Capitolo 2.

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La falsità è la verità degli altri》Cit.

Apro gli occhi infastidita dalla suoneria del mio cellulare. Allungo la mano verso il comodino per prenderlo e mi stupisco di vedere 15 chiamate di mia madre, e sono le tre del mattino.

Provo a chiamarla ma non risponde.

Panico.

Dove sarà alle tre? Pensavo fosse arrivata mentre dormivo... dire che sono preoccupata è poco.

Per l'agitazione comincio a camminare nervosamente per casa riprovando a chiamarla, ma niente da fare, non risponde.

Mi cade il cuore a pezzi ogni volta che parte la segreteria.

Se fosse in pericolo?

Mi richiama.

Gioia infinita. Rispondo subito.

-"Pronto amore di mamma?" Dice con voce affaticata.

"Mamma dimmi? Stai bene? Perché mi avevi chiamata?"

-"Niente di importante, tuo padre è arrivato a casa?"

"Non credo"

-"okay amore, mamma ha fatto tardi con il lavoro, tornerò verso le 11 di mattina"

"Okay..ciao"

Attacca e rimango perplessa

15 chiamate solo per sapere se mio padre era arrivato a casa?

Decido di parlare con lei quando torna a casa e provo a riaddormentarmi, più facile a dirsi che a farsi.

Avrò dormito sì e no mezz'ora dopo la chiamata di mia madre, vorrei non andare a scuola ma se non ci vado mia madre mi fa il culo.

Mi vesto in fretta con dei leggins neri e una maglia larga grigia abbinata a delle All Star dello stesso colore.

Non mi va di andare a scuola con i capelli legati quindi li pettino velocemente e ci passo la piastra.

Prendo lo zaino ed esco di fretta mentre mi infilo il giubbotto.

Prima di uscire dal cancello mi infilo velocemente le cuffie: il motivo per cui perdo sempre il bus.

Come al solito mi tocca andare a scuola a piedi, ci vogliono 15 minuti quindi m'incammino velocemente con la musica nelle cuffiette al massimo.

Mi sento le gambe bruciare, dovrei rallentare il passo ma arriverei tardi e vorrei evitare di essere al centro dell'attenzione quando arriverò in classe, in ritardo.

Finalmente intravedo la scuola, ho ancora due minuti per entrare, così comincio a camminare ancora più in fretta.

***

-12.40- uscita da scuola.

Solita giornata, i prof che parlavano e io che mi facevo i cazzi miei.

Hanno parlato di qualche progetto e hanno accennato l'arrivo di un nuovo compagno.

La prof. Colin mi ha richiamato un centinaio di volte perché non ascoltavo quello che lei diceva, sospetto che c'è l'avrà con me per l'intero anno.

"Hei Catherine! Catherine!!"

Mhh, che fastidio le persone che urlano come cornacchie.

Mi giro e vedo la mia compagna di banco che corre verso di me. Yep.

"Hey Lorelay"

-"che fai?"

"Ehm..vado a casa"

-"ti va un giro?"

"Mh no, sono stanca" mento. Non ho voglia di stare con lei, voglio solo andare a casa e leggere o ascoltare musica.

-"oh okay allora, alla prossima" dice allegra prima di andarsene.

Non penso ci sarà "la prossima volta".

***

Arrivo a casa e mi stendo sul divano.

Ho come un vuoto dentro, non so spiegarlo...

Mi manca forse qualcosa?

Mi manca forse lui?

Nah, devo cancellare i ricordi del mio perfetto ex, David.

Non ero abbastanza per lui.
Lui era il mio mare e la mia spiaggia.
Io? Non ero neanche un granello di sabbia.
Siamo stati insieme 8 mesi.

8 mesi di bugie. Lui non mi amava, lo aveva fatto per una fottuta scommessa.

Oh, basta devo smetterla!Lui è uno stronzo.

"Un bellissimo stronzo." aggiunge la mia coscienza.

sospiro e chiudo gli occhi ascoltando le mie solite canzoni.

They called him love ||HARRY STYLES||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora