e volevo poter parlare con voi di qualcosa di vostro interesse. Parlo già fin troppo di moda e capelli ogni giorno, con la stagione dei balli in pieno svolgimento"
"Lo penso anch'io. Grazie, davvero"
Lei sorride, poi comincia a mettere ordine nel cestino.
Io mi alzo per andare a farmi un giro nelle vicinanze e scopro una minuscola radura tra i salici.
"Sybil, venite anche voi!"
Mi siedo ai piedi dell'albero in attesa.
Poi la sento strillare, e comincio a correre nella direzione della sua voce.
"Sybil! Sybil, cos..." mi fermo quando la vedo muoversi convulsamente sul posto, frugandosi i capelli e le vesti, cercando di scrollarsi un qualche insetto immaginario.
Faccio una risatina, prima di andare a tranquillizzarla: "Ehi, non c'è niente, non avete nulla nei capelli"
"Siete Sicura? Ho sentito un ronzio e..." poi si rende conto della sua reazione e si mette a ridere.
Ridacchiamo entrambe per un po', poi ripeschiamo il cestino e andiamo a cercare un albero all'ombra fuori dalla boscaglia.
Ci sediamo e restiamo tranquille a guardare il sole.
Lei comincia a intrecciarmi i capelli con dei fiori, e rimaniamo lì per il resto del pomeriggio.
Verso il calare del sole decidiamo di cominciare la camminata di ritorno.
La sera si sta rinfrescando e il cielo è ormai di un mix di colori caldi, dal giallo al bordò al rosa.
La accompagno fino alla villa e lei va a dire di chiamare la mia carrozza, mentre io aspetto fuori.
"Cosa fate qui, signorina Knight?" mi domanda una voce, che riconosco subito.
"Potrei farvi la stessa domanda, milord"
Leonard mi si avvicina, coprendo il sole con la sua figura e proiettando su di me la sua ombra.
"Mi dispiace, ma non mi scuserò per quello che sento di provare per voi, Hel"
"Voi troverete una buona moglie, ne sono sicura. Non pensate più a me, se vi fa sentire meglio. Io dovrò sposarmi, e non sceglierò io chi. Voi però avete questo privilegio, e voglio che lo sfruttiate al meglio. Voglio che abbiate una moglie che vi ami sinceramente, e che condivida le vostre idee e intenzioni. Vi ringrazio, per la vostra amicizia, e capirò se vorrete romperla"
"Ma cosa dite, no, assolutamente no. Riguardo lo scegliere una moglie, io avrei voluto che foste voi, Hel. Non sono qui per screditare Lord Reed Vaughan, ma per dirvi quello che penso. Ebbene, state facendo un errore, sposandolo"
"Vi prego di smetterla, Leonard. Ho già abbastanza confusione per mio conto, non mi servono altri motivi di dubitare di quello che sarà il mio futuro. Confidate che penserò a ogni possibilità che mi si presenta in alternativa. E ora, se volete scusarmi, la mia carrozza è qui. A presto"
Mi incammino verso il cancello senza voltarmi più, conscia della speranza che le mie parole potrebbero aver innescato in lui.
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a lady
VampireLondra, 1817 Lei è una lady, la figlia di un duca. Nata e cresciuta allo scopo di fare un buon matrimonio, di essere una buona madre. Suo padre le ha donato una cultura, qualcosa in cui credere, la conoscenza del mondo. Lei vuole qualcosa di diverso...