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Il giorno seguente, era però riuscito a strappare ad Isabella tutto il malumore della serata precedente. Fin dal primo mattino, appena uscita dalla sua camera e camminando per il castello, aveva ricevuto da tutte le persone che incrociava, gli auguri di compleanno.
Durante la colazione nella stessa sala dove la sera prima era stata malinconica per la maggior parte del tempo, ricevette un brindisi dal re e dalla regina per i suoi sedici anni e numerosi regali non solo dai suoi genitori, ma anche dai fratelli e dalle rispettive mogli.
Quella per lei, era la sua giornata speciale, fin da quando era piccola, tant'è che la trascorreva nella solita maniera da diversi anni, ma era ciò che le piaceva fare di più e anche quelle attività apparentemente insignificanti, acquisivano grande importanza.
Dopo aver trascorso del tempo con i suoi familiari, passava sempre il resto della mattinata con la sorella Beatrice, Rosa e Clara, due tra le sue dame di compagnia che erano anche le sue più care amiche, erano entrambe figlie di duchi ed erano state affidate alla regina, che le aveva poi scelte per costituire il seguito delle figlie, dunque avevano trascorso tutta l'infanzia e parte della loro adolescenza insieme.
Quando poi si avvicinava l'ora del tramonto e già si cominciavano ad accendere le prime fiaccole, lei era nelle stalle mentre veniva aiutata da uno dei nimerosi stallieri a montare sul suo cavallo dal manto nero. In seguito, sfrecciava verso l'enorme bosco che circondava i giardini del castello e che segnava il confine dove terminava il palazzo reale e si finiva nel nulla, solo nella natura libera.

"È necessario che muoviamo guerra alla Francia al più presto" tuonò a voce alta il duca di Aveiro
"Se andiamo a sostenere ora una guerra, c'è un forte rischio di sconfitta i nostri soldati non sono ben preparati e per quando arriveremo nel Nuovo Mondo sarà già alle porte l'inverno" replicò il marchese di Fontes uno dei generali dell'esercito reale, l'unico dei tre a possedere un titolo nobiliare, che gli dava diritto di sedere nel consiglio delle corona.
"Il Portogallo non può tirarsi indietro di fronte a questo affronto della Francia, è una questione d'onore" ribbattè dal fondo del tavolo il duca di Viseu, il padre di Rosa.
Il re Christopher, seduto al centro del lungo tavolo in legno scuro, guardava tutti i nobili e ascoltava pazientemente le loro opinioni sul da farsi. Aveva faticato, agli inizi, a farsi accettare da tutti loro e farsi seguire in qualità di nuovo sovrano. Dopo la sua incoronazione, accanto alla moglie Beatrice, figlia maggiore del precedente re Manuel, aveva capito che essere stato designato dal suocero come erede ed avere una corona sulla testa non lo rendeva, automaticamente, re. Il rispetto di tutte le persone sedute a quel tavolo, aveva dovuto guadagnarselo con il tempo. Ad oggi, all'età di quasi cinquant'anni, poteva dire di aver giocato bene le sue carte e di aver ottenuto ottimi risultati in quel consiglio regio.
Ascoltati tutti i punti di vista, prese la parola, in merito alla delicata questione: "Signori, le vostre opinioni sono tutte da tenere in considerazione, la Francia sta avanzando nel Nuovo Mondo, anche troppo direi" fece una pausa per riprendere fiato sentendo diversi cenni di assenso alle sue parole "Ci ha strappato ad oggi due delle nostre colonie e la nostra gente che coltivava quelle terre in nome della corona, necessita il nostro aiuto. Quindi sì muoveremo guerra entro due mesi, dovrebbe essere sufficiente all'esercito per attrezzarsi, vero generale? " chiese il re rivolgendosi al marchese di Fontes.
Lui, di fronte alla decisione del re e all'opinione favorevole, non potè fare altro se non acconsentire.
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"Ci hai messo tanto ad arrivare" disse Gabriel mentre andava incontro all'amica e la aiutava a smontare da cavallo.
"Ero con Bea e le ragazze, poi ho fatto più in fretta possibile" rispose lei abbracciandolo, mentre lui le augurava buon compleanno.
Si sedettero sotto la chioma di uno dei tanti alberi lì intorno, mentre tenevano d'occhio i cavalli poco lontano da loro.
Isabella raccontò all'amico di alcuni  regali che aveva ricevuto, principalmente gioielli, e come aveva trascorso la giornata; l'amico la ascoltava e con la sua solita ironia commentava ogni singolo passaggio, lei sapeva che a Gabriel non importava nulla del colore di un'anello o del tessuto di un vestito, ma si mostrava lo stesso interessato e la seguiva con attenzione.
"Ora però è arrivato il momento del mio regalo" esordì lui d'un tratto, alzandosi e dirigendosi verso il suo cavallo a passo svelto.
Isabella lo notò trafficare dentro una sorta di borsa in corda, attaccata alla sella, per poi tornare verso di lei con un pacchetto tra le mani.
"Non dovevi farmi nessun regalo, lo sai" disse Isabella seria, guardandolo mentre lui tornava a sedersi.
"Invece si che dovevo, poi questi mi avevi detto tempo fa di volerli" , incuriosita da quell'affermazione, Isabella ruppe velocemente la carta per poi trovare tre libri rilegati e impilati l'uno sull'altro.
La copertina era nera e dovette aprirli per leggerne il titolo, da ciò capì che si trattava dei libri schedati come "proibiti". Volumi che raccoglievano, in sintesi, le nuove tesi del protestantesimo, sostenute da Martin Lutero e dai suoi seguaci, parole che in un paese cattolico come il Portogallo non potevano trovare voce se non di nascosto.
Gabriel, era l'unico che conosceva la volontà di Isabella, figlia di sovrani ferventi cattolici, di voler conoscere anche delle opinioni diverse da quelle che le erano state sempre insegnate. Anche questo le era vietato, ma non era mai riuscita a tenere a freno la sua voglia di conoscenza, che l'amico aveva in quel caso sostenuto.

Nel frattempo, all'interno delle mura del castello e con le porte chiuse, proseguiva la riunione del consiglio reale.
Dopo il suo breve cenno di consenso al re, il marchese, aveva proseguito però sempre mantenendo la sua linea di pensiero: "Perdonatemi vostra maestà, la guerra è necessaria certo, ma è anche vero che il nostro esecito da solo non potrà farcela"
"State forse mettendo in dubbio le capacità del Portogallo e dei vostri soldati?" iniziò il duca di Aveiro, mentre tutti i presenti gli fecero eco.
Il re, si alzò in piedi, stoppando tutto il fermento che scuoteva i consiglieri, sia a lui che alla regina balenava, già da un po' di tempo, un'idea nella mente ed era arrivato il momento giusto per metterla in atto.
"Fermi tutti, signori, non è il caso di agitarsi in questo modo" disse tranquillamente "Poichè l'esercito portoghese non sarà solo nell' affrontare quest'impresa".

La principessa del PortogalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora