3 anni dopo...
Era pieno pomeriggio, ma già i servitori erano all'opera per accendere il fuoco in tutte le torce presenti nei lunghi corridoi del palazzo, in modo da poter illuminare il posto e contrastare la mancanza di luce naturale causata dal cielo grigio e uggioso. Isabella, si era ormai abituata a quel clima, anche se spesso sentiva la mancanza della sua famiglia, con cui si era scambiata numerose lettere in quegli anni trascorsi in Polonia.
Anche quel pomeriggio, lo occupava con una lunga passeggiata nel castello, insieme a Sara e Linda, seguendo le istruzioni del dottore di corte che le aveva consigliato, per l'ultimo mese della gravidanza, di muoversi quanto più possibile e così anticipare il momento del parto. Infatti, era giunto il nono mese della sua terza gravidanza, e dalla settimana successiva sarebbe entrata in isolamento in attesa di dare alla luce il bambino. Mentre conversava, insieme alle ragazze, svoltò l'angolo e vide le sue figlie correrle incontro, nonostante la pancia, riuscì lo stesso ad abbassarsi alla loro altezza per poterle stringere forte a sè:
"Madre, Elisabetta dice che non vi vedremo più per settimane" si lamentò la sua figlia maggiore Sofia, con gli occhi azzurri pieni di tristezza.
Isabella, che ovviamente non poteva spiegare il parto ad una bambina di tre anni, cercò di essere lo stesso il più rassicurante possibile:"Tesoro, si ha ragione, ma sarà solo per qualche giorno, sarò in una stanza e voi potrete venire a trovarmi quando vorrete", quelle parole sembrarono tranquillizare un po' la bambina che, subito sorrise soddisfatta e dichiarò di voler tornare a giocare con le sorelle.
"Io gliel'avevo detto che potevamo stare lo stesso con voi, madre, ma non mi ha ascoltata" disse Elisabetta, la più grande delle bambine, mentre guardava Sofia allontanarsi con Anna e Caterina, le due gemelle di appena due anni.
"Non fa niente, però lo sai che mi fido di te, prenditi cura delle tue sorelle qualsiasi cosa accada" , stavolta Isabella si fece più seria, esprimendo ad Elisabetta il suo timore, ormai lei stava per compiere i dieci anni e conosceva quel rituale che si erano scambiate, già durante le altre precedenti gravidanze. Entrambe sapevano, i numerosi pericoli, che ogni donna correva nel dare alla luce un bambino.
"Certo non vi deluderò" rispose Elisabetta, fiera di avere di nuovo il ruolo di proteggere le sue sorelle, ma al tempo stesso timorosa di perdere la persona che considerava, ormai, la sua mamma a tutti gli effetti.
Nel frattempo, il re era seduto al suo scrittoio, mentre sfogliava tra la corrispondenza e rispondeva alle numerose lettere. La lettura, avveniva molto passivamente, ciò che occupava i suoi pensieri da ormai nove mesi, era la speranza che quella fosse la volta buona e che, finalmente, la regina avrebbe generato l'erede al trono atteso da tutti, ma se ciò non fosse avvenuto avrebbe riprovato anche altre mille volte, e dato che sua moglie aveva solo vent'anni ciò gli faceva credere di avere ancora tempo a sufficienza. Anche se, ormai, Isabella era divenuta una figura indispensabile, sia per lui che per tutta la corte e ricopriva egregiamente il suo ruolo; non poteva permettersi di perdere altri anni e lasciare la sua posizione scoperta. Sicuramente il re William godeva ancora di ottima salute, ma il timore delle numerose guerre intestine, che avrebbero dilaniato la nazione se lui fosse morto senza un erede, assillava da anni la sua mente."Questa è la tua residenza? " Juan si soffermò a guardarsi intorno, nell'ampio ingresso illuminato "Ne hai fatti di passi avanti "
Gabriel annuì e condusse l'amico all'interno della sala principale della tenuta, la stanza era molto ampia ed era stata adibita per ospitare i ricevimenti, un lungo tavolo in legno dominava al centro con le pareti e il soffitto decorati da numerosi affreschi; non mancavano ovviamente diverse finestre per lasciare entrare la luce del giorno e un camino per riscaldare l'ambiente, nelle giornate più fredde.
I due presero posto al tavolo e Juan insistette affinchè Gabriel gli raccontasse, esattamente, a cosa era dovuta quella improvvisa fortuna.
"Ho semplicemente salvato il principe in guerra, c'eri anche tu "
"Certo, ma tra il salvare una vita ed essere creato conte di Leiria, converrai anche tu con me che c'è un'abisso"
Gabriel annuì, effettivamente non sapeva spiegarsi neanche lui il perchè, alla fine, avesse accettato la proposta del principe Christopher. Dopo il suo primo rifiuto l'insistenza di quest'ultimo si era affievolita, riaccendendosi di nuovo quando Gabriel aveva tentato di aiutarlo a risolvere un problema apparentemente senza speranze.
"Dovresti anche considerare il fatto che ho cercato di aiutarlo con degli incubi, sai quelli che di solito, fanno un po' tutti i coloro che sono stati in guerra una volta rientrati a casa"
Juan, pendeva dalle labbra dell'amico, poichè anche lui aveva sperimentato un'esperienza del genere, ma era riuscito ad uscirne in breve tempo:"Ho sentito il marchese di Fontes dire che, ormai, il principe sembra completamente fuori di senno"
"Infatti il mio intervento non è servito a molto, continua a vedere ombre ovunque e ad arrabbiarsi con qualsiasi persona gli capiti davanti" rispose Gabriel, con un distacco che, Juan ormai si era abituato a vedere in lui, soprattutto da quando Isabella aveva lasciato la nazione; ma chiunque non volesse scatenare una reazione ancora più glaciale evitava di nominarla in sua presenza.
"Comunque, me lo stavo chiedendo da un po', come mai mi hai mandato a chiamare?"
Gabriel sospirò e fissò, per alcuni minuti, un punto imprecisato davanti a sè per poi rispondere:"Tra due settimane mi sposerò, ovviamente volevo invitare te e la tua famiglia, e chiederti se ti andava di farmi da testimone"
Juan, spalancò gli occhi, non poteva credere a ciò che aveva appena sentito e non riuscì a trattenersi dal chiedere:"E Isabella? "
L'amico, scattò in piedi, gli occhi pieni di rabbia all'ascoltare il nome della donna che, preferiva ritenere morta piuttosto che lontana e sposata ad un'altro:"Ti prego non nominarla più, Giovanna è un'ottima ragazza e sarà mia moglie tra pochi giorni, devo pensare solo a questo ora e ad amministrare la contea nel modo miglore" la sua espressione contrita si rilassò , così come il suo tono e tornò a sedersi. Juan sospirò pensando a quanti pesi smetterebbero di portare tutti, se riuscissero ad ammettere e non vergognarsi delle proprie debolezze, infine si limitò ad annuire semplicemente:"Se lo dici tu" .Beatrice non riusciva a smettere di pensare, a quando anche lei sarebbe diventata mamma finalmente, e avrebbe tenuto tra le braccia il futuro imperatore del Sacro Romano Impero.
Mancavano pochi giorni al suo sedicesimo compleanno e solo pochi istanti la separavano dalla sua partenza per l'Austria.
Mentre, giocava con i suoi nipoti nella nursery del castello, tutto gli sembrava ora più vicino che mai; la sua nuova nazione distava pochissimo dalla Polonia e così, non solo poteva andare spesso a fare visita alla sorella, ma l'avrebbe accompagnata lì anche suo marito.
"Manuel, piccolo vieni dai" tendeva le mani verso il nipote che, stava imparando a muovere i primi passi, anche la cognata Grace era lì per non perdersi quel momento importante di suo figlio.
Il bambino, si muoveva barcollando e ridendo, per raggiungere le braccia della zia, osservato dallo sguardo vigile della mamma che giocava con la sua figlia maggiore Elisabetta, e i tre figli di Christopher e Catalina: Anna, Maria e Filippo.
"Sei arrivato" disse Beatrice, sorridendo al piccolo Manuel, mentre lo teneva in braccio.
"Impara molto in fretta" esordì Grace, sorridendo, mentre si alzava e prendeva il bambino che, continuava a ripetere "mamma" senza intenzione di smettere.
Non appena la richiesta di Manuel venne soddisfatta, Beatrice prese posto accanto alla nipote Anna , osservando come tutti i bambini erano concentrati nell'ultimare i propri disegni.
Grace, tornò a sedersi al suo posto, stavolta con il figlio in grembo:"Sarai emozionata Bea, Luis mi ha detto che tra qualche giorno verrà a farci visita, a corte, il principe Massimiliano "
Beatrice sgranò gli occhi per la sorpresa inattesa:"Sul serio?" riuscì soltanto a chidere alla cognata, avvertendo il battito del suo cuore, di colpo, più veloce
"Oh si, non lo sapevi? Credevo fossi stata la prima ad esserne stata informata"
"No non lo sapevo, e si sono emozionata e molto agitata" deglutì a fatica e proseguì:"Credi che gli farò una buona impressione?"
"Sono sicura di sì"Grace sorrise cercando di rassicurare la cognata:"Ti adorerà, come facciamo tutti noi"
Beatrice sospirò, imponendosi di calmare il suo cuore e di smettere di nutrire così tante aspettative su quel famoso principe. Non era per niente parte del suo carattere , nonostante tutti gli consigliassero di non costruirsi castelli perchè ciò la rendeva più vulnerabile, lei continuava a non capire cosa ci fosse di male nel sognare ad occhi aperti un lieto fine.Innanzitutto, grazie mille a tutte le persone che stanno votando e apprezzando la storia. Vi prometto che, d'ora in poi, non mi sentirete più; state solo in guardia perchè da adesso diventerà tutto una tragedia che Amleto spostati proprio.
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La principessa del Portogallo
Historical Fiction𝐃𝐈𝐒𝐂𝐋𝐀𝐈𝐌𝐄𝐑: 𝐀𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐧𝐨𝐧 𝐞' 𝐛𝐚𝐬𝐚𝐭𝐚 𝐬𝐮 𝐟𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐜𝐢 𝐫𝐞𝐚𝐥𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐚𝐜𝐜𝐚𝐝𝐮𝐭𝐢, 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐢 𝐯𝐚𝐫𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐢𝐧𝐯𝐞𝐧𝐭𝐚𝐭𝐢. 𝐁𝐮...