Le origini

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4. LE ORIGINI

"La magia tiene sempre la porta aperta. Davvero, sempre. Trovarla dipende solo da noi."
(Banana Yoshimoto)

Una settimana dopo
Klaus intinse il pennello nel blu per poi mescolarlo col bianco con l'obiettivo di ottenere un azzurro in grado di descrivere il cielo di New Orleans dopo l'alba. Si era svegliato ben presto, la voglia di dipingere lo aveva sopraffatto in maniera travolgente. Doveva sfogarsi attraverso l'arte. A mano a mano che la tela si riempiva di colore, sentiva la sua mente più sgombera. Era come dare forma ai pensieri per liberarsene. Freya e Keelin dormivano ancora, abbracciate nella loro bozza di amore e calore. Anche Artemis dormiva, Klaus poteva ascoltare il suo respiro regolare.
"Ciao, papà."
L'ibrido spezzò in due il pennello. Stava seriamente iniziando a pensare di staccare il collo di quel ragazzo.
"Che vuoi? Sono le sette del mattino, dovresti essere ubriaco da qualche parte."
Gabriel si stravaccò sul divanetto dello studio, il collo scomodamente posato sul bracciolo di legno.
"Porto notizie sulla nostra Malefica."
Klaus girò il cavalletto verso la finestra aperta in modo da far asciugare la tela, dopodiché si versò un bicchiere di sangue e si dedicò al suo lacchè.
"Cosa hai scoperto?"
"Ieri al Rousseau c'era un uomo egiziano, è un archeologo che viene dal museo del Cairo. Secondo me Miriam lo ha convocato qui per saperne di più sul Papiro di Ani."
Klaus si massaggiò le tempie, elaborando quelle nuove informazioni.
"Noi possediamo sei pagine del Papiro, perciò non vedo perché questo archeologo dovrebbe revisionare qualcosa che Miriam non ha."
"Forse Miriam pensa di rubarci il Papiro." Ipotizzò Gabriel.
Come se una lampadina si accendesse, Klaus ebbe l'illuminazione che diede un senso a tutto.
"Oppure Miriam possiede altre pagine del Papiro. Devo parlare con Artemis."
Gabriel si fiondò nella camera di Artemis in un baleno, smanioso di svegliare la ragazza. Klaus lo agguantò per il braccio prima che ci riuscisse.
"Non entrerai nella camera da letto di Artemis. Sparisci."
"Andiamo, papà, lasciami un po' di divertimento." Protestò Gabriel.
"Sparisci."
Gabriel fece una smorfia ma poi si dileguò prima di scatenare l'ira dell'Originale. Klaus aprì piano la porta e sorrise alla scena tenera che si ritrovò davanti. Artemis si era addormentata per terra, distesa sul tappeto, con la faccia premuta contro un libro.
"Artemis. Sveglia."
Klaus le diede una leggerissima scrollata, gli dispiaceva interrompere quel poco di riposo che la ragazza si era concessa.
"Artemis, apri gli occhi."
"Mamma... altri cinque minuti." Biasciò lei nel sonno.
Un impulso di incoscienza costrinse l'Originale ad accarezzare la guancia della ragazza fino a sfiorarle il collo.
"Sono Klaus. Svegliati, ci sono novità."
Artemis sbadigliò e sbatté le palpebre per abituarsi alla luce. Una pagina del libro le si era appiccicata sulla guancia, al che Klaus la staccò con delicatezza.
"Grazie. E buongiorno."
"Hai dormito sul pavimento. Su, alzati."
Artemis si fece aiutare da Klaus a mettersi in piedi, aveva i muscoli intorpiditi per la posizione scomoda che aveva assunto durante la notte. Sul viso portava i segni rossi del tappeto e della pagina.
"Quali novità?"
"Te ne parlo davanti a una tazza di caffè. Vieni."

"Tu davvero pensi che Miriam abbia trovato altri fogli del Papiro di Ani?"
Artemis era talmente allibita che si bloccò con la tazza a mezz'aria. Klaus era seduto di fronte a lei a bere sangue, solo l'isola della cucina li separava.
"Le opzioni sono due: o Miriam vuole rubare le nostre pagine per farle visionare dall'archeologo, oppure l'archeologo è qui perché Miriam possiede altre pagine. Tu cosa sai dirmi in più?"
La ragazza non aveva fame, il solo pensiero di Miriam in possesso di alcuni fogli di papiro le aveva serrato lo stomaco.
"Il Libro dei Morti conteneva centinai di formule, quindi era composto da numerosi fogli. Secondo l'Università di Oxford si trattava di almeno settecento pagine, ma di sicuro ce ne era molte di più. Il Libro è diviso in tre sezioni di testi: i testi delle Piramidi, i testi dei sarcofagi e i testi scritti fra il XVII e il I secolo avanti Cristo."
Klaus roteò il bicchiere guardando il sangue che macchiava le pareti di vetro.
"Il Papiro di Ani è l'unico che contiene le formule del Libro?"
"Ovviamente no. Esiste anche il Papiro di Hunefer e la cosiddetta 'Mappa dell'aldilà'. Il Papiro di Ani è stato il più facile da rintracciare, ecco perché ho puntato tutto su di esso. La Mappa dell'aldilà e il Papiro di Hunefer si trovano al British Museum sotto stretta sorveglianza. Non potevo rischiare di introdurmi in un museo ed essere arrestata. Ero convinta che in Messico le cose sarebbero state più facili grazie al mercato nero."
Artemis discuteva di quegli argomenti con un tale trasporto da fare invidia anche a uno come Klaus che viveva da secoli. Per quanto cercasse quelle formule per resuscitare la madre, la ragazza voleva anche mettere le mani su reperti storici di estrema importanza.
"Forse la Mappa e il Papiro di Hunefer contengono e formule che ci servono per riportare tua madre in vita. Dovremmo recuperarli in qualche modo."
"Lo faresti davvero?" domandò Artemis, sorpresa.
"Tu e tua madre meritate una vita insieme. Lo farò per voi." Rispose Klaus, risoluto.
"Grazie."
L'ibrido abbassò lo sguardo, non meritava la gratitudine di nessuno. Doveva fare ammenda per tutte le persone che aveva torturato e ucciso, e il calvario per lui era lungo.
"Ho anche in mente la giusta occasione."
Artemis scoppiò in un risolino eccitato, tutto quello sfarzo per lei era insolito.
"Cosa ha architettato la tua mente?"
Klaus sfoggiò uno di quei sorrisi che facevano battere a mille il cuore di uomini e donne, tenebroso e affascinante.
"Fra pochi giorni nella sala principale del comune si terrà una festa in onore di Miriam. La città vuole celebrarla per la sua vittoria alle elezioni. Essendo il sindaco, tutte le attenzioni saranno su di lei e questo potrebbe distrarla da noi."
"Le adulazioni pioveranno dal cielo pur di accaparrarsi la grazia del nuovo sindaco. Miriam sarà come un gladiatore dato in pasto ai leoni."
"Il panem et circenses di cui abbiamo bisogno." Disse Klaus con un sorriso.
Artemis rimase piacevolmente stupita. Era sbalorditivo il modo in cui Klaus replicava ad ogni singola allusione storica con naturalezza. Si morse il labbro per non sorridere come una stupida.
"La gente vuole questo da sempre: pane e giochi del circo. Nessuno vuole le cose tristi."

Artemis poche ore dopo si era ritrovata da sola. Freya era andata a ispezionare l'esterno della casa di Miriam Cooper per capire quali protezioni magiche avesse attuato. Gabriel si era messo sulle tracce dell'archeologo egiziano per cavare nuove informazioni. Klaus, invece, si era congedato senza accennare ai suoi impegni.
"Allora, vediamo un po' che cosa abbiamo qui."
Artemis si sdraiò sul tappeto della sua camera e sfogliò i libri presi in prestito dalla biblioteca. Scriveva appunti su un quaderno, personali riflessioni ed eventuali argomenti da approfondire. A distrarla fu una chiamata da parte di Darren. Il ragazzo cercava di contattarla da settimane ma lei lo aveva ignorato, dunque era il momento di affrontarlo. Accettò la chiamata e vide la bella faccia del ragazzo in primo piano.
"Artemis Dumont, finalmente! Credevo ti fosse successo qualcosa. Come stai? Dove sei?"
"Sto bene. Sono a New Orleans con alcuni amici di mia madre. Resterò qui per un po'."
Darren parve deluso da quella scelta, avrebbe voluto rivederla il prima possibile. In verità, Artemis e Darren erano stati insieme per circa un anno prima che lei lo mollasse senza nessuna spiegazione. Il ragazzo era ancora innamorato di lei e ogni occasione era buona per dimostrarglielo nella speranza di tornare insieme.
"Potrei venire a trov-..."
"Devo andare. Scusami, Darren. Ci sentiamo."
Artemis chiuse la videochiamata e spense il cellulare, bloccando qualsiasi altro tentativo del ragazzo.
"Sei stata rude." Disse Keelin.
"Non voglio dargli false speranze. Io e Darren non torneremo insieme, è lui che si ostina a non capirlo."
La strega si mise seduta e si massaggiò il collo dolorante, finiva sempre così quando passava ore e ore sui libri.
"Perché vi siete lasciati?"
"L'ho lasciato io perché lui progettava già il nostro matrimonio e i nostri figli. Ho ventitré anni, non penso già a mettere su famiglia. E poi la morte di mia madre è stato un duro colpo. Non volevo avere intorno nessuno."
Keelin lesse una profonda tristezza negli occhi della ragazza. Essere così giovane e soffrire la perdita di un genitore non doveva succedere, eppure il mondo non segue mai la giusta direzione. Viaggiamo in direzione opposta e contraria, diceva sua nonna.
"Lasciare fuori tutte le persone è sbagliato. Prima o poi qualcuno abbatterà i muri che hai costruito, riuscirà a penetrare nella tua corazza e tu dovrai arrenderti. Al cuore non si comanda."
"Ma io ho paura di abbassare la guardia. I muri mi proteggono." Disse Artemis.
Keelin le arruffò i capelli con fare materno, provava tanta tenerezza per quella ragazza sperduta.
"I muri ti isolano. Lascia entrare uno spiraglio di luce ogni tanto."
I cancelli di palazzo Mikaelson sbatterono con una forza tale da far tremare le pareti. Quel concentrato di energia era Freya, che camminava a passo di marcia. Artemis e Keelin si precipitarono per vedere cosa stesse succedendo.
"Chi è morto?" chiese Keelin.
"Purtroppo nessuno. Per ora." Rispose Freya, glaciale.
Il cellulare di Artemis vibrò un paio di volte. Approfittando della distrazione delle due donne, lesse velocemente il messaggio di Gabriel. Dapprima si chiese come avesse fatto il vampiro ad ottenere il suo numero, poi notò la posizione che aveva condiviso.
"Io esco. Ho bisogno di sgomberare la mente prima di rimettermi sui libri." Mentì lei.
"Okay. Torna presto, oppure l'ira di Klaus investirà l'intera Louisiana." Si raccomandò Keelin.

Artemis non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Gabriel le aveva scritto di raggiungerlo in Decatur Street, una strada del Quartiere Francese che correva parallela al fiume Mississippi. Il grande viale era costeggiato da maestosi edifici di epoca coloniale ed era anche possibile scorgere chiazze verdi che un tempo avevano costituito i terreni dei signori coloni.
"Pss! Pss!"
Gabriel si stava sbracciando per farsi vedere da Artemis attraverso la vetrina di un locale. La ragazza attraversò la strada e si accomodò sotto il gazebo del Sylvain, un noto cafè della città. Insieme a Gabriel c'era un uomo, capelli brizzolati e pelle abbronzata. Ai suoi piedi giaceva una valigia da viaggio.
"Vuoi un drink? Io ho voglia di un Bloody Mary." Disse Gabriel con un ghigno.
Artemis storse il naso per la macabra ironia del ragazzo, ma era troppo imbarazzata dalla presenza dell'uomo per ribattere.
"Ordino un lemonade fruit. Chi è questo signore?"
Gabriel schioccò le dita per chiamare il cameriere e fare le ordinazioni. Quando rimasero soli, il vampiro indicò con il braccio il misterioso sconosciuto.
"Lui è Farid Nasif, l'archeologo che viene dal Cairo. L'ho soggiogato, quindi puoi stare tranquilla."
Ora Artemis capiva perché l'uomo fosse così sereno in mezzo a due sconosciuti. L'archeologo tracciava il bordo del tavolino come fosse un reperto da misurare.
"Klaus lo sa?"
"Quello che papà non sa non può ferirlo." Disse Gabriel.
"Effettivamente hai ragione." Convenne Artemis.
Il cameriere tornò con le ordinazioni e Artemis lasciò che il gusto di soda, lamponi e limone le pizzicasse piacevolmente la gola. Gabriel bevve il suo Bloody Mary senza confessare alla strega che si trattava di sangue vero.
"Abbiamo poco tempo. Stando alla sua agenda, fra un'ora ha un incontro con Miriam."
"Signor Nasif, lei riesce a spiegarmi queste immagini?"
Artemis tirò fuori dallo zainetto il tablet e mostrò all'archeologo le foto scattate al Papiro di Ani. Farid le osservò con diligenza prima di rispondere.
"Interessante! Davvero molto interessante. Avete già tradotto i geroglifici?"
"No. Ho solo interpretato più o meno le immagini. Lei sa tradurli? Io purtroppo non conosco bene i codici di Young e Champollion."
Farid inforcò gli occhiali da vista e avvicinò il tablet ad una spanna dal naso, immergendosi in quella sequenza di segni e immagini.
"Allora?" esordì Gabriel con insistenza.
Artemis gli schiaffeggiò la mano facendo rovesciare sul tavolino un po' del liquido rossastro del drink.
"Farid Nasif è un archeologo importante, dagli il tempo che merita. Tu va a prendermi delle noccioline, sto morendo di fame."
Gabriel sbuffò e si diresse al bancone per l'ordinazione, e nell'attesa si accese una sigaretta.
"Il tuo amico è un imbecille." Disse Farid.
Artemis rimase pietrificata. Il controllo mentale impediva a chiunque di esprimere pareri non richiesti.
"Lei è sotto l'effetto della verbena." Rifletté Artemis.
"Miriam Cooper mi ha consigliato di assumerla disciolta in acqua."
"E perché me lo sta dicendo? Io e Miriam siamo agli antipodi attualmente."
Farid si tolse gli occhiali e si picchiettò il ponte del naso. Prima di parlare si assicurò che Gabriel fosse lontano, ma tanto il giovane vampiro era troppo impegnato a fare il cascamorto con la barista.
"Perché Miriam non mi piace. Lei possiede altre pagine del Libro dei Morti. Mesi fa ci siamo incontrati al British Museum e mi ha costretto a rubare il Papiro di Hunefer e la Mappa dell'aldilà. Ho dovuto farlo perché ha minacciato di uccidere mia moglie e mio figlio."
Artemis non ne sapeva niente. Lei navigava ore e ore sui siti di storia e arte, eppure quella era una novità assoluta.
"Com'è possibile? Il British Museum non ha annunciato nessun furto."
"Tu annunceresti al mondo intero che ti hanno rubato reperti storici tanto importanti?"
"Beh, no." Asserì Artemis.
"Appunto. Comunque, Miriam mi ha convocato a New Orleans per tradurre i geroglifici. Ora è molto arrabbiata perché tu e quell'Originale avete comprato il Papiro di Ani."
Farid estrasse dalla valigia di un quadernetto sgualcito, alcune pagine avevano gli angoli piegati ed erano imbrattate da macchie di caffè.
"Se Miriam scoprisse che ti sto aiutando, ucciderebbe la mia famiglia. Mi sto fidando di te."
Artemis sentì un peso opprimente sul petto. In poche settimane una colata di fiducia le si stava riversando addosso come cemento liquido, e temeva di rimanere bloccata.
"Farò del mio meglio."
L'archeologo si incupì quando Gabriel depose sul tavolino un cesto di frutta secca. Artemis ci si fiondò sopra come se non vedesse cibo da giorni.
"È stata interessante la lezione di storia?" volle sapere Gabriel.
"Molto istruttiva." Ripose Artemis.
"Mi fa piacere che abbiate anticipato il tè del pomeriggio."
Gabriel e Artemis si scambiarono un'occhiata impaurita. Klaus si era palesato al loro tavolo senza che se ne rendessero conto.
"Il tè pomeridiano è sopravvalutato." Scherzò Gabriel.
Klaus non lo degnò di uno sguardo, tutto il suo disappunto era piombato su Artemis che si mordicchiava le labbra pur di non guardarlo.
"Artemis, mia cara, hai qualcosa da dire?"
"Le noccioline sono davvero buone. Dovresti assaggiarle."
L'ibrido non apprezzò lo spirito della tavolata. Lo irritavano le scuse banali dei due ragazzi.
