Potevo dargli il premio di "GRAN GNOCCO", nonostante non sia che un pappamolle squilibrato e un megalomane presuntuoso.
-Okay, okay! Basta di importunarmi! Si ti sento, come posso sentire tutti gli umani-
Piano con il discorso, hai detto "Umani?"
-Si certo, cosa pensi? Non sei un umano se hai un'abilità del genere, in confronto a te che non hai nulla di speciale-
Io...io gli strapperei quelle labbra da perfetto imbecille e...e poi..
-E poi cosa?- Appoggiò le mani sul materasso e in men che non si dica eravamo uno di fronte all'altra a pochi millimetri di distanza. Il suo profumo era qualcosa di inebriante mi sentivo stordita.
Si allontanò frettolosamente come se avesse avuto una scossa elettrica, oppure ero io la scossa.
-No...non sei tu, sono io. Sprigiono feromoni e a quanto pare non c'è nessuna ragazza che non può essere ammaliata.-
Alzai gli occhi al cielo, quindi tutto quello che provavo era solo uno dei suoi mistici poteri da idiota.
Improvvisamente rise, ah certo, sentiva i miei pensieri. "Grazie della privacy"
-Mi scuso Madame, ma non posso farci a meno, adoro i tuoi pensieri-
HA.HA.HA Adori, si adori bel adulatore che sei.
La porta si spalancò e il mio cuore accelerò e ne entrò mio padre, con la solita maglietta sporca di birra e di altri lussuosi liquori. Grignò contro Kay -A quanto pare siete arrivati in ritardo-. Aspettate, cosa succede? Kay mi limitò uno sguardo e si rivolse a mio padre - Ci scusiamo per il ritardo ma non siamo grati di come avete accolto Chase.- rispose con tono severo.
Mio padre mi guardò con durezza - Se non fosse per lei, mio figlio e la mia adorata moglie sarebbero ancora qui- Detto ciò uscii dalla mia stanza a passo tremolante.
Adesso ho bisogno di sapere cosa...sono stata adottata? Guardai le mie mani: non erano quelle di mia madre? Non era mia madre? Non ho vissuto con il mio vero padre?
Tremai, ero sempre stata da sola.
Kay mi prese le mani e cominciai a piangere. -Dimmi ti prego!!! Chi sono?- Mi abbracciò ed io capii che non ebbi ricevuto da tempo un abbraccio più sincero di quello che mi stava dando Kay. Pelle contro pelle, collo contro collo. Volevo una consolazione e lui me la stava concedendo, cosa che non avevo mai ottenuto fino ad ora. Mi strinse più forte e capii che il mio dolore era condiviso. Poteri o no stavo meglio. Singhiozzai e il calore del suo corpo si confuse al mio, restammo così per una decina di minuti o più, poi si discostò un po' e con il pollice tolse quelle lacrime che mi erano rimaste ancorate sul viso.
A quel punto vidi Steven sul ciglio della porta che mi sorrideva e io sorrisi a mia volta. Avanzò fino al materasso e appoggiò delle buste di patatine. Kay prese subito una delle buste ed incominciò a mangiare come un facocero ed io mi limitai a prendere la busta più piccola.
-Credo di doverti dire chi sei, da dove vieni e chi siamo noi- disse ad un certo punto Steven, occupando la sedia ormai rimasta indifesa davanti a me.
-Potrei prima sapere chi siete voi?- domandai. Steven accolse la mia domanda annuendo.
-Io sono Steven come sai e sono un semplice Custode dei Sentimenti, Kay invece è mio figlio.- Kay interruppe suo padre -adottato ovviamente- accennò prendendo un'altra patatina.
Steven guardò male Kay e di conseguenza reagì con le spallucce.
Steven prese fiato e scandì brevemente le parole : -Siamo nati in un mondo parallelo a questo.-
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A Parallel Universe
Ciencia FicciónChase è una ragazza senza fiducia in se stessa. La tipica ragazza che si incontra ogni giorno con le cuffiette, maglione, messa nell'ultima sedia in fondo alla classe. E' una ragazza comune finché il suo mondo verrà ribaltato all'arrivo di suo zio...