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Era quasi un mese che nella vita di Greta filava tutto noiosamente. Niente
Mattia, niente ragazzi troppo adulti, niente brutti voti, niente "inciuci": niente di niente, solo cominciava a fare freddo e non si potevano più portare le maniche corte senza felpa.

Era quasi un mese che non vedeva Marco o che non ne sentiva parlare: come previsto, era uscito dalla sua vita tanto velocemente quanto vi era entrato.

Si era però avvicinato il compleanno di suo padre, lo scorpione meno scorpione che conoscesse, e le era toccato cercare un regalo in lungo e in largo. Uno dei dubbi esistenziali di ogni figlia è sempre: cosa regalare ad un padre che ha tutto e che con i tuoi regali di venti euro non se ne fa nulla?

Aveva già regalato tutto il regalabile affettuoso che esisteva: il trofeo con scritto miglior papà del mondo, la tazza con il cuore, una cravatta, una camicia, una maglietta intonata alla sua che il padre metteva per andare a correre, un portachiavi, un portafoglio, una loro foto incorniciata... Tutto!

Aveva infine optato per un set da barba antico che le era costato una fortuna e sperava che lo apprezzasse, nonostante ignorasse del tutto la funzione della metà degli aggeggi nella scatola.

I progetti per quel giorno di novembre erano semplici: una festa a sorpresa organizzata da Paola con una quantità di avvocati, notai e giudici da far invidia ad un convegno di ex laureandi di giurisprudenza.

Lei aveva un compito cruciale che quasi le faceva temere di sbagliare: lo doveva portare in casa sua senza che Giovanni sospettasse nulla. La scusa era che Greta doveva riprendere assolutamente un libro di scuola dell'anno precedente che aveva lasciato lì molto tempo prima.

Per l'occasione però aveva fatto lo sforzo di vestirsi carina ed elegante, degna di una modella di zara, si era nascosta il piercing e si era piastrata i capelli, in modo da non sembrare troppo strana agli occhi degli illustri amici di famiglia.

Una volta che il padre parcheggiò nel posto riservato a lui nel parco privato, Greta si diresse nervosa al suo fianco verso la porta di ingresso. Appena aperta la porta non successe nulla, perché dovevano prima salire le scale per arrivare al soggiorno. Una volta lì Giovanni fece scattare l'interruttore  della luca e comparvero magicamente fiordi di gentiluomini e gentildonne, dei palloncini enormi ad elio con il numero cinquanta, due tavole imbandite di cibo ed una serie di festoni multicolor.

Greta non seppe decidere se il padre se lo aspettasse oppure no, ma era sicura al centro per cento che aveva apprezzato tutto. Baciò dolcemente la sua dama e salutò i suoi amici di una vita mentre la ragazza a disagio si guardava intorno spaesata, come se fosse in un posto sconosciuto e non nella sua seconda casa.

"Buh" Alle sue spalle una voce la fece sussultare, ma non ebbe bisogno di voltarsi per capire che c'era Marco. Un po' se l'aspettava la sua presenza lì, anzi, era quasi inevitabile, ma comunque un po' era colpita perché quel ragazzo stava rinunciando ad un serata a farsi gli affari solo per convegno di cinquantenni.

"Ciao" Lo salutò semplicemente girandosi verso di lui, trovandolo più vicino di quanto avesse immaginato "Come va?" Chiese la ragazza per pura cortesia e con disinteresse per la risposta.

"Di merda, grazie per averlo chiesto. A te?" Rispose Marco sorridente, testando di proposito l'attenzione che gli era stata rivolta.

"Bene si" Rispose infatti Greta senza curarsi di chiedere di più sulla situazione "di merda" che il ragazzo aveva detto di star vivendo.

"Vino?" Domandò Marco consapevole di non avere altro da fare se non passare il tempo con la signorina dai capelli corti. Infatti della loro età, o circa, vi erano solo alcuni internati neolaureati dello studio legale di Giovanni, ma a lui la giurisprudenza annoiava quasi quanto la chimica e non aveva intenzione di sproloquiare sulla morale, le leggi e la giustizia.

Greta non innamorarti maiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora