4. A casa

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Potevo dargli il premio di "GRAN GNOCCO", nonostante non sia che un pappamolle squilibrato e un megalomane presuntuoso.

-Okay, okay! Basta di importunarmi! Si ti sento, come posso sentire tutti gli umani-

Piano con il discorso, hai detto "Umani?"

-Si certo, cosa pensi? Non sei un umano se hai un'abilità del genere, in confronto a te che non hai nulla di speciale-

Io...io gli strapperei quelle labbra da perfetto imbecille e...e poi..

-E poi cosa?- Appoggiò le mani sul materasso e in men che non si dica eravamo uno di fronte all'altra a pochi millimetri di distanza. Il suo profumo era qualcosa di inebriante mi sentivo stordita.

Si allontanò frettolosamente come se avesse avuto una scossa elettrica, oppure ero io la scossa.

-No...non sei tu, sono io. Sprigiono feromoni e a quanto pare non c'è nessuna ragazza che non può essere ammaliata.-

Alzai gli occhi al cielo, quindi tutto quello che provavo era solo uno dei suoi mistici poteri da idiota.

Improvvisamente rise, ah certo, sentiva i miei pensieri. "Grazie della privacy"

-Mi scuso Madame, ma non posso farci a meno, adoro i tuoi pensieri-

HA.HA.HA Adori, si adori bel adulatore che sei.

La porta si spalancò e il mio cuore accelerò e ne entrò mio padre, con la solita maglietta sporca di birra e di altri lussuosi liquori. Grignò contro Kay -A quanto pare siete arrivati in ritardo-. Aspettate, cosa succede? Kay mi limitò uno sguardo e si rivolse a mio padre - Ci scusiamo per il ritardo ma non siamo grati di come avete accolto Chase.- rispose con tono severo.

Mio padre mi guardò con durezza - Se non fosse per lei, mio figlio e la mia adorata moglie sarebbero ancora qui- Detto ciò uscii dalla mia stanza a passo tremolante.

Adesso ho bisogno di sapere cosa...sono stata adottata? Guardai le mie mani: non erano quelle di mia madre? Non era mia madre? Non ho vissuto con il mio vero padre?

Tremai, ero sempre stata da sola.

Kay mi prese le mani e cominciai a piangere. -Dimmi ti prego!!! Chi sono?- Mi abbracciò ed io capii che non ebbi ricevuto da tempo un abbraccio più sincero di quello che mi stava dando Kay. Pelle contro pelle, collo contro collo. Volevo una consolazione e lui me la stava concedendo, cosa che non avevo mai ottenuto fino ad ora. Mi strinse più forte e capii che il mio dolore era condiviso. Poteri o no stavo meglio. Singhiozzai e il calore del suo corpo si confuse al mio, restammo così per una decina di minuti o più, poi si discostò un po' e con il pollice tolse quelle lacrime che mi erano rimaste ancorate sul viso.

A quel punto vidi Steven sul ciglio della porta che mi sorrideva e io sorrisi a mia volta. Avanzò fino al materasso e appoggiò delle buste di patatine. Kay prese subito una delle buste ed incominciò a mangiare come un facocero ed io mi limitai a prendere la busta più piccola.

-Credo di doverti dire chi sei, da dove vieni e chi siamo noi- disse ad un certo punto Steven, occupando la sedia ormai rimasta indifesa davanti a me.

-Potrei prima sapere chi siete voi?- domandai. Steven accolse la mia domanda annuendo.

-Io sono Steven come sai e sono un semplice Custode dei Sentimenti, Kay invece è mio figlio.- Kay interruppe suo padre -adottato ovviamente- accennò prendendo un'altra patatina.

Steven guardò male Kay e di conseguenza reagì con le spallucce.

Steven prese fiato e scandì brevemente le parole : -Siamo nati in un mondo parallelo a questo.-

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