Capitolo 4 - Sebastian

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"L'omicidio a casa Buck, in Via Edomen, la via più frequentata della città, ha sconcertato tutti i residenti, che ancora sono sotto shock per l'accaduto, raccontano di aver sentito solamente delle urla, e di avere visto le finestre insanguinate. Uno di loro, Sebastian Gomez, quindicenne, è interrogato dalla polizia locale, perché è rimasto incolume. Questo dice di aver visto una figura nera, che ha divorato voracemente i suoi amici, che stavano tornando da scuola. Le forze dell'ordine stanno facendo il possibile, e vi terremo aggiornati."
L'agente spense la TV:
- Hai sentito, ragazzo? È sul notiziario il casino che hai combinato.
- IO NON HO FATTO PROPRIO NIENTE! È STATO IL DEMONE!
- Ah, davvero?
- Esatto! Era una figura alta e nera, magra, con degli artigli affilati come rasoi. Ha squartato i miei amici! Lei mi deve credere!
- Senti, Sebastian, te lo chiederemo ancora una volta, sei stato tu ad ucciderli?
- NO! NON LO FAREI MAI!
- Sebastian, ti abbiamo trovato con un coltello in mano... senza nemmeno un graffio... Sei realmente sicuro che sia stato un "demone"? - a quella parola, l'agente fece il gesto delle virgolette.
- Sicuro al cento per cento! - dissi deciso.
Lui, a quel punto, lasciò la stanza assieme al suo collega, mentre chiuse la porta dietro di sé. Questa cosa andava avanti da ormai un'ora, e non ne potevo più. Si, era tutto assurdo, ma l'immagine di quello che era accaduto era impressa nella mia testa. Il ricordo era vivido: quel mostro, che urlava come uno scalmanato, che tranciava in un solo movimento i miei amici - Cioè, non tutti erano miei amici, solo John lo era, ma era traumatizzante ugualmente. -, ed il sangue schizza a da tutte le parti. Io ero immobile. Statua. Ad osservare tutto. Non potevo muovere un muscolo. Era...
Un'incubo.

All'improvviso le luci sfarfallano, e in quella confusione una figura si palesa davanti a me. Ha le sembianze di una bambina dai capelli dorati, vestita da marinaretta. Gli occhi suoi sono tutti neri, vuoti, e lacrimando di nero, è come se risucchiano la tua anima. Pure gli abiti sono macchiati della stessa sostanza che le cola dagli occhi, solo in quantità maggiore. Possiede un'ascia, che tiene bella stretta alla piccola mano.
Mi guarda con un sorriso smagliante, bianco come neve appena caduta e inclina leggermente la testa verso destra.
- Ti va di raccontare una storia, Sebastian? Magari su di noi? Si... Una storiq di demoni! - domanda lei, con voce ruvida, che ricorda la carta vetrata. Si avvicina al tavolo, a cui sono ammanettato, e sistema la sua ascia sul tavolo, a fianco a lei, mentre si siede comoda.
- Che diavolo sei tu?
- La mia storia?
- CHI DIAVOLO SEI?
- Io voglio la mia storia.
- Ma perché?
- Racconta. La mia. STORIA! - ruggisce quella. Allora, con le mani legate (letteralmente) comincio a raccontare:
- C'era una volta... Una bambina di nome Arianna... - la creatura poggia il mento sui palmi aperti delle mani, e mi guarda con uno sguardo quasi curioso. -... Che viveva in una nuova casa con i suoi genitori. Lei non era contenta di restare lì, e così tentò di scappare. Ma non sapeva che, nel bosco dove si stava dirigendo, viveva una creatura spaventosa.
- Uuuuuuh! - fa lei - Ma è spaventosa davvero?
- Beh, credo di sì.
- Continua.
- Questa creatura si divertiva a smembrare le persone vive, e nutrirsi del loro cuore.
- Proprio come me! - dice all'improvviso lei. Io deglutisco, ma continuo:
- Arianna si sentiva sicura di sé, e ignara, si addentra sempre di più nella foresta buia, ed incontrò questo mostro.
- E poi?
- Il mostro la mangiò viva.
- Oh. Le fai finire sempre così?
- Beh, si. Mi piacciono i finali tragici...
- Beh, non vedo niente di male. Anche a me piacciono. Ora ti faccio una domanda, però.
Diventa improvvisamente seria.
- Preferisci vivere in questo inferno di vita, oppure morire all'istante? Ricordati questa domanda, perché i demoni la chiedono sempre, prima di nutrirsi. Nel caso agiscano e basta, vuol dire che dentro sono morti di paura. Capisci che è successo, a casa Buck?
- Quindi quel demone non aveva scelta?
- Ce l'aveva. Ha scelto di farsi prendere dal panico e uccidere quei ragazzi, ma ha scelto. Poteva scappare, nascondersi, ma ha scelto. Tu cosa scegli?
- Io...
- Non ti preoccupare se non sai scegliere, sceglierò io per te, nel caso!
- Scelgo l'inferno.
- E sia.

Detto questo, sparì, e per me fu il buio.

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