Sesto giorno

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Incontrarsi di nuovo da soli il giorno dopo per Kaz e Inej fu più un colpo di fortuna.

Avevano vinto. Pekka Rollins era morto, e la causa della morte aveva scagionato qualunque persona a Ketterdam non sapesse quello che Kaz e i suoi amici sapevano.

Dopo aver dormito fino a tardo pomeriggio, Kaz aveva deciso di optare per due attacchi separati: uno in superficie, uno sotto terra. Sottoterra sarebbero andati Nina e Wylan, mentre gli altri si sarebbero occupati di sbarazzarsi delle guardie e cercare Rollins.

Liberarsi delle guardie era stato facile, con Jesper come cecchino. Poteva curvare le traiettorie dei proiettili in quanto Fabrikator e fu estremamente facile far fare a lui la maggior parte del lavoro; Matthias sparò a molti altri mentre Kaz e Inej entravano nel palazzo.

Le loro voci erano state canzonatorie per tutto il tempo in cui erano stati lì. Volevano spaventarlo.

Pekka era fuggito nella rete sotto Ketterdam, come Inej aveva suggerito sarebbe potuto succedere. Ci era sceso con un paio di uomini che, come predetto da Kaz, erano andati in avanscoperta da entrambi i lati.

Wylan era da un lato e aveva fatto rumore così da attirarle entrambe da lui. Poco dopo la galleria era crollata su di loro, seppellendoli lì.

Pekka era andato dall’altra, ma aveva trovato un esercito di cadaveri a bloccargli la strada. Cadaveri di tutti i capibanda che aveva ucciso i giorni precedenti, guidati da una Nina che ancora risentiva degli effetti della Jurda Parem.

Pekka Rollins morì di paura, letteralmente parlando. Nessuno avrebbe mai potuto accusare qualcuno di averlo ucciso: nessuno poteva sapere come era morto davvero. Solo loro sapevano dei nuovi poteri di Nina, e nessuno ne aveva mai fatto parola.

Era però rimasto solo Kaz in città di un po’ importante, così si ritrovò a doversi occupare di tutto. Non era ciò che aveva previsto decidendo di sbarazzarsi di Rollins, ma visti gli incassi che prevedeva avrebbe avuto, di certo non poteva lamentarsi.

Era stato occupato tutto il giorno e fu solo a tardo pomeriggio che lui e Inej riuscirono a vedersi per almeno dieci minuti.

«Oh, Spettro. Dimmi che non sei qui per farmi vedere altra gente.» esordì Kaz quando Inej entrò nel suo ufficio e si chiuse la porta alle spalle. Aveva un taglio cicatrizzato su una guancia che si era procurato nella lotta, ma non pareva avere altri problemi.

«Ne vuoi vedere altra?»

«No.»

«Allora ti rubo io per un momento.» disse lei con un sorriso. «Il nostro gioco non è ancora concluso.»

Quando il giorno prima Kaz si era svegliato, si era sentito un po’ in colpa per essersi addormentato prima di sentire la canzone di Inej. Ne aveva sentito giusto un pezzetto, poi la tranquillità dei due brani lo avevano fatto dormire come un sasso. Nessuno li aveva disturbati.

«Vero. Ho qualcosa, che sarà scontata ma che non mi sono sentito di scartare.»

Il telefono venne messo sul tavolo. Kaz strizzò gli occhi e Inej si avvicinò per alzargli la luminosità così che ci vedesse.

Appena trovò la canzone, la fece partire, un lieve sorriso sul volto. Si udì una voce iniziare a cantare, accompagnata da un piano.

I've paid my dues
Time after time
I've done my sentence
But committed no crime
And bad mistakes
I've made a few
I've had my share of sand
Kicked in my face
But I've come through

And we mean to go on and on and on and on

We are the champions, my friends
And we'll keep on fighting till the end
We are the champions
We are the champions
No time for losers
'Cause we are the champions of the World

Sette Giorni di Musica e Guerra || KanejDove le storie prendono vita. Scoprilo ora