mi sfilai dalla mano destra il guanto trasparente che indossavo sempre, proprio perchè il potere di cui stavo per fare uso era, nella vita di tutti i giorni, un impiccio.
osservai velocemente camera mia, anche se non feci davvero caso alla camera, lei era ancora tra i miei pensieri.
presi, con la mano libera dal sottile strato di lattice, un budino rimasto ben sigillato e appoggiato sulla scrivania.
eccola li, l'unica persona che era mai riuscita a farmi interessare minimamente a qualcosa, seduta sul mio letto che conversava con kaido e kuboyasu, che avevano fatto irruzione in casa mia come al solito.
con la sua aria misteriosa, era in grado di farmi perdere nei suoi discorsi, anche se non era di molte parole.
all'inizio, ero infastidito da lei. la vedevo come un secondo nendo, perchè non riuscivo in nessun modo a leggerle i pensieri, e non riuscivo nemmeno ad usare i raggi x su di lei, insomma era un grande punto di domanda vagante, e mi infastidiva perchè, al contrario di nendo, non era per niente stupida.
aveva legato particolarmente con kuboyasu, e di conseguenza si avvicinò in poco tempo anche a noialtri.
il fastidio si è poi trasformato in indifferenza, insomma, esattamente come tutti gli altri.
dal nulla poi, non so in che modo, stare vicino a lei mi faceva sentire meno pesante, come se un raggio di luce mi svegliasse. non ho mai provato nessuna emozione, ma credo che si possa descrivere come felicità.
e la cosa mi aveva ovviamente lasciato un sacco di domande in testa, cioè prima compare e non riesco ad usare i miei poteri su di lei, poi mi fa sentire felice, era ovvio che mi salissero spontaneamente un sacco di domande.
ritornai a fissare i tre in camera mia, nonostante fosse il ricordo del budino, quella sensazione di felicità era comunque tangibile.
ritornai al presente, e guardai come sul mio letto non ci fosse nessuno.
presi la giacca della mia uniforme, e per sbaglio la sfiorai con un dito scoperto.
mi ritrovai a scuola, nel cortile. al giorno di san valentino.
di nuovo lei, vicino ad un me abbastanza preoccupato dalla situazione.
preoccupazione, felicità, interesse, tranquillità: tutti concetti a me del tutto sconosciuti prima che arrivasse lei.
per qualche motivo, ero incuriosito da lei, come ho detto prima non riuscivo a leggerla, e la cosa mi portava a voler stare con lei sempre di più.
sarà stato il fatto che mi faceva sentire qualcosa, sarà stato che mi incuriosiva stare con lei, sarà il fatto che era aria nuova per me, ma quando mi confessò i suoi sentimenti per me, sentii il mio cuore perdere un colpo.
i ricordi della mia giacca erano accurati, ma quella scena era stampata ancora meglio nella mia testa, come la prima ed unica volta in cui ricambiai dei sentimenti che qualcuno provava per me.
le si illuminò il viso, un sorriso sincero si aprì tra le sue labbra, e con un movimento troppo veloce per essere analizzato, mi strinse a se.
la sensazione del calore che si prova tra le braccia di qualcuno.
non ci avevo mai fatto caso, forse perchè tutti gli abbracci che nendo provava a darmi venivano ignorati o schivati.
il fatto è per una volta potevo finalmente capire cosa provassero tutti gli altri insieme alla persona che si amava, perchè, solo dopo un po' di tempo, mi accorsi che quello era amore e non poteva essere descritto in nessun altro modo.
ritornai in camera mia, di nuovo da solo, senza nessuno ad abbracciarmi o a scherzare sul letto.
riappoggiai la giacca sulla sedia, un'altra strana sensazione.
mi mancavano quei momenti, mi mancavano più di quanto avessi potuto prevedere, viene chiamata nostalgia questa, no?
certo, avrei sempre potuto tornare indietro nel tempo per rivivere tutto, ma lei è sempre stata immune ai miei poteri, e sentivo che alterare il passato in cui ci stava lei, avrebbe in un certo senso significato barare.
quindi, si, ero nostalgico, volevo rivivere quei ricordi come la gente riguarda il proprio film preferito, ma per una volta sentivo che sarebbe stato meglio se i ricordi rimanessero tali.
decisi di scendere in cucina e sfiorare il tavolo, giusto per sfizio.
ok questa non la ricordavo.
la volta in cui la presentai ai miei, un altro evento che al tempo trovai imbarazzante, anche se su questa ho poco da dire.
lei seduta su una delle sedie, ad osservare mio padre che tentava inutilmente di trattenere delle lacrime di gioia e mia madre che singhiozzava che mai si sarebbe aspettata di vivere quel momento.
nemmeno io, mamma, nemmeno io.
questo mi fece sorridere, ma quando ritornai nella cucina vuota, non ero felice per niente.
non era nemmeno nostalgia. come potrei dire, una sensazione che ti prende da dentro, più profonda delle altre che avevo vissuto fino ad allora, forse malinconia? no, più che altro tristezza.
ero riuscito a provare addirittura due emozioni per una persona, anche se avrei fatto volentieri a meno della seconda.
questa volta mi trovai in un ospedale, anche se non avevo toccato nulla.
ah si, ferite fisiche e malattie, un altro concetto a me sconosciuto.
eccola li, nel suo lettino, con i suoi tubi che entravano e uscivano da lei, con il misero lenzuolo bianco a coprirla dal collo in giù.
nonostante fosse alla fine della corsa, teneva ancora al dito l'anello che le avevo regalato per il primo mese di fidanzamento, un semplice cerchietto argentato.
i suoi occhi, stancati dalla pressione che il suo corpo stava sopportando, stancati delle condizioni in cui dovevano passare i loro ultimi giorni, forse stancati anche dalla vita stessa, che era stata così crudele con loro. nonostante fossero gli occhi più stanchi che avessi mai visto, nonostante le occhiaie e le palpebre pesanti, ogni volta che mi vedevano entrare nella misera stanzetta, si illuminavano.
la sua bocca, contornata da delle labbra pallidissime che un tempo erano rosee, sorrideva ancora ogni volta che mi incontrava.
ogni volta che entravo in quella stanzetta odorante di antisettico, era come se una scintilla di vita passasse attraverso quel corpo che ormai, la sua vita aveva quasi finito.
e mi sentivo come un codardo. ad avere un arsenale di poteri sovrannaturali totalmente inutili per salvare la persona più importante della mia vita.
era tutto troppo perfetto, mi ero convinto che se avessi fatto visita ogni volta che potevo, avrei potuto strappare ancora del tempo alla morte, che aspettava pazientemente il suo inesorabile ingresso sulle scomode seggiole della sala d'aspetto.
era una totale idiozia, quella di credere che le cose sarebbero andate avanti così per molto, ma nonostante ne fossi conscio, vedere il suo corpo non muoversi di un millimetro al mio ingesso nella stanzetta, mi fece comunque male.
mi ritrovai di nuovo nella mia cucina, per una volta ero sollevato del fatto che il ricordo di fosse interrotto.
cosa avrei dovuto fare? notai un altro dannato budino appoggiato sul bancone della cucina, e mi ricordai, che prima che arrivasse lei erano la mia cosa preferita.
e a quanto pare, sarebbero ritornati ad esserlo.
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anime one shot
Fanfictionuna raccolta di piccole storie con i personaggi degli anime. buona lettura :))