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Ad ogni sua parola, Gabriel aveva spalancato gli occhi sorpreso, possibile che Isabella lo ricambiava? Che gli stava confessando ciò che le avrebbe voluto dire anche lui?
"Lo sai ti facevo un po' più intuitivo" la sua voce, interruppe improvvisamente la sua serie di domande, Isabella lo guardava leggermente imbarazzata e stringeva forte, con una mano, un lembo del mantello, probabilmente non se ne era neanche accorta di farlo.
Gabriel prese un respiro profondo e, le si avvicinò velocemente, fino a rendere nulle le distanze tra loro e a baciarla.
Aveva sempre pensato che, mantenere il loro legame per tutti quegli anni, fosse un rischio troppo grande soprattutto per Isabella, ma in quel momento la sua partenza per una guerra, la posizione di lei e il fatto che si sarebbe sposata di lì a poco, sembrava tutto passato in secondo piano. Non poteva andarsene, senza prima averle detto la verità, ciò che aveva imparato in quegli anni, ovvero che la guerra era sempre una grande incognita, e se stava andando incontro alla sua fine non voleva portarsi dentro un rimpianto tanto grande come quello.

Quando ritornò a palazzo, i cortigiani si stavano già ritirando nelle rispettive camere e, Isabella sgattaiolò veloce nella sua, sospirando di sollievo una volta che si fosse richiusa la porta dietro di sè. Non poteva credere a ciò che aveva fatto, aveva baciato il suo migliore amico e proprio mentre era promessa ad un'altra persona. Non rientrava di certo tra i comportamenti adeguati che le erano stati insegnati, durante tutta la vita, ma non poteva fare a meno di esserne felice ugualmente.

10 mesi dopo...
"Catalina spingete ancora, la levatrice sta dicendo che avete quasi finito" disse quasi in un sussurro , mentre teneva la mano della principessa spagnola, la quale teneva stretta quella della cognata in una morsa.
La regina aveva insistito, affinchè fosse Isabella ad assistere al travaglio e poi, al successivo, parto poichè con l'assenza del re e del primogenito, partiti entrambi verso la Francia per la guerra; lei era impegnata con la reggenza e con tutti quelli che erano i compiti del governo.
Catalina tirò un'urlo di dolore che, la fece sobbalzare, ma le levatrici che affollavano la stanza sembravano essere rimaste totalmente impassibili.
Dall'altro lato del letto, la cognata Grace teneva l'altra mano di Catalina, anche lei sembrava non essere per niente turbata. La moglie di suo fratello Luis, aveva già partorito una bambina, con un mese di anticipo rispetto al termine, la neonata era stata battezzata con il nome della nonna materna: Elisabetta.
"Ci siamo quasi vostra altezza, sta per uscire la testa" disse la levatrice.
Isabella, alzò lo sguardo per guardare Catalina, con i capelli incollati alla fronte per il sudore e il viso contratto dal dolore, se lei stessa voleva che finisse tutto subito poteva immaginare quanto fosse sfinita la cognata.
Improvvisamente, dopo un'ulteriore urlo, altre due levatrici si affrettarono ad avvolgere in delle coperte un piccolo corpicino sporco di sangue che, la terza levatrice responsabile del parto, teneva in braccio.
La stanza venne invasa dal respiro affannato di Catalina e dal pianto di un neonato, o meglio di una neonata.
Sia Isabella che Grace, si allontanarono dalla principessa spagnola per lasciarle tenere in braccio la figlia appena nata. Lei si sentiva come, se avesse corso per miglia senza una pausa e, non aveva idea se fosse possibile o meno, ma sembrava proprio che attraverso il contatto, Catalina le avesse trasmesso tutto il suo dolore.
La bambina, venne chiamata Anna, poichè era venuta al mondo durante il giorno di Sant'Anna. Neanche per quella nascita vennero suonate le campane, e la sera tutta la corte si riunì nella cappella del palazzo a pregare per l'esercito in guerra, come ormai era consuetudine fare da circa dieci mesi.
Isabella ripeteva quel mantra ancora una volta, nel suo letto, prima di addormentarsi. Pronunciava il nome di suo padre, di suo fratello e... Di Gabriel.
Ogni notte chiudeva gli occhi e sperava con tutta se stessa che, ritornasse sano e salvo prima che lei fosse partita per la Polonia.
E al pensiero di doverlo fare e che non vi si poteva sottrarre, spesso le scivolava qualche lacrima nel sonno e si svegliava ritrovando il cuscino bagnato.

Dalle prime luci dell'alba, l'esercito portoghese e quello polacco marciavano verso la città di Tolosa. Alcuni soldati procedevano a piedi, altri a cavallo e solo ai generali e a pochi uomini più importanti era concesso di cavalcare al fianco dei re di entrambe le nazioni. Infatti, sia il re portoghese Christopher che il sovrano polacco William erano scesi con le loro truppe sul campo di battaglia. Il secondo era stato molto riluttante a farlo, poichè in un modo o nell'altro stava comunque rischiando la vita e ancora non c'era qualcuno pronto a prendere il suo posto sul trono, ma non poteva permettere, per l'onore, di lasciare che venisse considerato codardo dalle sue truppe mentre invece l'altro re era lì a combattere.
La calma e la tensione, che precedevano un'imminente scontro, si leggevano negli occhi di tutti gli uomini che avanzavano sul terreno fangoso.
Ogni passo li portava sempre più vicini all'accampamento avversario e muovendosi con il giusto tempismo, sarebbero stati in grado di coglierli di sorpresa e impreparati.
Gabriel, avanzava cavalcando accanto al principe portoghese Christopher, essendo stato assegnato a guidare quell'ala dell'esercito, ma doveva prendere comunque ordini dal ragazzo accanto a lui. Ciò lo irritava e, anche molto, il primo figlio del re era totalmente inesperto e, nei suoi occhi si leggevano solo agitazione e paura.
Si stavano avvicinando sempre di più, se guardava bene riusciva a scorgere le tende dell'accampamento nemico in lontananza ,ed anche le loro sentinelle...Che li avevano visti arrivare.
Subito si affrettarono a dare un segnale ed, il suono del corno rieccheggiò nell'aria.
I soldati francesi stavano cominciando ad uscire allo scoperto.
"Rompete le righe e avanzate, soldati" ordinò a gran voce il re.
Non serviva, però, che lui segnalasse a tutti loro che la battaglia era cominciata, i soldati ormai l'avevano ben capito e si erano mossi in fretta verso la loro posizione di combattimento,  con gli scudi e le spade alte, gli arcieri in prima linea, avevano cominciato a scagliare una pioggia di frecce sul nemico e altri soldati erano ai cannoni o alle armi da fuoco.
Gabriel si mosse velocemente, tirando le redini del suo cavallo e tirando fuori la sua spada, mentre con lo scudo bloccava le frecce dei nemici che cadevano su di loro. Invece, il principe Christopher sembrava non dare segni di vita, era totalmente paralizzato, con gli occhi colmi di terrore ed il suo viso era diventato improvvisamente pallido, quando uno dei soldati, vicini a loro,era stato ferito alla gamba, da un dardo che gli si era conficcato all'interno.
Mentre lui guardava la scena inerte, le righe si erano ormai rotte del tutto, i soldati francesi non si distinguevano più da quelli portoghesi o polacchi. Tutto era un grande caos e un'insieme di grida, spari, spade che si scontravano, scocchi di frecce. Rumori che, a Gabriel, erano ben noti.
Lui era sceso dal suo cavallo e si era gettato nella battaglia, colpendo, trafiggendo, affondando la lama in tutte le armature che gli si paravano davanti. L'unica regola era diventata, come sempre, quella di uccidere il più possibile per sopravvivere, e quella volta aveva un motivo in più per dover tornare in Portogallo, sano e salvo, e quella ragione era proprio la sorella del principe spaventato. Davvero, non aveva mai visto qualcuno così terririzzato, certo anche lui lo era stato come anche molti altri soldati, ma di fronte allo scontro la paura si trasformava spesso in grinta e voglia di vincere per la propria nazione, o anche soltanto per onore e orgoglio personale.
Lui non conosceva Christopher, ma sembrava non desiderare nessuna delle due cose.
Aveva trafitto l'ennesimo soldato dopo un lungo scontro corpo a corpo, ansimante recuperò la sua spada e cercò di togliere qualche traccia di sangue del soldato caduto dalla lama, ma mentre si godeva quei, pochi secondi di pausa, vide proprio il principe in lontananza. Lui si muoveva, impacciato e guardava da una parte e dell'altra, ma senza voltarsi indietro, in tempo,per notare un soldato francese che avanzava proprio alle sue spalle.
Doveva muoversi, in fretta, pensò Gabriel e assolutamente raggiungerlo prima che lo facesse l'altro soldato, poichè la vita di Christopher aveva i secondi contati.

La principessa del PortogalloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora