Il sacrificio

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9. IL SACRIFICIO

"Non esiste distinzione tra magia bianca e magia nera. Quando la magia funziona, è sempre opera del demonio."
(Gabriele Amorth)

Artemis non ne poteva più di quell'aria satura di polvere. La grotta in cui era stipata era piccola, illuminata solo dalla luna che galleggiava in cielo nella sua versione piena. La salopette di jeans era strappata sulle ginocchia e l'orlo di una gamba cadeva a brandelli. Si sentiva come un animale in gabbia, stanca, affamata e irritata. Ad un certo punto l'ululato di Hope si era interrotto, quindi due erano le possibilità: o era riuscita a contattare i Mikaelson oppure era stata uccisa.
"Ucci, ucci, sento odore di streguccia!" canticchiò una voce.
Artemis rabbrividì, sembrava l'inizio di una favola dell'orrore. Dal corridoio naturale della grotta sbucò Miriam, vestita di nero da capo a piedi e con i capelli castani legati in un perfetto chignon. Il naso all'insù era così simile al suo che Artemis solo ora ricordava a se stessa che quella era sua sorella.
"Sei venuta a uccidermi? Era ora!"
Miriam ghignò, sebbene gli angoli della bocca fossero tesi come cavi elettrici.
"L'umorismo è un meccanismo di difesa, sai. Diciamo cose stupide quando abbiamo paura."
Artemis fece spallucce, non avrebbe mostrato un briciolo di timore davanti a quel mostro.
"Tu credi che io abbia paura? Peccato per te, non hai vinto un milione di dollari!"
"Lo hai fatto ancora: usare l'ironia per proteggerti. Sei una creatura così semplice e banale."
"Almeno non sono una psicopatica che rapisce la gente."
"Però sei tanto audace da voler resuscitare tua madre." Replicò Miriam.
Quel colpo andò a segno, tant'è che Artemis digrignò i denti per la rabbia.
"Non parlare di mia madre."
"Altrimenti? Non puoi fare niente con quelle manette. La fuga di Hope era calcolata."
Miriam si appoggiò alla parete e osservò la sua sorellastra che si dimenava per sganciare le manette.
"Tu sapevi che Hope sarebbe scappata?" chiese Artemis.
"Lo avevo previsto. È una Mikaelson, il suo sangue può sciogliere l'incantesimo delle manette per via del suo legame con Kol. Speravo solo che non venisse a saperlo, ma non importa. Non sono una sprovveduta. Niente e nessuno rovinerà i miei piani."
Artemis brancolava nel buio adesso. Se Hope doveva essere usata come conduttore magico, ora chi avrebbe preso il suo posto? Miriam aveva curato ogni singolo dettaglio, le sue mosse erano imprevedibili.
"Ora che non puoi usare il cuore di Hope per la bilancia, come farai?"
Miriam ridacchiò, trovava divertente l'ingenuità della sorellastra mescolata ad una sana dose di ignoranzain campo magico.
"Io ho ascoltato la vostra conversazione. Quando ho sentito che Hope ha già ucciso e che il suo cuore non è più puro, ho cambiato strategia. Ho una riserva."
"Florie, lo so." Disse Artemis.
"Oh, ma la nostra streghetta ha un briciolo di cervello. Straordinario!" la derise Miriam.
Era troppo spavalda, notò Artemis, e ciò significava che la sua strategia era davvero perfetta. C'erano ancora punti che lei non riusciva a ricongiungere. Al puzzle mancavano dei pezzi.
"E io che ci faccio qui? Hai le streghe e i turisti per il sacrifico. Hai Florie come riserva per il cuore innocente. Io che c'entro?"
Miriam si accarezzò il mento, un sorriso compiaciuto aleggiava sulle sue labbra coperte dal rossetto color malva.
"Tu sei un incrocio, ovvero una strega nata da due congreghe diverse. Questo ti rende particolare, sei più potente delle altre streghe. Hai già scoperto il tuo potere speciale?"
Artemis sapeva che si stava riferendo alla manipolazione delle emozioni, ma non avrebbe spifferato alla sorella malvagia le sue capacità. Mantenne la voce distaccata quando rispose.
"Non ancora. Freya cercava in tutti i modi di capirlo."
"Mi stai dicendo che Vincent Griffith non ha ancora capito la tua specialità? Strano. E sì, ti ho spiata e conosco tutti i tuoi spostamenti."
"Non avevo dubbi." Replicò Artemis, stizzita.
Miriam fece spallucce, non le importava il disprezzo di Artemis, ormai tutti in città non la sopportavano.
"Conosci l'Espressione?"
"Intendi la robaccia più oscura della magia nera? Ne so poco." Rispose Artemis.
"Tu proprio non sai nulla di magia. Credevo che tua madre ti avesse insegnato qualcosa."
Artemis trattenne un grugnito alla menzione della madre, ancora non riusciva a metabolizzare la sua assenza. Yvette le aveva impartito le lezioni basilari della magia, come trarre energia dalla natura, come accendere e spegnere il fuoco, come localizzare qualcuno, come occultare qualcosa, ma non le aveva mai spiegato i segreti pericolosi. Artemis aveva appreso nozioni di magia nera e negromanzia da sola, studiando i libri dei suoi nonni. L'Espressione era una di quelle conoscenze di cui non aveva mai sentito parlare.
"Mia madre mi faceva praticare poca magia. Temeva che ci avrebbero scoperte se avessi usato i miei poteri."
"Io ti ho scovata proprio così." Disse Miriam.
"In che senso?"
Artemis non ricordava di aver mai conosciuto Miriam in precedenza. Aveva conosciuto suo padre a Mystic Falls sotto falso nome, ma la sorella e il fratello erano una novità assoluta.
"Circa otto mesi fa hai fatto un incantesimo per la tua amica Lauren. Te lo ricordi?"
"Non sono stata io. E' stata mia madre. Lauren era stata derubata, perciò mia madre ha fatto un incantesimo di protezione su di lei. Ma questo che c'entra?"
"La tua mammina ha usato un amuleto per fare l'incantesimo. Beh, quell'amuleto apparteneva a mio padre e io lo stavo localizzando da anni. Quando tua madre ha attivato la protezione, io sono riuscita a localizzare l'amuleto."
Artemis fece due calcoli: se Miriam aveva rintracciato l'amuleto, allora aveva rintracciato anche lei e sua madre. E se Miriam aveva trovato sua madre...
"L'hai uccisa, vero? Hai ucciso mia madre."
Le labbra di Miriam si aprirono in un sorriso radioso. Annuì e fece un mezzo inchino.
"Vero. Tua madre meritava una punizione da ventitré anni. La mia congrega da tempo aveva sancito la sua pena, era compito mio attuarla. Uccidere tua madre è stato catartico."
Artemis non poteva reggere quel colpo. Si afflosciò contro la parete fino a lasciarsi cadere per terra. Le lacrime le gonfiarono gli occhi e poi le rigarono le guance. Era come se sua madre stesse morendo una seconda volta.
"Io ti ammazzerò. Giuro su mia madre che ti strapperò il cuore con le mie mani."
Miriam scoppiò a ridere, ricevere minacce da una ragazza in lacrime era patetico.
"Non preoccuparti, sorellina. Fra poche ore sarai morta anche tu e potrai ricongiungerti con quella traditrice di tua madre."

Klaus scalciò l'ennesimo ramo con uno sbuffo. Stavano girando in lungo e in largo alla disperata ricerca di una traccia che li conducesse alla fantomatica grotta. Freya camminava tenendo gli occhi incollati alla terra come un segugio che annusa le tracce.
"Da questa parte."
"Lo dice il tuo sesto senso?" la rimbeccò Klaus.
"Niklaus, ti prego di essere gentile con nostra sorella." Disse Elijah, calmo.
Freya camminava a passo felpato, attendeva che la natura le sussurrasse all'orecchio. Peccato che per ora l'unico rumore fossero i gufi.
"Andiamo a destra."
Klaus non tollerava più quella lentezza, era una tortura psicologica che gli faceva accapponare la pelle per il nervosismo.
"C'è una cosa che ancora non capisco. L'Espressione usa tre sacrifici che formano il cosiddetto 'triangolo dell'Espressione'. Abbiamo le streghe e i turisti rapiti, ma quale sarebbe il terzo punto caldo?"
Freya e Kol ne avevano già discusso ed entrambi erano giunti alla stessa conclusione, una triste rivelazione che odorava di morte.
"E' Artemis. Lei è un incrocio e quindi ha poteri speciali, questo la rende un potente essere soprannaturale. E' il sacrifico perfetto."
"Troverò Miriam e la ucciderò." Sbottò Klaus.
Freya si arrestò di colpo, la pelle prese a formicolare come se fosse collegata ad un cavo elettrico.
"L'incantesimo di occultamento inizia da qui. Devo incanalare uno di voi per spezzarlo."
Elijah fece un passo avanti e tese la mano verso la sorella.
"Mi offro volontario. Niklaus andrà per primo, noi lo raggiungeremo in seguito."
"Va bene." Acconsentì Klaus.
Freya strinse la mano di Elijah e con l'altra affondò le dita nella terra. La magia crepitava sotto la superficie, poteva sentirla vibrare in ogni fibra del corpo. Chiuse gli occhi e si concentrò sull'assorbimento dell'incantesimo. Il braccio si infiammò mentre le dita si contorcevano nel terriccio. Pochi istanti dopo crollò addosso ad Elijah, che la strinse fra le braccia.
"Klaus, vai. Vai!" lo incitò Freya.
Elijah vide il fratello scorrazzare fra gli alberi grazie alla super velocità da vampiro. Aiutò Freya a rimettersi in piedi, tenendola stretta a sé per non farla cadere.
"Niklaus sembra molto coinvolto da questa Artemis."
"Klaus ha un debole per le donne di carattere."
"Speriamo che questa ragazza non gli spezzi il cuore." Mormorò Elijah.

Artemis fu scaraventata per terra senza alcuna cura. Usò i gomiti per impedirsi di sbattere la faccia contro il pavimento difforme della grotta. Questo spazio era più grande, doveva trattarsi dell'ambiente principale da cui si dipartivano le altre grotte minori. Al centro c'era un altare di pietra bianca, tipico dei rituali. Accanto vi era un piccolo monolite su cui erano esposti una bilancia, un coltello e una ciotola di terracotta.
"Lugubre." Commentò sotto voce.
"Sta zitta." Le ordinò un tizio calvo con i baffi neri.
Era un membro della Congrega Lyra, uno dei fedelissimi di Miriam. Si sedette su un masso e si asciugò le lacrime, alcune si erano già seccate sulle guance. Una donna sulla quarantina entrò nella grotta a passo spedito, gli occhi verdi erano adombrati dalla preoccupazione.
"Billy, qualcosa non va. L'incantesimo di occultamento si è sciolto. Siamo esposti adesso."
L'uomo con i baffi si irrigidì e guardò verso l'ingresso della grotta come se qualcuno potesse balzare fuori da un secondo all'altro.
"Io avviso Miriam, nel frattempo tu usa le rune come protezione."
La donna annuì e sparì in una grotta secondaria, tornando poco dopo con un gesso bianco in mano. Artemis non capiva cosa stesse facendo, soltanto ora si rendeva conto che sua madre le aveva fornito una scarsa educazione magica.
"Che stai facendo? Perché le rune?"
La donna la guardò di sbieco come se avesse bestemmiato. Terminò di tracciare un simbolo prima di passare ad un'altra runa.
"Che razza di strega non sa a cosa servono le rune?"
"Una che ama farsi gli affari suoi." Disse Artemis.
"Le rune servono come difesa. Nessuna creatura mistica può oltrepassare le rune, ecco perché le usiamo quando l'occultamento non funziona."
Artemis si appuntò in mente quella nuova nozione. Se fosse uscita viva da quella grotta, promise a se stessa che avrebbe studiato ogni libro di magia senza tralasciare neanche una minuzia. Era impreparata e questo poteva costarle la morte.
"Preparate tutto! Svelti, non c'è tempo da perdere!" stava abbaiando Miriam.
Dalle grotte circostanti sbucarono altri membri della Congrega Lyra, erano all'incirca una trentina ed erano divisi in gruppi. Un gruppo scortava i turisti, un gruppo scortava le streghe e un gruppo trascinava Florie. Un lampo di luce argentata colpì il pavimento naturale della grotta: la luna era alta e illuminava il Bayou. Il rituale poteva avere inizio.
"Miriam, sento che i vampiri si avvicinano." Disse uno sciamano dalla pelle ambrata.
Artemis fu felice per un breve istante, poi si ricordò che le rune avrebbero impedito l'accesso a chiunque. Era giunta la sua ora.
"Preparate la ragazza umana. L'altare deve essere impeccabile. E preparate anche Artemis, disponetela al vertice."
Billy, l'omone calvo ma con dei baffi curatissimi, strattonò Artemis spingendola fino al centro della grotta. La luce della luna era così intensa che la ragazza dovette ripararsi gli occhi con la mano.
"Che fate ora? Mi sgozzate come una capra sacrificale? Piuttosto barbaro."
"Chiudi la bocca."
I gruppi si mossero in contemporanea, sembrava una strana danza macabra. Le streghe e i turisti rapiti furono collocati a tre metri di distanza, allineati all'altare.
"State costruendo un triangolo. Perché?" chiese Artemis, curiosa.
Billy la posizionò al centro fra le streghe e i turisti, a separarli vi era solo il marmo lucido dell'altare. Lei costitutiva il vertice di quella piramide mortale.
"Perché è così che funziona l'Espressione: tre sacrifici per formare un triangolo."
Artemis comprese che il triangolo attirava l'energia dei sacrifici e la donava al carnefice.
"Io da sola valgo quanto nove persone?"
Billy le diede un calcetto dietro il ginocchio sinistro per costringerla a inginocchiarsi.
"Tu da sola vali quanto cinquanta persone. Sei un incrocio, una potete anomalia nel mondo delle streghe. Tu da sola basti e avanzi come sacrificio."
Artemis sospirò, l'idea di essere sgozzata e di sanguinare in una grotta durante il plenilunio non rientrava neanche nei suoi incubi peggiori.
"Fantastico. L'unica volta che posso essere speciale servo per un sacrificio. La triste storia della mia vita."
"Parli troppo." Bofonchiò Billy.
"Mi capita quando sono agitata. Sai com'è, sono la punta di un iceberg di sangue!"
Billy non la degnò di una risposta, si voltò e raggiunse Miriam chissà dove.
"Sei uguale a tua madre. Avete lo stesso vizio di parlare quando non è richiesto."
Artemis guardò la donna che aveva parlato, si trattava di una signora di circa settanta anni con rubino enorme al collo. Era una delle streghe del sacrificio.
"Che ne sai tu di mia madre?"
"Ne so molto. Io sono Lydia Chevalier, il capo della Congrega del Corvo. Tua madre faceva parte della mia Congrega."
"Una Congrega del cazzo, oserei dire." Asserì Artemis, rabbiosa.
Klaus le aveva spiegato che le streghe di New Orleans erano attaccate alla tradizione e che millantavano un ideale ispirato alla purezza, che in parole povere denotava un certo odio fra razze sovrannaturali.
"Sei una ribelle come tua madre. A proposito, dov'è?"
"E' morta sei mesi fa. Ora tu e i tuoi accoliti sarete contenti." Ringhiò Artemis.
Lydia abbassò lo sguardo, una lacrima le bagnò la guancia e cadde sul rubino.
"Come è capitato?"
"Miriam l'ha uccisa perché meritava di essere punita a dovere. Secondo le regole di voi streghe fanatiche, mia madre doveva soffrire per essersi innamorata di Oscar Cooper. Ora sarete tutti felici che lei abbia pagato dopo ventitré anni."
Artemis aveva sentito la propria voce vacillare ma si costrinse a non piangere. Doveva tenere duro, indossare la corazza e fingersi sicura.
"Sono molto dispiaciuta. Volevo bene a Yvette, era intelligente e coraggiosa. Ero convinta che un giorno avrebbe preso il mio posto a capo della Congrega."
"Invece ha preso posto sotto terra." Disse Artemis con tono glaciale.
Lydia trasalì ma rimase composta, come del resto lo era la perfetta treccia di capelli bianchi.
"Le cose sono cambiate negli anni. Adesso non siamo più rigidi come una volta. Quelle regole obsolete non valgono più."
"Non me ne frega niente. Le vostre regole del cazzo hanno ucciso mia madre. Voi siete responsabili quanto Miriam."
"Oh, bene. Vedo che vi siete finalmente conosciute!" esclamò Miriam.
Ora al suo fianco c'era il marito Andrew, sempre pallido e sconsolato come quando Artemis lo aveva conosciuto.
"Mi uccidi oppure dobbiamo aspettare ancora molto?" sbottò un giovane turista.
Miriam si voltò verso di lui con sorriso felino, una tigre pronta ad addentare la preda.
"Visto che siete così impazienti, possiamo cominciare."
"Potevi anche stare zitto, imbecille." Lo attaccò Artemis.
Le persone rapite erano perlopiù svenute, Miriam li teneva a bada grazie a piante soporifere. Solo Artemis, Lydia e quel giovane turista erano svegli.
"Mi chiamo Franz, non 'imbecille'."
Artemis lo trafisse con un'occhiata, era assurdo che tenesse a fare quella precisazione in punto di morte.
"Di cognome fai 'permaloso', eh?"
Trascorsero i minuti successivi in silenzio. Miriam aveva fatto portare un baule nella grotta e ora stava estraendo un faldone di fogli. Artemis riconobbe subito i fogli di papiro. La sorellastra sfogliò le pagine con attenzione, gli occhi che si assottigliavano riga dopo riga.
"Non guardarmi così, Artemis. È merito tuo se ho trovato l'incantesimo."
Miriam sventolò un foglio di papiro strappato su un lato, era quella la pagina rubata di cui aveva parlato Lauren.
"Tu mi volevi a New Orleans. Hai fatto di tutto pur di attirarmi." Disse Artemis.
"Hai presente il tizio che ti ha messo in contatto col mercato nero messicano? Era un mio amico sciamano che mi doveva un favore. L'ho pagato bene per ingannarti."
Miriam tornò a leggere la formula magica, chiuse gli occhi e la ripeté a mente.
"Da quanto tempo sei in possesso di quell'incantesimo?"
"Da circa un anno. Una pagina del Papiro di Ani si trovava nelle mani di un collezionista di Londra. Mi è bastato andare in Inghilterra, ucciderlo e prendere la pagina."
Artemis emise un verso di disgusto. Miriam parlava di omicidio come se berciasse del tempo soleggiato. Un pensiero balenò nella mente di Artemis, un fattore che fino ad allora non aveva considerato.
"Tua madre è morta ventitré anni fa, il suo corpo è ridotto ad un mucchio di ossa spolpate. Non è un corpo adatto per un incantesimo di resurrezione."
Miriam sorrise, il suo cervello diabolico aveva fatto i conti anche con quel dettaglio.
"Qui entra in gioco un'altra pedina."
Da una grotta laterale uscì Billy che scortava due ragazze: una era Florie e l'altra era sconosciuta.
"Vuoi sterminare tutta New Orleans?"
Artemis adesso aveva davvero paura. Miriam era capace di tutto, non aveva nessun timore di essere crudele e la sua congrega le ubbidiva come un branco di cani addomesticati.
"Soltanto le persone sacrificabili. Insomma, senza cittadini non potrei essere la sindaca!"
Miriam ridacchiò e tornò a sfogliare il faldone di papiro, ogni tanto mormorava qualche parola e dava un'occhiata alla luna.
"La cassa è arrivata." Annunciò Billy.
"Portatela dentro."
Miriam si sfregò le mani come se fosse sul punto di metterle su un ricco bottino. Artemis non capiva a cosa servisse una cassa, non pensava fosse fondamentale per il rito. Con orrore scoprì che la cassa in questione era una bara di legno nero lucido, sul coperchio sfoggiava una applique d'argento a forma di giglio francese.
"Apritela!" ordinò Miriam.
Quando Billy e un altro sciamano tolsero il coperchio, la puzza infestò l'intera grotta. L'odore acre della putrefazione aleggiava sopra le loro teste come la spada di Damocle. Artemis sentì i conati di vomito risalirle lungo l'esofago, quindi chiuse gli occhi e respirò a fondo per non rigurgitare i sandwich di Vincent.
"E adesso?" chiese Billy, il naso coperto dalla mano.
Miriam accarezzò le ossa della madre, la pelle degli zigomi era scomparsa lasciando in mostra solo nere cavità.
"Disponete il corpo sull'altare e preparate Bella."
Artemis guardò la ragazza accanto a Florie e capì che si trattava della fidanzata di Nathaniel. Aggrottò la fronte per il disgusto.
"Nathaniel sa che stai per sacrificare la sua fidanzata?"
"Certo che lo sa. E' lui che si è offerto di usare il corpo di Bella." Disse Miriam.
Klaus aveva assicurato ad Artemis che i sentimenti di Nathaniel erano reali, perciò quel repentino cambio di idea era sconvolgente. Se il fratellastro era disposto a rischiare la vita di Bella, allora per lei non c'era nessuna speranza di salvezza.

Klaus aveva setacciato una decina di grotte, nessuna era quella giusta. Aveva intercettato l'odore di Hope e stava seguendo la scia nel tentativo di trovare la via.
"Ma che diavolo..."
Un tanfo di morte gli fece contorcere le budella. Da qualche parte c'era un cadavere decomposto che emanava quell'olezzo terribile. Artemis aveva detto che per l'incantesimo serviva il corpo della defunta, pertanto quello doveva essere il corpo di Dana Cooper. Si mise sulle tracce del tanfo e, dopo una ventina di metri, raggiunse una parete rocciosa non molta alta. L'odore putrefatto si mescolava con quello di Hope. Era la grotta giusta.
"Finalmente sei qui. Avevo perso le speranze."
Nathaniel se ne stava davanti ad un buco con la torcia in mano, le fiamme gli facevano brillare gli occhi castani.
"Artemis è dentro?"
"Sì, insieme ai sacrifici e al corpo di mia madre. Tutto bene con Florie?"
"Tutto benissimo." Disse Klaus.
Lui e Nathaniel si erano messi d'accordo poche ore prima e Florie era il cavallo di Troia che avevano sfruttato per l'occasione. Bella, invece, era solo una distrazione.
"Seguimi. Il rituale inizierà fra pochi minuti."
I due uomini entrarono nella grotta e camminarono a passo svelto in direzione dello spazio centrale. Klaus poteva sentire almeno una cinquantina di cuore battere e di polmoni respirare. Si concentrò per individuare quello di Artemis. Il suo cuore aveva un suono particolare, simile al fuoco scoppiettante del camino. Sospirò di sollievo quando alle sue orecchie giunse quel rumore familiare.
"Artemis è viva."
"Non per molto." Disse Nathaniel, cupo.

Artemis non riusciva a guardare l'altare. Dana Cooper era un ammasso di ossa, carne sfilacciata e vestiti strappati. Era uno spettacolo atroce. Avrebbe avuto gli incubi per sempre, ammesso che ne fosse uscita viva.
"Fate sdraiare Bella per terra e copritela con un lenzuolo." Comandò Miriam.
Bella fu adagiata per terra, i capelli color grano in netto contrasto con il terriccio nero, e fu coperta da un telo di seta bianca. Era ancora svenuta, stordita dalle piante soporifere usate da Miriam.
"No! No!" protestò Florie.
Billy la stava strascinando per i capelli verso l'altare, un boia pronto a stroncare la sua gioventù. Artemis ripeté il consiglio di Marie-Sophie: eliminare l'ingrediente principale. Il cuore di Florie era quell'ingrediente, ogni battito l'avvicinava alla bilancia.
"Lasciala stare. Miriam, ti supplico!" pregò Artemis.
"Arriverà anche il tuo turno. Aspetta ancora un po'." disse Miriam.
Florie aveva paura, Artemis lo sentiva fin dentro le vene. Trasalì quando la ragazza la guardò dritto in faccia con determinazione.
"Io, io sono niente. Senza vita. Senza anima."
Artemis impiegò qualche secondo ad elaborare quella frase in apparenza senza senso. Erano le parole che Dracula pronunciava nel film del 1992 ispirato al romanzo di Bram Stoker. Conosceva a memoria quel film, lei e Lauren lo avevano guardato e riguardato solo per ammirare la bellezza di Keanu Reeves. Solo una persona sapeva che lei un mese prima aveva guardato 'Dracula' per l'ennesima volta; quella persona era Klaus. Era un messaggio per lei.
"Muoviti." Disse Miriam, spazientita.
Florie gettò un'occhiata fulminea ad Artemis che pareva proprio un avvertimento.
"Senza vita, Artemis! Senza vita!" gridò Florie.
Fu allora che Artemis colse il messaggio criptico: Florie era pallida e sudava, si guardava intorno con gli occhi lucidi. Era in transizione.
"Eliminare l'ingrediente principale." Mormorò fra sé.
Artemis era costretta a prendere una decisione che le sarebbe costata cara. Ripensò a sua madre, al suo sorriso contagioso, alle sue ultime parole. Lottare contro la paura, ecco il segreto della vita.
"Mi dispiace, mamma. Mi dispiace."
"Ma che stai dicendo? Sta zitta!" sbraitò Miriam.
Florie annuì e Artemis capì che era il momento di porre fine a quella follia. Si alzò di scatto e si lanciò verso l'altare. Miriam vacillò all'indietro, sorpresa da quell'azione improvvisa.
"Fermatela!"
Era troppo tardi. Artemis usò la catena delle manette per circondare il collo di Florie. Tirò la corda con tutta la forza fino a spezzare le ossa. Florie cadde a terra con il collo storto, l'osso quasi sbucava da sotto la pelle.
"No! No! No!"
Miriam si gettò sul corpo esamine di Florie per tastare il polso, ma ormai non c'era più battito. Artemis sorrise con fare meschino, finalmente aveva guadagnato terreno.
"Florie si risveglierà come vampiro. La sua anima è stata corrotta dalla trasformazione. Hai perso il tuo cuore innocente."
Nello sguardo di Miriam baluginò un'oscurità che Artemis non aveva mai visto. La sorellastra con una mano la scaraventò contro la parete della grotta.
"Sono ancora in tempo per trovare una soluzione. Il posto è protetto dalle rune. Sai che vuol dire? Che la grotta resterà difesa fino a quando Megan sarà qui dentro."
Artemis capì che Megan era la donna dagli occhi verdi che aveva tracciato le rune.
"Io lo so." Tuonò la voce di Nathaniel.
Miriam mollò la presa su Artemis e si voltò verso il fratello. Nathaniel stringeva la mano attorno alla gola di Megan.
"Non oserai sfidarmi. Non sei così sciocco, Nathaniel."
"Hai rapito Bella, hai riesumato il corpo decomposto di nostra madre, vuoi sacrificare tutte queste persone. Sei tu che stai sfidando la pazienza di questa città, sorella."
"Non farmi del male, ti supplico." Piagnucolò Megan.
"Non ti farà del male. Nate è troppo tenero per compiere un tale scempio." Disse Miriam.
Artemis nel frattempo si era messa seduta e si massaggiava la schiena dolorante. Non riusciva a muoversi, ogni muscolo sembrava andare a fuoco per il dolore. Bella si era svegliata e la guardava con preoccupazione.
"Stai bene? Ce la fai a muoverti?"
"Mi fa male la gamba." Rispose Artemis a fatica.
Bella cercò di strisciare verso di lei, per fortuna Billy era troppo concentrato su Nathaniel per accorgersene.
"Credo che la tua gamba sia rotta."
"Grandioso. Mi rompo una gamba durante l'apocalisse." Sbuffò Artemis.
"Per questo dobbiamo andarcene il prima possibile. Idee?" chiese Bella.
Artemis soffocò il dolore, doveva restare focalizzata sulla risoluzione del rebus. Max le aveva consigliato di rimuovere l'ingrediente principale ma Miriam non era rimasta sconvolta più di tanto. Come aveva detto Marie-Sophie, si tratta di considerare gli schemi. Artemis fece vagare gli occhi di qua e di là in cerca di quegli schemi, e li vide tutti con chiarezza.
"Dobbiamo bruciare il corpo di Dana. Senza quello l'incantesimo di resurrezione è impossibile."
Bella guardò la bara con una smorfia di disgusto. Le arterie secche, i muscoli sfilacciati e sangue rappreso non erano una bella vista.
"Come facciamo? Miriam indebolisce i poteri delle streghe con le piante. Tu hai le manette."
Artemis fece un mezzo sorriso: Nathaniel reggeva una torcia.
"Daremo fuoco alla bara nella vecchia maniera. Dobbiamo distrarre Miriam."
Intanto Miriam stava roteando gli occhi per la centesima volta.
"Adesso basta, Nate. Tra venti minuti la luna si sposterà e io non potrò più praticare l'incantesimo. Mi stai facendo sprecare tempo prezioso con le tue chiacchiere."
"Quella non è tua madre." Disse una voce.
Miriam fece scattare la testa di lato e vide Klaus Mikaelson nel corridoio che conduceva alla grotta. Per fortuna non poteva andare oltre grazie alle rune di protezione.
"Certo che è mia madre. L'ho riesumata dalla nostra cappella di famiglia."
Klaus rise, il suono riecheggiò nello spazio vuoto del corridoio.
"Oscar è un abile bugiardo. Tuo padre vi ha nascosto molte cose."
"Lui ha ragione. Ascoltalo." Disse Nathaniel.
Miriam fece oscillare gli occhi fra i due, ora era confusa e non sapeva come controbattere.
"Perché mio padre avrebbe mentito?"
"Il corpo di tua madre è stato cremato dopo il funerale." Spiegò Klaus.
"Frottole! Nate, come puoi credergli?"
Nathaniel avanzò di un passo, non voleva che la sorella si allontanasse da lui.
"Nostro padre me lo ha confermato. Tu stai per resuscitare la mamma e lui dov'è? Non ti sembra strano che non sia presente?"
Miriam abbassò lo sguardo, un cucciolo smarrito e accecato dai fari della verità.
"Lui è a casa al sicuro. Non voleva che Artemis gli facesse del male."
"No, Miriam. Nostro padre ha preso un volo per il Giappone due ore fa. Non voleva che tu scoprissi l'inganno."
"No. Lui... lui..." balbettò Miriam.
Klaus allungò il collo e vide Artemis rannicchiata dall'altra parte, con lei c'era Bella che l'aiutava a mettersi seduta.
"Fidati di tuo fratello, Miriam. Oscar ha cremato vostra madre per evitare di farla tornare in vita. Non è stata Yvette a uccidere vostra madre."
Quando Miriam riportò l'attenzione su Klaus, i suoi occhi erano pieni di lacrime.
"E chi è stato?"
"La mamma si è suicidata." Confessò Nathaniel.
"No! Non dirlo!"
Klaus si sporse di più per farsi vedere da Miriam, doveva ammansirla per tenerla lontana da Artemis.
