Spesso sento parlare di queste "capacità" semi inutili ma che si sviluppano quando si è bambini, principalmente dalle persone con genitori severi.
Ad esempio riconoscere i passi della mamma o del papà o ad esempio imparare che camminare con i calzini è meno rumoroso del farlo con le ciabatte.
Io ho sempre vissuto in una casa a due piani, nonostante i vari traslochi. Mi è capitato sia di stare sopra che di stare sotto, e sinceramente non mi piace nessuno dei due.
Quando stai di sotto senti persino quando vanno in bagno i tuoi vicini la notte, riesci a seguire le loro discussioni comodamente sdraiato sul divano del tuo salotto o senti bambini saltare mentre sei in bagno a farti la doccia.
Quando sei di sopra hai la costante ansia di essere un disturbo, i tacchi sono vietati in casa ed è vietato bussare, non si corre, non si salta, si evita di urlare a meno che i vicini non siano fuori casa.
È sempre stato così, fin da quando ero piccola.
C'entrava sempre qualcosa col rumore, quindi col tempo ho imparato a silenziare i miei passi, e anzi ho iniziato ad odiare quei momenti in cui non riesco a camminare in perfetto silenzio.
Quando porti delle scarbe nuove su un pavimento cerato, le suole delle scarpe da ginnastica in palestra o il tonfo dei tacchi sull'asfalto quando devi tenere il passo di una persona veloce.
Odio anche quando lo fanno gli altri, sentire il tuo stridere delle scarpe da ginnastica è divertente quanto un unghia sulla lavagna.
Per cui ecco, la capacità di riconoscere i passi non ce l'ho, perché in casa mia è obbligatorio non fare rumore quando si cammina.
Per cui ho sviluppato un altra capacità, dato che mia mamma è un amante delle piante.
Le piante per crescere hanno bisogno di luce, ma di inverno fa troppo freddo per alcune di loro e quindi mamma le porta in casa, sistemandole in camera mia, la più spaziosa.
Questo comporta delle condizioni. Le tapparelle devono essere alzate dalle 7 di mattina indipendentemente se io sia sveglia oppure no. Le piante devono avere sempre il sole.
La mia stanza è sempre illuminata, e questa luce riflette spesso anche nel corridoio e nelle altre stanze se ho la porta aperta.
Per cui ecco, io riconosco una persona dalla sua ombra.
Papà ha l'ombra più grande, ma anche la più lenta. Quando cammina lascia semi intatto il baricentro, quindi la sua ombra non si muove tanto, si accorcia e basta per la vicinanza.
L'ombra di mamma è buffa, quella che mi piace di più. Mamma ha un po' di kili di troppo, quindi ha preso un modo di camminare un po' strano. Sembra un ochetta quando cammina, ondeggia a destra e a manca ripetitivamente, sembra quasi un segnatempo posto sopra ad un pianoforte.
Quella di mio fratello è strana. Mio fratello non è abituato a camminare silenziosamente, perché per un periodo da piccolo ha vissuto a casa dei miei zii, quindi cammina come se fossimo su un unico piano e che non ci siano persone sotto. È una cosa che mi da fastidio, sentire un ombra accompagnata da un suono. Lui striscia le scarpe, sembra lo faccia apposta quando viene verso camera mia, e la sua ombra quando lo fa sembra balli il valzer, va su e giù a ritmi regolari (quando striscia) e oscilla a destra e sinistra per il cambio di gamba.
Io amo e odio l'inverno. Amo il freddo, le coperte, le felpe e la cioccolata calda, ma odio il fatto di dover avere sempre la stanza luminosa. E questo è probabilmente l'unico motivo per cui ancora non odio l'estate, in quei giorni posso tenere le persiane abbassate perché le piante sono fuori e e il sole entrando farebbe solo caldo.
Io sto bene al buio, e sto bene da sola. Odio camera mia, perché è troppo grande. Ho troppo spazio in cui non metto nulla e che potrei decisamente risparmiare.
La mia camera ideale sarebbe piccola e al buio con un letto singolo, perché dormire con un altra persona mi mette ansia.
Quando sto al sole mi sento come esposta, la luce mette in evidenza tutti i difetti e tutte le cose che non ho fatto, mi mette in imbarazzo.
Al buio non mi vede nessuno, nessuno sa che sono qui e nessuno ha intenzione di disturbarmi. Al buio non devo spiegare niente a nessuno, posso essere me stessa senza preoccuparmi del pensiero altrui.
A volte mi piace chiamarlo "le ali del diavolo"
Perché boh, ho sempre immaginato il diavolo come un omino piccolo, brutto, rosso e con le corna, mentre un angioletto sarebbe una bambina con le ali bianche piumate.
Mi piace pensare che alla fine uno dei diavoli sia nato con le ali per permettere agli altri di nascondersi fra le sue piume, e che queste siano fatte di grandi penne nere, non morbide, quasi dure come intrecciate di fili di ferro, ma calde come se si fossero presi la briga di rendere accogliente quel poco che c'è.
Non mi interessano le ali degli angeli, sono fragili e sono troppo appariscenti, sinceramente preferisco starmene nascosta tra queste piume nere.