"Gabriel, riporta l'archeologo al Rousseau e cancella dalla sua memoria questo incontro. Tu, Artemis, torni a palazzo con me per fare due chiacchiere."
Artemis sbuffò, si aggiustò lo zainetto e si avviò all'uscita del locale.
"Non sei mio padre. Non puoi sgridarmi come fossi una bambina."
"Allora smettila di comportarti come tale." Ringhiò Klaus.

"Tu non capisci il mio punto di vista!" stava sbraitando Artemis.
Lei e Klaus aveva appena varcato i cancelli della dimora Mikaelson nel bel mezzo di un litigio.
"Io non capisco? Sei tu che non ascolti! Se solo ogni tanto riflettessi prima di agire come una sconsiderata, le cose andrebbero meglio."
"Quindi adesso la colpa è mia? Grazie tante, Mikaelson!"
Klaus la trucidò con uno sguardo, poi sospirò per scaricare la tensione.
"E' colpa tua. Ti sei fatta arrestare, hai speso tutti i tuoi risparmi, stai cercando di riportare in vita tua madre morta. E temo che la lista potrà solo allungarsi."
Artemis aprì la bocca ma la richiuse. Avrebbe voluto riempirlo di parolacce e insulti, ma l'ibrido le serviva e lei doveva darsi un contegno. Doveva ricorrere alle maniere forti per piegare Klaus al suo volere.
"Io non lo farei fossi in te!" disse Freya.
L'attimo dopo Artemis fu scagliata contro la parete e immobilizzata, le gambe e le braccia a penzoloni.
"Freya, che fai? Lasciala subito andare." Comandò Klaus.
"Non posso. La tua amichetta stava per farti un incantesimo. Vero, Artemis?"
"Non so di che parli." Replicò la ragazza.
Klaus fece rimbalzare gli occhi fra Artemis e la sorella, confuso da quel cambiamento nella loro dinamica.
"Freya, spiegami che sta succedendo. Quale incantesimo?"
Freya mosse l'indice della mano e la testa di Artemis sbatté contro la parete.
"Artemis manipola le emozioni. Ora hai capito?"
Klaus non si scompose affatto. Non era sorpreso né deluso. Lui sapeva già tutto.
"Sorella, libera Artemis. Dobbiamo parlare."
Freya ribollì di rabbia, incapace di comprendere la reazione apatica del fratello. Manipolare le emozioni era contro natura, un atto che la magia stessa non avrebbe mai dovuto ammettere. Spalancò la mano e Artemis si afflosciò a terra come un fiore morto. Klaus fu subito da lei per aiutarla a rialzarsi.
"Dimmi la verità, Mikaelson." Disse Artemis, decisa.
"Andiamo nel mio studio. Freya, tu vieni con noi."

Artemis si massaggiava la nuca dolorante, la magia di Freya era stata parecchio violenta. Klaus le aveva preparato una tisana alle erbe e lei l'aveva bevuta a piccoli sorsi per inumidire la gola secca.
"Voglio la verità. Adesso."
L'Originale prese posto sulla poltrona - quella stessa che secoli addietro aveva rubato a Napoleone - e si accasciò contro lo schienale.
"Le streghe funzionano come circoli privati: sei il benvenuto soltanto se sei un membro. Ogni congrega è isolata, accetta solo i propri membri e non interagisce con altre creature. Tua madre faceva parte della Congrega Corvi, una delle più antiche e potenti sette magiche della città. Quando i suoi genitori sono morti è stata la congrega a occuparsi di lei, a darle una casa e del cibo, a comprarle i vestiti, a insegnarle la magia. Ma tua madre non è mai stata adatta ai gruppi, perciò tendeva a starsene sempre per conto suo. Questo suo carattere solitario l'ha resa una emarginata, rifiutava la sua stessa congrega e viceversa. Però ha commesso una colpa che nessuna strega avrebbe mai dovuto commettere: si è innamorata."
"Innamorarsi è un crimine da queste parti?" fece Artemis.
"Le Congreghe hanno stabilito una regola precisa: le streghe e gli sciamani di congreghe diverse non possono stare insieme, né sposarsi e né generare figli. Se la regola viene violata, la conseguenza è una severa punizione. Esisteva un Tribunale che avviava le indagini e istituiva il processo. In questo modo le streghe mantenevano la purezza all'interno delle proprie Congreghe."
"Qualcosa deve essere andato storto." Asserì Freya.
Klaus annuì e si versò un bicchiere di whisky, sebbene ci volessero litri e litri di alcol per annebbiare la mente di un ibrido.
"All'epoca la Congrega Corvi faceva la guerra alla Congrega Lyra per il territorio del cimitero. Il Lafayette è noto per essere il terreno più di magia ancestrale del mondo. Tua madre ..."
Artemis deglutì e Klaus poté sentire la saliva che a fatica scendeva. Il cuore della ragazza scalciava come un cavallo imbizzarrito.
"Mia madre cosa? Parla!"
"Yvette si è innamorata dell'uomo sbagliato. Oscar faceva parte della Congrega Lyra, dunque avrebbe dovuto essere nemico giurato di tua madre. Invece loro si innamorarono e iniziarono una relazione clandestina, andando contro ogni regola imposta dalle streghe."
Artemis si passò una mano fra i capelli, era sconvolta. Non aveva mai saputo nulla della vita passata di sua madre, ma di certo non si aspettava intrighi amorosi con un contorno di magia punitiva.
"E poi cos'è successo?"
"Oscar era sposato e aveva due figli. Le cose peggiorarono quando sua moglie Dana morì. Ormai era chiaro a tutti che ci fosse di mezzo un'altra donna e molti accusarono Yvette di aver ucciso Dana."
"Era vero?" domandò Freya, curiosa.
"No. Yvette non c'entrava nulla con quella morte. Dana aveva un problema cardiaco che l'ha stroncata. Ma le streghe sono maligne, e all'epoca ogni scusa era buona per attaccarsi a vicenda. Le due Congreghe erano sul piede di guerra. Yvette scoprì di essere incinta poco dopo."
Artemis si pietrificò sulla sedia, quasi fosse una statua di Medusa. Klaus la guardò e vide l'angoscia dipinta sul volto della giovane.
"Vuol dire che... che..."
"Oscar è tuo padre." Confermò Klaus.
Freya si resse al bordo della scrivania per non cadere. Tutto si era immaginata ma non che Artemis fosse la figlia illegittima di un amore proibito.
"Yvette ha lasciato New Orleans per evitare lo scandalo?"
"Yvette ha lasciato la città per evitare di essere punita. Oscar le ordinò di andare via e di non tornare mai più. Quella sera Yvette decise di partire con me e di aiutarmi in cambio di un posto sicuro."
Artemis ebbe le vertigini. Quei segreti sulle sue origini la stavano pungendo come lame affilate. Se fino ad allora non aveva mai dato peso alla famiglia, adesso le domande esplodevano nella sua testa come bombe atomiche.
"Oscar... lui è vivo? È qui?"
Klaus scosse la testa, e avrebbe anche voluto scuotere il suo cuore dalla sofferenza che stava provando per Artemis.
"Oscar ha lasciato New Orleans anni fa con la scusa di andare in giro per il mondo a studiare la magia orientale. Non so se sia ancora vivo."
"Hai detto che Oscar aveva due figli. Sono vivi? Chi sono?" incalzò Artemis.
Freya capì che la ragazza stava per ricevere l'ennesimo pugno nello stomaco. L'espressione cupa di Klaus ne era la riprova.
"Il cognome di Oscar è Cooper."
Artemis aggrottò la fronte, incapace di sviluppare un ragionamento logico.
"Non capisco."
"Miriam e Nathaniel Cooper sono i tuoi fratelli."

Freya di rado era taciturna, ecco perché Keelin si preoccupò per la sua silenziosità.
"Klaus ha ucciso qualcuno? Avete combinato disastri apocalittici?"
"Ho sbagliato con Artemis. Ho dubitato di lei e delle sue intenzioni." Disse Freya.
La strega era circondata da libri e antichi grimori, candele e fogli accartocciati.
"Stai cercando un incantesimo?"
"Sto cercando di capire Artemis. E' nata da due congreghe diverse, ha due linee di sangue magiche diverse, perciò il suo potere è così forte. Lei non è del tutto cosciente."
Keelin si sedette sul bordo del letto, l'espressione preoccupata alla vista di tutte quelle formule magiche.
"Una strega tanto potente non piace a nessuno. Lei non è pura."
Freya fece un cenno della testa, determinata a trascorrere ore e ore sui quei grimori pur di scovare mezza informazione.
"Ed è per questo che devo aiutarla. Artemis deve essere protetta ad ogni costo."

Artemis odiava le città rumorose. Chicago era caotica sia di giorno sia di notte, ma lei poteva creare una bolla magica che teneva fuori i rumori. A New Orleans, invece, la notte era talmente viva e spettacolare che avrebbe voluto respirare quell'aria di festa per sempre. Si era rifugiata sul tetto del palazzo e si era appoggiata alla ringhiera per osservare la pullulante Bourbon Street. Sentiva la musica jazz, le risate, gli schiamazzi degli ubriachi.
"New Orleans è una sirena, tentatrice, un posto da favola, un'illusione."
Artemis non si girò, sapeva che quella voce apparteneva a Klaus. L'ibrido aveva un modo particolare di parlare, un suono antico ed elegante riverberava nella sua voce.
"E' una bellissima città."
"Noto una venatura malinconica nella tua affermazione. Che c'è?"
Klaus l'aveva affiancata, i gomiti sul parapetto e gli occhi che vagavano fra i tetti della città.
"E' una cosa stupida. Rideresti di me." disse Artemis in imbarazzo.
"Non oserei mai ridere di te. Parlami, Artemis."
La ragazza si sedette con la schiena contro la ringhiera e le ginocchia strette al petto, gli occhi lucidi sotto i raggi della luna.
"Io mi sento una emarginata da sempre. Sento di non appartenere a nessun posto. Sono una vagabonda, vado in tondo e in largo senza mai raggiungere una meta. Vivo così da quando sono nata. Ho una vita a metà. Mia madre aveva dei segreti, mio padre è sempre mancato, i miei poteri sono sconosciuti. Non mi sento completa. Io..."
Klaus si inginocchiò al suo fianco e le mise una mano sulla spalla a mo' di consolazione. In quella ragazza rivedeva se stesso: insicurezze, paure e mostri. Entrambi possedevano una doppia natura che nessuno poteva comprendere appieno.
"Io ti prometto che scopriremo tutta la verità. Rimetteremo ogni tassello al posto giusto e tu alla fine vedrai il quadro completo. Nulla è perduto. Siamo solo all'inizio."
Artemis gli rivolse uno sguardo sconsolato, stentava a credergli. In vita sua non aveva mai creduto alle promesse. Credere implica fidarsi e la fiducia implica gettarsi da un aereo senza sapere se il paracadute si aprirà o no.
"Mi aiuterai perché vuoi sfruttare i miei poteri? O perché mia madre ti ha resto un ibrido?"
Klaus le afferrò le mani e le regalò un sorriso sincero. Artemis era potente, un drago pronto a sputare fuoco, ma era anche instabile e aveva bisogno di un punto fermo.
"Ti aiuterò perché sono tuo amico."
Artemis ritrasse le mani come se si fosse scottata. Klaus parlava così perché lei lo aveva costretto? Non era più sicura di niente.
"Non toccarmi. Ti prego, tu non... non toccarmi."
L'Originale sollevò le mani per mostrarsi inerme, non aveva cattive intenzioni.
"Sappi che la mia offerta di amicizia resta valida."

Artemis scivolò giù dal letto intorno alle due del mattino. Freya e Keelin erano andate a letto e Klaus, dopo aver dipinto per ore, si era appisolato nello studio. Dallo zainetto recuperò il quadernetto sgualcito di Farid e accese il computer. Aveva intenzione di comparare le annotazioni dell'archeologo con ciò che lei aveva scoperto. Klaus aveva sigillato il Papiro di Ani nella sua cassaforte protetta da un triplo incantesimo che solo Freya avrebbe potuto eliminare, pertanto poteva affidarsi solo alle foto dei fogli di papiro che aveva scattato.
"Che stai combinando?"
Artemis sobbalzò e si morse la lingua per non strillare. Gabriel era appollaiato alla finestra e sorrideva divertito. Sembrava un gatto fastidioso che miagola per tenerti sveglio.
"Che fai qui? Klaus potrebbe malmenarti. Al momento ti odia."
"Klaus mi odia sempre. Allora, fai qualche abracadabra?"
Artemis chiuse il computer con uno scatto e nascose il quadernetto sotto il cuscino. Gabriel sembrava fin troppo interessato ai suoi affari da strega, ciò lo rendeva sospetto.
"Tu non mi piaci, Gabriel. Nascondi qualcosa. Di che si tratta?"
Gabriel sorrise di nuovo, questa volta in maniera inquietante.
"Voglio squarciarti la gola e dissanguarti. Non ho mai mangiato una strega."
Artemis strinse le magni a pugno, pronta a difendersi con ogni sorta di magia. Il vampiro, anziché attaccarla, balzò giù dalla finestra e avanzò nel buio. I suoi passi non facevano neanch rumore.
"Se provi a farmi del male..."
"Non sono così stupido. Klaus mi strapperebbe il cuore se ti facessi del male."
"Allora che cosa vuoi da me?"
Gabriel si muoveva nella stanza come un felino a caccia. Aspettava solo il momento giusto per affondare gli artigli nella sua preda.
"Tu lo sai come sono diventato un vampiro?"
"Klaus ti ha trasformato cinque anni." Disse Artemis.
"Tutto ha avuto inizio con un cuore spezzato. Che ironia, vero? I cuori dei vampiri non battono."
Artemis si mise in piedi, doveva essere preparata a sferrare un attacco in qualsiasi momento. Al minimo segnale di pericolo avrebbe scaraventato il vampiro fuori dal palazzo.
"Parla chiaro. Chi ti ha spezzato il cuore?"
Gabriel estrasse il portafogli e mostrò ad Artemis la foto di una ragazza dai perfetti boccoli biondi e dal sorriso smagliante.
"Lei era Gwen. Era la mia fidanzata, l'amore della mia vita. È stata uccisa cinque anni fa."
"Com'è morta?"
Gabriel sospirò, nei suoi occhi scuri si riversarono amore e dolore in egual misura.
"Gwen era una strega della Congrega Lyra. Era la migliore amica di Miriam. Quando la Congrega ha scoperto che Gwen si era innamorata di un umano, convocò il Tribunale per metterla a giudizio. Sai quale fu l'esito?"
Artemis tremò al solo pensiero della povera Gwen, sola, torturata dalla sua stessa congrega. Era il medesimo destino che si era abbattuto su sua madre.
"Quale fu?"
"Gwen fu punita con una scelta: o mi uccideva per dimostrare la sua lealtà, oppure si uccideva per ripulire la macchia del suo peccato."
Dalla durezza nella voce di Gabriel fu chiaro ad Artemis la meta finale di Gwen.
"Lei si è uccisa per salvarti." Mormorò Artemis.
"Esatto. Quella notte mi sono gettato dalla guglia di Saint Louis, volevo morire per ricongiungermi con lei. La vita, però, aveva altri piani per me. Klaus mi ha trovato prima che morissi e mi ha fatto bere il suo sangue per trasformarmi."
Artemis rimase stupita dal gesto di Klaus. Salvare la vita di un ragazzo non sembrava rientrare fra le priorità di un ibrido narcisista ed egoista.
"Che cosa vuoi da me, Gabriel?"
"Voglio che riporti in vita Gwen. Quando resusciterai tua madre, dovrai fare lo stesso per Gwen."
"Gabriel..."
Un secondo dopo la mano di Gabriel si strinse attorno alla gola di Artemis, ma la presa non era tanto salda da strozzarla; piuttosto era un avvertimento.
"Tu resuscita Gwen e io troverò tuo padre. Abbiamo un accordo?"
Artemis socchiuse gli occhi e le dita di Gabriel si ruppero una dopo l'altra finché la mano fu fuori uso. Alla ragazza bastò un pizzico di concentrazione per far venire un aneurisma al vampiro.
"Va a Mystic Falls e scopri cosa faceva lì mia madre. Quando e se avrai informazioni utili su mio padre, allora discuteremo di Gwen."
Gabriel, piegato a terra con la testa fra le mani, annuì e sputacchiò.
"O-o-ok-kay."
Artemis allentò la presa e il vampiro si accasciò sul pavimento con la saliva che gli colava sul mento.
"Non sfidarmi mai più, Gabriel."

Salve a tutti! 🥰💕
Gabriel e Artemis sono un bel team che combina guai, eh.
Artemis, inoltre, inizia a scavare nel passato oscuro di sua madre. Quali altri segreti deve ancora scoprire?
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

BLOODY WAR || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora