Il perfetto hacker - Part 4

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Scoprii che il portiere del mio condominio scrutava all'interno della corrispondenza in arrivo prelevando quando poteva qualche assegno, vaglia o banconota. Trovai la causa delle mie bollette della luce salatissime nel mio vicino di casa Giovanni Direggio il quale riusciva a collegare i suoi cavi elettrici al mio contatore in maniera sapiente facendo lievitare i miei costi. Scoprii anche che il gommista dietro l'angolo, la notte, di tanto in tanto, si dilettava a scoppiare i pneumatici delle auto posteggiate sotto casa mia. La mia attività si faceva ogni giorno più interessante fino a quando capii che qualcuno incominciava a sospettare che "il giustiziere solitario" risiedeva in quel condominio, nell'appartamento con la vetrata a specchio.

Decisi che non dovevo più occuparmi di questioni condominiali, né di quartiere. Dovevo estendere il campo d'attività. L'occasione me la diede Adriana.

Adriana era la mia migliore amica. Siamo stati compagni di classe a scuola e poi all'università. Abbiamo condiviso le stesse passioni musicali e, per un periodo, siamo stati anche fidanzati. Bella non era ma era tanto buona, dolce e sensibile. Ecco, la sua migliore qualità era la dolcezza. Non ci si riusciva ad arrabbiare con lei perché smontava qualsiasi pulsione di rabbia con la sua dolcezza, con il suo disarmante sorriso. Era da un po' che non ci vedevamo. Lei si era sposata due anni prima con Roberto Caldei, un bel ragazzo, agente di commercio, di tre anni più piccolo di lei. Lei si era innamorata. Lui, secondo me, si era procurato una buona madre per i suoi futuri figli. In realtà non stava mai a casa. Il suo lavoro lo costringeva a stare spesso lontano da casa e Adriana, con il figlio di appena nove mesi, mi chiamava anche di notte, per parlare, sfogarsi dei problemi economici, delle difficoltà di ogni giorno, dei nostri vecchi tempi spensierati e dei nostri interessi. Io li ammiravo comunque: erano una famiglia. Adriana era riuscita in quello che io non riuscivo ad ottenere. Adriana e Roberto si amavano ed avevano un bel figlioletto, Davide. Cosa si poteva pretendere di più dalla vita? Io invece mi ero chiuso sempre di più, alienandomi dalle mie vecchie amicizie e dalla vita.

Rimasi sorpreso quando Adriana mi chiamò alle due di notte per comunicarmi una notizia clamorosa. Mi colpì non tanto l'orario, ma il tono di Adriana, tra l'allegro ed il concitato. Non mi sentivo con Adriana da mesi. Fui un po' brusco nel chiederle il motivo della telefonata. "Ho appena scoperto di essere nuovamente incinta!". Fui contentissimo e glielo feci capire, come le dissi che speravo fosse femmina, per completare il quadretto familiare perfetto. Le chiesi di suo marito Roberto e cambiò subito il tono della voce. Era da almeno tre ore che stava provando a chiamarlo al cellulare che risultava spento. Lei sapeva che quella notte, trovandosi a 500 chilometri di distanza, non sarebbe tornato a casa, ma sperava di potergli parlare e comunicargli la lieta novella. Invece rispondeva sempre la segreteria telefonica e lei non potendo più trattenere la sua notizia mi chiamò per condividere quel suo momento di gioia. Le consigliai di mandargli una e-mail, probabilmente aveva ancora il computer portatile acceso. Purtroppo il computer di casa di Adriana era guasto e non poteva inviarla.

Ero dispiaciuto, ad una così bella notizia non doveva essere impedito di raggiungere il destinatario, così misi a disposizione il mio computer e le chiesi di darmi l'indirizzo e-mail del marito. Avrei inviato una e-mail chiedendo a Roberto di mettersi in contatto al più presto con la moglie per conoscere una notizia favolosa. "caldei.roberto@hotmail.com", mi comunicò Adriana ringraziandomi per la disponibilità. Non vedeva l'ora di comunicare la notizia al marito. Feci come promesso ed il marito mi ringraziò per il disturbo.

Da quel momento, non so bene il motivo, incominciai a pensare al mondo della posta elettronica, anch'esso un mondo nascosto, intimo, privato. Incominciai a pensare al mondo di Roberto Caldei e fantasticavo sulla sua attività di "Agente di Commercio". Decisi di entrare nel suo mondo usando il suo indirizzo di posta elettronica che, essendo su un server in Internet come "Hotmail", era aperto a tutti coloro i quali conoscessero il suo codice utente e la sua password. Era pane per i miei denti.

Da quel giorno lavorai alla creazione di un programma per il computer che mi generasse in continuazione codici utenti e password per entrare nella posta elettronica della gente. Il mio obiettivo iniziale fu proprio Roberto Caldei. Nella sua posta elettronica non erano permessi più di tre errori consecutivi nella digitazione di codice utente e password, quindi avevo due possibilità al giorno per provare un codice che il mio programma aveva generato.

Vuoi sapere come venivano generati i codici? E' più semplice di come possa sembrare. La maggior parte delle persone utilizzano come codice utente e/o password il proprio nome o quello della moglie, del marito, del figlio o del proprio animale domestico; seguono i vari nomignoli e vezzeggiativi.

Statisticamente si sceglie spesso di inserire anche la propria data di nascita o quello di una persona cara, o una data particolarmente importante o il nome di un personaggio famoso decisamente caro a quella persona; chi vuole fare il difficile inserisce il proprio codice fiscale o partita iva pensando che possano essere codici senza nessun nesso logico, poi ci sono casi particolari che non elencherò, ma non superano il centinaio. Basta conoscere alcuni dati personali del soggetto che si vuole esaminare per scardinare qualsiasi password e basta avere un computer che velocemente effettui le varie combinazioni e faccia due tentativi al giorno per provare ad entrare nell'intimità della vittima. Era come un gioco che aveva il suo fascino perché dovevo misurarmi con sfumature di password che variavano con l'aumentare dell'intelligenza del soggetto da esaminare.

Il mio programma lavorava da solo: generava codici, si collegava su internet, effettuava due tentativi, si scollegava e attendeva 24 ore per rifare la procedura, finché un giorno, dopo appena cinque settimane, il mio computer si illuminò di colpo d'azzurro ed emise un fischio simile a quello delle pentole a pressione. Era il segnale che avevo ideato per indicare che il computer aveva trovato il codice utente e la password ed era entrato nella posta elettronica di Roberto.



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