Capitolo XI- Un passo in avanti, un passo indietro.

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W: leggero smut.

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D'improvviso, vengo bloccata.
Mi irrigidisco, finché non mi rendo conto che sono le sue mani a tenermi salda.
Circonda quasi del tutto la mia vita.
Non oso muovermi, non voglio fare nessun tipo di movimento che possa provocare una qualsivoglia reazione.

Lo sento stringersi ancora di più al mio corpo, sospiro.

"Cazzo, Chloe" mi volto, e le sue labbra sono sulle mie.
Non capisco niente, mi gira la testa, e potrei cadere a terra se non ci fossero le sue mani a tenermi ferma.

Mi solleva come se non pesassi niente, portandomi sul balcone dove stavamo prima, appoggiandomi alla ringhiera.
Stranamente, l'idea di essere esposta all'intera Los Angeles, non mi infastidisce.
Sa di fumo e menta, ed io odio il fumo.
Eppure, riesce a piacermi.
Quest'uomo ha davvero dei poteri.

La sua bocca scende sul mio mento, verso il mio collo, e mentre mi slaccio la camicia, mi vien quasi da ridere pensando a quanto sia fortuito il fatto che io abbia scelto oggi per non indossare un reggiseno.

Non appena il suo sguardo scende su di me, si ferma, con mio grande, grande disappunto.

"Cosa c'è?" chiedo.

"Io non posso, Chloe"

"Lucifer, ti prego"

"Sì?"

"Stai zitto" dico, tirandolo per la cintura dei pantaloni.

Non se lo fa ripetere due volte.
Si getta su di me più di prima, facendomi scappare un gemito, che si perde nel cielo sovrastante.

Torreggia su di me, e di tutto un tratto, sopra di me non vedo più il cielo, ma un muro.

Più che un muro, una parete.
Più che una parete, il soffitto di camera mia. Apro gli occhi.

"Merda!" grido frustrata, verso l'alto.
L'ho sognato. Di nuovo.
Ma a differenza dell'ultima volta, dove avevo sognato il suo viso con occhi rossi e basta, questa volta non sarà un sogno semplice da dimenticare.
Come farò a guardarlo in faccia, tra qualche ora, a lavoro?
Lo voglio più di quanto pensassi, e più di quanto io ammetta a me stessa.
Ma non posso, me l'ha detto.
Non sono una persona che può sopportare una relazione basata solamente sul sesso.
Eppure...
Cristo, che cosa faccio?

"Mammina, è tutto ok?" sento la voce di Trixie, fuori la porta.

Se mi ha sentito ed ha capito, giuro che mi nascondo sotto il letto per il resto della giornata. Non può aver capito, dai, è piccola! O almeno spero.

"Sì amore sto bene, non preoccuparti scimmietta. Ho solo fatto un sogno strano"

"Ho capito, li faccio anche io ogni tanto. Ti sei messa paura?"

Grazie al cielo pensa che io abbia fatto un incubo. Beh, più o meno.

"In un certo senso, sì. Ma è tutto ok adesso. Torna a dormire tesoro, tra poco hai scuola"

"Va bene, l'importante è che non hai più paura. Buonanotte!"

"Notte scimmietta" rispondo, voltandomi dall'altro lato del letto.

Adesso, devo provare a riaddormentarmi, cercando d' ignorare il mio essere fradicia, auto convincendomi d'esser solamente sudata.

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Non sono riuscita a dormire molto, dopo il sogno.
Ho la sveglia alle sei e mezzo del mattino. Quando mi sono svegliata erano le cinque e mezza, di conseguenza ho deciso che avrei sfruttato l'ora in più per fare altro.
Mi sono fatta una doccia, ho ascoltato della musica, e dopo aver svegliato Trixie l'ho aiutata a ripetere degli argomenti di geografia sul quale avrebbe avuto un test qualche ora dopo.
Insomma, sono riuscita a non pensarci discretamente bene.
Il problema si è ripresentato mentre guidavo verso l'ufficio.
Mi sento una dannata adolescente.

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