Capitolo 1 - Sebastian

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Avevamo appena finito di mangiare, e ci siamo spostati dal tavolo al divano. Avevo deciso di continuare la nostra prima serata in quella nuova casa raccontando una storia, di quelle mie. Le raccontavo sempre nella vecchia casa, e adesso che avevamo finito di mangiare mi sembrava opportuno raccontarne una. Tutti erano attenti, ad ascoltare quello che stavo per dire. I bambini, sempre stati così curiosi, si erano seduti in cerchio davanti alla sedia su cui ero seduto ed i loro occhi vivaci mi fissavano. C'erano i miei fratelli Igor, Rosa e Marcus, che ormai sarebbero andati alle elementari, in più la cuginetta Agata, di soli tre anni:
- Non spaventarli troppo, Sebastian! - Si raccomandava mia madre.
- Non temere, questi avventurieri non hanno paura, vero ragazzi? - Loro risposero con un fragoroso verso di pirati. Detto quello, cominciai a raccontare:
- C'era una volta, un bambino di nome Yuki... - I bambini avevano le orecchie drizzate e un sorriso emozionato - ...che viveva a casa Buck, quella davanti alla nostra, anni or sono. A lui piaceva più di qualsiasi cosa al mondo stare a gironzolare per i corridoi di questa enorme casa. I suoi genitori gli raccomandavano  di non addentrarsi nei sotterranei della  casa, perché lì viveva un demone delle tenebre, che si ciba di bambini! Li intrappolava prima, poi li squartava e gli mangiava le interiora e l'anima. -
I miei fratellini tremavano di paura.
- Sebastian! Ti avevo detto di non spaventare i bambini!
- Zia, Seb può continuare?
Tutti giravano la testa verso la piccola cuginetta, che spostava le codine dorate dietro le spalle, e gli occhi verdi brillavano come due smeraldi. I miei fratellini la guardavano stupefatti: - Wow Agata! Sei coraggiosissima! - diceva la mia sorellina Rosa - Voglio essere come te. Continua, Seb! -. Dopodiché anche Igor e Marcus mi cominciavano a pregare di continuare, e mia madre si dovette girare dall'altra parte.
Io continuai: - Yuki non era superstizioso come i suoi genitori, e quindi ha deciso di addentrarsi nei sotterranei bui della casa... Scese quelle piccole scalette che lo separavano dal piano di sopra, aprì la porta e...
- Cosa? - Chiese Igor.
- Lo volete davvero sapere? - I bambini annuivano - Bene... Yuki non tornò mai più dai suoi genitori, perché era stato avvertito, e lui non l'ha ascoltato, ed il demone gli ha divorato le interiora e l'anima. Morale: non andate nel sotterraneo di casa Buck.
- Vuoi dire "ascoltate gli avvertimenti che vi danno i più grandi", no? - ribatté mia madre.
-Certo, mamma... anche.
- Com'era fatto il demone? - chiese Agata.
- Perché lo vuoi sapere? - chiese lo zio, suo padre.
- Volevo solo sapere se era spaventoso o no. I demoni sanno anche ingannare le persone trasformandosi in incubi o voci, come è successo con mamma.
- I DEMONI... non esistono.
- Tu lo sai che esistono.
- Agata, per favore...
- È ora di andare a dormire, eh eh... - feci io, per non iniziare una litigata con lo zio. Agata è sempre stata una bambina affascinata dalle cose sovrannaturali, come era sua madre. Suo padre ovviamente non condivideva l'interesse con la moglie (e di certo non con la figlia). Purtroppo la madre era schizofrenica, e sentiva le voci nella sua testa, credendo che fossero demoni, e ne era talmente tormentata che un giorno si tolse la vita. Il marito ne rimase distrutto, mentre la bambina non fece una piega, perché "sapeva che era il suo destino". I medici hanno detto che era un modo per manifestare il trauma.
Accompagnai i bambini a letto: - Mi raccomando, dormite, che domani si va a scuola! -. Loro annuirono e si rimboccarono le coperte. Spensi la luce e chiusi la porta. Tornando al soggiorno dovetti scendere delle piccole scale a chiocciola, passare per un corridoio dalla tappezzeria a fiori e cerchi e aprire la porta della sala. I miei genitori mi chiesero se avessi messo i ragazzi a letto. Annuii. Lo zio, nel frattempo, si stava scolando una bottiglia di birra. L'ennesima. Mi sedetti sul divano e presi il cellulare per chiamare John, il mio migliore amico. Fin dalle elementari ci eravamo sempre frequentati, e finalmente saremo insieme alle superiori. Purtroppo non rispose. La cosa mi fece male, ma allo stesso tempo mi rasserenai perché pensai: "Tanto ci vedremo domani. Cosa potrà mai andare storto?"

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