Il perfetto hacker - Part 5

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Ero eccitato. Ero riuscito ad entrare nella posta elettronica privata di Roberto.

Aprii il primo messaggio. "Ciao pupetta, oggi sono a Giraldino, in montagna. E' un paese di novecento persone di cui il 90% supera abbondantemente i sessant'anni!! Mi manchi, perché non mi raggiungi qui? Ho già prenotato l'albergo per tutto il week-end e qui c'è un panorama fantastico".

Il messaggio era stato spedito da Roberto dieci minuti prima all'indirizzo pupetta@hotmail.it Questo era l'ultimo messaggio inviato da Roberto, mentre la casella della "Posta in arrivo" era stranamente vuota.

Qualcosa mi disse che quella "Pupetta" non era mica Adriana che se ne stava a casa con un figlio in braccio ed un altro nella pancia. La conferma la ebbi non appena Pupetta rispose alla e-mail dicendo "Oggi non mi hai chiamato, ieri eri impegnatissimo, è possibile che noi due dobbiamo vederci o sentirci solo quando decidi tu? Non so se per il week-end sarò libera, devono ancora assegnarmi un volo, lo saprò domani, sentiamoci telefonicamente. Baci, la tua Pupetta". Un pugno nello stomaco.

La mia amica Adriana era ignara dell'esistenza di una "Pupetta" nella vita di suo marito, o almeno così credevo io. Avevo bisogno di più informazioni su Pupetta per potermi inserire nella sua posta elettronica, dovevo inserire nel mio programma tutti i contenuti dei messaggi come se fossero telefonate e così feci per un mese circa. Scoprii molte cose ed ottenni una scheda dettagliata della coppia Roberto-Pupetta. I due si frequentavano da molto tempo, sicuramente da prima che Adriana e Roberto si sposassero. Il lavoro di lui lo costringeva spesso a pernottare fuori casa, come anche Pupetta, che era una assistente di volo ed era costretta a dormire spesso in albergo. Pupetta era nubile, bella ed economicamente agiata. Non era a conoscenza che Roberto fosse sposato, lui glielo nascose in tutti i modi. Scoprii anche che Adriana era totalmente all'oscuro di quella relazione e non chiedeva mai spiegazioni delle lunghe assenze giustificandole con il lavoro stressante del marito. Dopotutto Roberto sapeva destreggiarsi con abilità tra le due donne e sapeva farsi perdonare ogni mancanza con i regali più azzeccati. Riuscii ad entrare presto anche nella casella di posta elettronica di Pupetta, profanando la sua banale password: "Bobby". Qui ebbi conferma di tutti gli altri miei dubbi e presi la decisione di agire al più presto.

Per prima cosa invitai Adriana a cena. Lei era lusingata ed imbarazzata. Non sapeva a chi lasciare il figlio e, non potendo permettersi una babysitter, mi promise di chiamarmi quando avrebbe avuto la possibilità di uscire la sera. Aspettai con pazienza, ma non restai con le mani in mano.

Lo stesso giorno ebbi la sorpresa di una visita inaspettata. Il mio vicino di casa, l'editore Carlo Fivetti, mi chiese un incontro per parlare di qualcosa di importante.

"L'ho seguita in questi mesi, ho capito che era lei il "Giustiziere solitario" da quando ha montato la patina a specchio sui suoi vetri. Dovrà pur ammettere che noi, abitanti nel palazzo di fronte, non abbiamo più intimità per lei".

Gli chiesi quale fosse il motivo della visita, se intendeva denunciarmi o altro. Le sue intenzioni erano diverse, voleva un aiuto.

Nella sua piccola casa editrice aveva un socio di cui non si fidava più. Secondo il suo intuito, il socio stava trascinando la casa editrice in rovina finanziando progetti e libri senza nessuna possibilità di vendite. Aveva il grosso dubbio che stesse facendo un doppio gioco, cercando di favorire un concorrente con il quale, forse, era entrato in affari. "Cosa vuole che faccia?", gli domandai. Dovevo dargli una prova inconfutabile, una foto, un colloquio, un filmato, qualsiasi cosa gli potesse dare la libertà di fare uscire il socio infedele fuori dalla società.

Accettai l'incarico. Mi offrì del denaro. Il mio hobby divenne una professione.

Mi chiusi ancora di più in me stesso, concentrato sulle mie attrezzature ed i miei programmi. Il sig. Fivetti mi diede tutte le informazioni di cui avevo bisogno per aprirmi le porte della casella e-mail del socio infedele e mi aiutò ad inserire un microtelefono nel telefono cellulare. Per il suo socio fu la fine. Mi bastarono dieci giorni di lavoro intenso per smascherare la verità. La casa editrice del sig. Fivetti era salva ed il socio infedele fu fatto fuori.

Ero contento dell'ulteriore successo che avevo ottenuto con i miei metodi d'indagine ed il sig. Fivetti mi propose di scrivere un libro, un saggio su come poter scardinare i sistemi di sicurezza dei computer e dei sistemi operativi. Un manuale su come poter diventare un "Perfetto Hacker", come mi ribattezzò il sig. Fivetti. L'offerta era allettante, soprattutto dal punto di vista economico. Così accettai.

La mia amica Adriana mi invitò a cena a casa sua un paio di giorni dopo. Mi ero preparato un discorso per farle capire, senza essere troppo diretto, che suo marito la tradiva. Mi ritrovai al tavolo con una donna semplice e dolce, innamorata di suo marito e totalmente dedita a lui ad alla famiglia. Cosa potevo dirle? Era così felice e convinta delle sue scelte che bloccò ogni mio timido tentativo di illustrarle la verità. Lasciai perdere. Rinunciai al tentativo di dirle tutta la verità, ma ebbi un'altra idea, forse più traumatica, ma sicuramente meno imbarazzante per me. Inviai alla mia amica Adriana ed alla Pupetta un messaggio di posta elettronica contenente lo stesso testo: "Mi chiami? Ho una segreto riguardante Roberto che tu ancora non conosci. Telefonami". A margine indicavo ad ognuna il numero telefonico dell'altra e rimasi ad aspettare.

Restai per decine di minuti con la cuffia collegata al telefono di Adriana finché lo sentii squillare. Mi accesi una sigaretta e mi gustai il dialogo tra le due ignare avversarie in amore.

Roberto viaggiava in autostrada canticchiando con l'autoradio accesa.



[Commenti dell'autore: non perderti l'ultima parte...

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