11. Il richiamo (2)

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Scusatemi per la lunga assenza ma ho tanti problemi sia familiari e non, che mi è difficile continuare.
Grazie per l'attenzione.

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P.o.v Kay

L'avevo vista percorrere velocemente la foresta, non capivo cosa avesse visto o sentito ma la cosa più importante adesso era lei, su un precipizio, sembrava incantata e allo stesso tempo melanconica.

Ero a dieci passi da lei e cercavo disperatamente di non far rumore, per non farla spaventare.

Otto passi, Cristo, ma perché deve sempre accadere a me?

Sei passi, mi sembra di vivere un film, ma diamine...

Quattro passi, e lei dondola. Come fa a dondolare? Ma è pazza?

Due passi, avvolgo le mie braccia al suo ventre e la tiro verso il mio petto.

Lei si affloscia, come se avesse preso troppa aria, come un palloncino.
Eppure c'era qualcos altro ...

-Chase...- la chiamo dolcemente una e due volte e non risponde...
La porto dentro la foresta e vedo Steven accorgersi dell'accaduto ma non si preoccupa, evidentemente sapeva che appena saremmo giunti fin qui sarebbe accaduto qualcosa.
E quel qualcosa era questo.

Ma cosa avrà sentito? Cosa avrà visto?
Non avevo quel profondo potere.
Non avrei potuto neppure scoprirlo se lei sarebbe diventata mia moglie...
Ma...perché penso a certe cose?
Non sono il ragazzo per lei.
No, non lo sono e non lo sarò mai.

Si addormenta fra le mie braccia e aspetto, non capisco neanche se è un buon o mal segno.

Quanto dovrà durare ancora?
Perché la nostra vita è una nullità?
Perché non si può vivere a pieni polmoni?
Non capisco...
Mi sono sempre chiesto cosa avrebbero detto i miei genitori se non mi avessero abbandonato...
Forse sarebbero stati orgogliosi...
Chissà.

Chase si sveglia e non faccio altro che accarezzarle i capelli di un color mogano intenso e guardare le sue iridi che si espandono nel momento in cui intrecciamo i nostri sguardi.

Mare contro Foresta.

È un eterno combattimento, il nostro.

-Kay...-
Dei brividi mi percuotono velocemente la colonna vertebrale, il mio semplice nome aveva un qualcosa di importante in quel suono che lei emetteva.

-Chase...-
Con il pollice percorsi la sua fronte, i suoi zigomi, le sue guance, le sue labbra.
E lei me lo lasciava fare.

Sono stanco di non poter far niente per renderla felice.
Ma sono comunque suo " cugino".
E non ci potrà essere mai niente, di un niente.

-Tu mi ami vero? -

Il mio cuore perse un battito a quella domanda.
La amavo?
Come mai avrei potuto amare nessun'altra...

-No, non ti amo-

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