Capitolo 3.

136 10 0
                                    

E se degli altri non mi è mai importato niente, spiegami tu cos'hai di differente》

Sto ancora ascoltando la musica quando sento la porta di casa aprirsi.

Mia madre mi aveva detto che tornava a casa alle 11, ma quando sono arrivata a casa non c'era, quindi suppongo che sia arrivata adesso.

Sento il ticchettio dei suoi tacchi sulle piastrelle.

Lei non può stare in un ristorante con i tacchi mentre fa la cuoca e deve muoversi...non è possibile.

Dove sarà stata?

Apre lentamente la porta e quando mi vede, sorride.

-"ciao piccola"

"Mamma, dov'eri?"

-"a lavoro"

"Con i tacchi?"

-"Ehm... no, me li sono messa dopo, hai fame?"

Eccola che cambia discorso.

Mi nasconde qualcosa, il suo viso è diventato più roseo e aveva gli occhi sbarrati quando le ho chiesto dei tacchi.

Mi chiedo solo una cosa: perché mente a me?

Annuisco e la seguo in cucina.

***

Dopo il pranzo vado in camera mia.

Cosa non vuole dirmi?
E perché non vuole parlare con me?
C'è qualcosa che non va con papà?
Anche le chiamate di ieri non mi convincono..

Devo prendere un po' d'aria.

Mi infilo un giubbotto ed esco, comincio a camminare.

Una volta arrivata al parco mi siedo sull'altalena e comincio a guardarmi in torno: vedo una ragazza a dir poco stupenda che parla e gioca con le mani di un ragazzo altrettanto stupendo. Lui la bacia e si guarda intorno. Mi vede e mi fissa, ha degli occhi che mi fanno paura, sono di un verde scuro in questo momento. Non reggo il contatto visivo e abbasso lo sguardo. Un ghigno si fa spazio sul suo viso, e riprende a baciarle il collo.

Non so dove guardare, se li fisso sembrerei una maniaca, ma non c'è altro che catturi la mia attenzione, meglio se vado via.

Mi alzo e vado dalla parte opposta dei due, per poi sedermi sul marciapiede lì vicino.

Perché ho ancora impressi nella mente i suoi occhi?

Rabbrividisco a quell'immagine.

Ha uno sguardo tanto profondo..

Basta Catherine. È sono uno sconosciuto in un parco, non lo incontrerai più, molto probabilmente.

Sento dei passi dietro di me, mi volto e noto che la ragazza di prima sta andando via dal parco mentre scrive al cellulare.

Se ne sarà andato anche Lui..

La fisso mentre cammina davanti a me. Ha proprio un bel fisico: è magra e slanciata. Fossi io così...

Decido di tornare sull'altalena,quando a metà strada lo vedo.

È il riccio di prima. È sull'altalena affianco a dove stavo io.

Meglio che me ne vada. Qualcosa mi dice che devo stargli lontano.

Mi volto e faccio qualche passo verso l'uscita del parco.

-"Hai paura?" Una voce roca, bellissima..la sua.

Mi volto "Ehm...scusa?" Mi trema la voce.

-"Hai paura di me?" Ripete lui stavolta ridacchiando.

Mi iniziano a tremare le mani, che cazzo ha di speciale lui? Non mi era mai capitata una cosa simile.

Perché mi tremava la voce? Forse per il suo sguardo? Il suo viso? I suoi ricci?

"No.." cerco di dire con non curanza, ma la mia voce esce appena,tremante, come se non avessi aria.

-"Allora vieni qui" eccolo, lo stesso ghigno di prima, il mio battito aumenta.

"Devo andare" dico e mi volto subito, sento lui che ridacchia ancora, è fastidioso.

Accellero il passo, quasi corro verso casa.

Calma Catherine, è uno sconosciuto.
Non lo incontrerai più.

Meglio che vada a farmi una doccia calda, devo dimenticare quegli occhi profondi che mi fissano...

They called him love ||HARRY STYLES||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora