Matilde si attaccò al paletto arrugginito piantato per terra e cambiò direzione lungo la recinzione.
Correva veloce, anche se era più piccola di lui.
"Tanto non mi prendi" strillò lei con la faccia rivolta all'indietro e un ciuffo di capelli davanti agli occhi.
Bruno chinò la testa affrettando il passo. L'avrebbe raggiunta e poi tirata per la maglia, anche se era scorretto.Il filare della vigna scorreva alla sua destra. I piccoli acini di quella che doveva essere uva rossa oscillarono al suo passaggio.
Mati si infilò sotto il filare e scomparve nel fogliame.
Dove se ne andava? Forse era una scorciatoia.Bruno frenò coi piedi e si schiantò contro uno degli alberi contorti. Si agguantò la spalla. Il dolore non l'avrebbe fermato. Schivò il tronco abbassando la testa sotto le foglie e i viticci arricciati.
Mati era già in fondo, all'imbocco del vigneto; saltò una cunetta di terra secca e curvò a destra.
L'aveva fregato, così sarebbe arrivata per prima.Bruno riprese velocità, superò tre o quattro alberi e attraversò i fasci di luce dorata del sole che infilzavano le chiome intrecciate.
Alla fine del filare girò ma Matilde non c'era più.
Bruno si bloccò in mezzo al sentiero di terra battuta. Dov'era finita? Era già andata così lontano?Una brezza calda soffiò accarezzandogli il collo. Bruno tirò su col naso e strusciò il dorso della mano sulle narici. Si sentiva anche gli occhi gonfi. Senz'altro erano tutti rossi. Dannata allergia.
"Buh!" Matilde uscì fuori da dietro una vite e gli saltò addosso.
Bruno sobbalzò e un urletto gli uscì dalla bocca senza che riuscisse a fermarlo.
"Stupida! Mi hai spaventato" disse con le braccia incrociate.
"Sei proprio una femminuccia." Matilde fece un ghigno derisorio.
Non era per niente divertente. Chiunque avrebbe fatto come lui, se preso alla sprovvista. Mica si era messo a frignare come faceva lei quando perdeva."La prossima volta allora, ti spavento io. Poi vediamo se ridi ancora, bambinetta."
Bambinetta... non sapeva nemmeno lui come gli era uscito.
"Tu invece sì che sei un uomo adulto" disse Matilde sventolandogli la mano davanti.
"Ho sempre un anno in più di te." Bruno arricciò le labbra. "Quindi da ora in poi sono io che decido tutto: se giochiamo a nascondino o a correre."
Matilde si fermò a fissarlo e strizzò gli occhi. "No! La casa è mia e decido io. Sennò lo dico allo zio."
"Allora io qui, non ci vengo più."Così non era giusto. Si era fatto portare fin lì, nel bel mezzo del nulla, solo per giocare con lei e questo era il ringraziamento? E poi non aveva paura di suo zio, era solo un pancione barbuto troppo impegnato a guardare le signore che raccoglievano il grano nei campi vicini, piuttosto che considerare Matilde.
"Facciamo una scommessa" disse Mati con le palpebre semi chiuse e la bocca piegata da una parte. Usava spesso quell'espressione, e significava una sola cosa: gli avrebbe proposto una sfida e l'avrebbe fatto cacciare nei guai. Di sicuro.
"Se schiacci le zucche dello zio, ti faccio scegliere tutti i giochi che vuoi."
"Schiacciare le sue zucche? Stai scherzando, vero? Mi ammazzerà" disse Bruno accigliato.Non poteva dire sul serio, erano sacre per suo zio. Se solo si fossero avvicinati all'orto delle zucche, gli avrebbe sparato un colpo di doppietta nelle chiappe. Però, a quell'ora, era di sicuro a spiare le donne sotto le gonnelle, quindi magari...
"Andiamo, da questa parte." Mati lo tirò per un braccio in direzione dell'orto.
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L'orto di zucche.
General Fiction"L'orto di zucche" è vincitrice dell'Universal Contest su Wattpad! Bruno è un vecchio signore che abita in una baita di montagna. Ogni inverno, il piccolo Nicolas, suo nipote, va a trovarlo e Bruno ama raccontargli storie che lo catapultano in un mo...