10. L'attraversamento

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Saihin era dietro la porta. Doveva portare al suo padrone e tutore il pranzo, ma sentendo una voce molto rauca che non aveva mai sentito dentro la stanza, si fermò.
Avvicinò il suo orecchio sinistro alla porta per sentire chiaramente la conversazione.

-Non c'è molto tempo, dobbiamo sbrigarci. Gli innetti stanno per varcare la porta dimensionale e dobbiamo restare vigili.-

Ecco quello che sentì da quella voce, che sembrava che appartenesse a qualche entità che proveniva dalle profondità della Terra.

-Mio Signore, abbiamo in pugno la situazione, la Casata dell'Aquila alle sue origini, ha donato a noi il compito di salvaguardare il loro segreto, il punto debole di ogni membro...-

Saihin spostò delle ciocche nere dei suoi capelli, finiti nell'ingresso dell'udito.
Non sapeva chi fosse quella persona, il Signore del suo padrone.
Era bello sapere per lei che anche lui doveva sottostare a delle regole e che aveva anche degli obblighi, sapeva che erano incarichi più difficili che pulire il pavimento di ogni stanza o lavare i piatti del suo tutore e di tutti i servi della casa.
Certo che nonostante anche lei fosse una serva, era anche la pupilla di Inglor.

Ma non doveva restare per sempre in quel castello.
Doveva scappare o non avrebbe avuto una vita né avrebbe conosciuto la vera identità dei suoi genitori.
Strinse il medaglione che aveva al collo e poi bussò per poi entrare d occhi fissi sul pavimento

~~~~~~~~~~~~P.o.v. Chase~~~~~~~~~~

Fissavo le labbra di Kay con ossessione, lo volevo ad ogni costo, non potevo non resistere.
No! Avevo giurato di essergli per sempre amica, non potevo tradire me stessa in questo modo!!!
-Kay, Chase, ho capito che non vi vedete da più di dieci anni ma abbiamo questioni di massima importanza adesso-

Steven ci guardò divertito per la scena. Io, imbarazzata, mi staccai dalla presa di Kay cercando di essere il più impassibile che potevo.
Guardai due alberi l'una accanto all'altra e nel centro c'era una specie di vortice invisibile, come dell'acqua, era strabiliante.
Steven mi guardò con curiosità come se avessi visto per la prima volta una cosa così normale, per lui.
Io avevo dieci anni di regressione da quella società che adesso appartenevo.
-Prima le signore- disse Steven facendo un passo indietro.
-Fifoni che siete- scandii parola per parola e loro risero di gusto.

Avanzai verso la porta dimensionale ed entrai una mano con timidezza.
Aria, sentivo dell'aria, una brezza leggera...dovevo entrare.
Presi un respiro guardandomi le scarpe ormai tutte sporche di terriccio e consumate dal tempo, chiusi gli occhi ed entrai.

Tum. Tum. Tum. Tum.
Il mio cuore batteva all'impazzata, sarei riuscita ad aprire gli occhi?
Sentii la brezza familiare percorrendo le membra, mi stava salutando, le ero mancata.
Lo frusciare degli alberi mi fece venir voglia di aprire gli occhi e lo feci.

Spazio autrice

Scusatemi se è piccino picciotto ma sono in preda a verifiche di ogni tipo.
Ringrazio i molti che seguono la mia storia e quella della Maledizione di Eva.
E ringrazio altrettanto quello che votano e commentano, e una gioia per me.

P.s. Se volete che faccia pubblicità alle vostre storie basta che me lo dite ♡

By
ßehondme

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