Capitolo 5 - Solitudine

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"Bruno tornò a casa. Quella fu davvero l'ultima volta che vide Matilde. Il suo caratterino le fece perdere l'unico amico che aveva e da quel giorno, forse, lei non avrebbe nemmeno messo più piede nell'orto delle zucche. Povera ragazza, sola, tra i contadini e i loro campi. Bruno non avrebbe mai sopportato un'infanzia come quella, ma non sapeva cosa gli avrebbe riservato la vita. A volte il destino ti insegna a suo modo che devi dare più importanza a ciò che ti è a cuore. L'amicizia bisogna saperla coltivare e questo significa che bisogna anche saper perdonare chi ti ha fatto un torto."
Le fiamme del camino non c'erano più, la legna carbonizzata era ancora incandescente.
Nicolas fece un mugolio e si girò dall'altra parte. Aveva gli occhi chiusi e le mani strette sotto il viso.
Era proprio carino quando dormiva.
Magari la storia non gli era piaciuta, però almeno era servita a farlo addormentare.
Bruno si scostò la coperta dai piedi e si dondolò sulla poltrona per tirarsi su. Ancora una fitta. Portò d'istinto la mano sulla schiena, come se avesse potuto alleviare un po' quel dolore.
Fece un sospiro, si avvicinò a Nicolas e gli posò la coperta sopra.
Se solo avesse ancora avuto la sua età, o anche qualche anno di più, sarebbe tornato a Mantova, nella vecchia cascina.
Chissà se Matilde abitava ancora lì. Le avrebbe detto di lasciar perdere quello che era successo, che erano solo delle stupidissime zucche e che avrebbero potuto recuperare la loro amicizia e passare il resto degli anni insieme.
Essere solo lo stava distruggendo. Nicolas sarebbe andato via presto e la solitudine avrebbe di nuovo riempito la sua stupida e inutile vita.
Socchiuse le palpebre e fece un altro sospiro. Doveva smetterla di tirarsi giù in quel modo.
Oltre la finestra in fondo alla stanza la neve non scendeva più, ma il bosco di abeti era completamente bianco.
Peccato, avrebbe dovuto aspettare ancora un po' per la grappa.

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