"E' la verità. Dana era stanca dei continui tradimenti di vostro padre. Lei lo amava ma a lui non importava. Un giorno, però, il suo cuore non ha retto all'ennesima scappatella e ha deciso di uccidersi. Vostra nonna ha dato la colpa a Yvette per nascondere il suicidio e per proteggere te e Nathaniel dalle malelingue."
Miriam scivolò per terra, le mani sul petto e le lacrime che sgorgavano copiose.
"No! No!"
Nathaniel abbandonò la fiaccola e si inginocchiò davanti alla sorella per abbracciarla.
"Shh, non piangere. Va tutto bene, Miriam."
Malgrado la testa annebbiata dal dolore, Artemis vide la fiaccola giacere per terra a pochi metri dal cadavere. Era la loro occasione.
"Adesso, Bella! Adesso!"
Bella era stremata dalle erbe che emanavano effluvi in tutta la grotta, ma cercò di resistere in ogni modo e chiuse gli occhi per raccogliere le forze.
"Incendia!"
Dalla fiaccola si dipartì una scia di fuoco che si arrampicò sull'altare e avvolse la bara. In una manciata di secondi la cassa stava andando a fuoco. La puzza di carne bruciata era stomachevole.
"Artemis!" gridò Klaus.
"Sono qui!"
"Lui non può entrare per via delle rune." Disse Bella.
"Ci penso io." intervenne Lydia.
Artemis rimase stupita dalla sua intraprendenza poiché era rimasta a guardare tutto quel teatrino senza muovere un dito.
"Finalmente ti sei decisa a muovere il culo."
Bella scoppiò a ridere, sebbene la paura facesse a gara con il sollievo.
"Come fai a ... Artemis? Artemis?"
L'ultima cosa che Artemis vide il volto di Klaus, dopodiché fu sopraffatta dall'oscurità.

Artemis si svegliò piena di dolori. Sbatté le palpebre per mettere a fuoco la stanza: si trovava in ospedale. Una flebo era attaccata alla mano e la sacca di minerali gocciolava spezzando il silenzio religioso. Provò a muoversi per mettersi più comoda ma ogni singolo muscolo sembrava bruciare.
"Ahia."
Sussultò quando la porta si aprì. Sospirò quando Klaus entrò in camera con un bicchiere di caffè in mano. L'ibrido sorrise nel vederla sveglia.
"Ben svegliata, mia cara. Come ti senti?"
"Come se fossi stata investita da un centinaio di camion. Che cosa è successo?"
Klaus si sedette sul letto e le accarezzò la mano, attento a non toccare l'ago infilato nella vena.
"Lydia ha costretto Megan a cancellare le rune, così sono entrato e siamo venuti in ospedale. Eri svenuta ed eri debole, non potevo darti il mio sangue per aiutarti. Se fossi morta con sangue di vampiro in circolo, ti saresti trasformata."
Artemis non ricordava nulla. La sua mente era andata in blackout dopo aver visto la bara di Dana mangiata dalle fiamme.
"Florie come sta? E Miriam? Raccontami."
"Florie sta bene. Si è nutrita e ha completato la trasformazione. Era da tempo che mi chiedeva di trasformarla in vampiro, quindi abbiamo sfruttato la situazione."
Artemis sentiva la gola asciutta, quindi tese un braccio per recuperare la caraffa d'acqua dal comodino.
"Mi aiuti?"
"Faccio io."
Klaus le riempì un bicchiere e glielo passò, poi lo rimise sul mobiletto.
"Come facevi a sapere che Miriam avrebbe scelto Florie come riserva?"
"Me lo ha detto Nathaniel. Vedi, Artemis, lui mi ha spifferato il piano di Miriam subito dopo averlo saputo. Voleva fermare il folle piano della sorella, voleva salvare te e voleva distruggere i fogli di papiro."
"Nathaniel voleva salvarmi?"
Klaus le scostò una ciocca dalla fronte e le sfiorò il mento con il pollice.
"Mi rincresce dirlo dato il mio pessimo rapporto con le streghe, ma Nathaniel è un bravo ragazzo. Insieme abbiamo pensato di usare Bella e Florie come esche per poter neutralizzare Miriam."
"E Miriam? Cosa ne è stato di lei?"
Artemis ricordava fin troppo bene la sofferenza sul volto della sorellastra quando aveva saputo che quel corpo non apparteneva a sua madre.
"Le streghe della sua congrega l'hanno prelevata e imprigionata chissà dove. Nathaniel è andato con loro per assicurarsene. Le streghe e i turisti rapiti stanno bene, Elijah e Gabriel hanno soggiogato gli umani perché dimenticassero. Anche Bella sta bene."
"Sono contenta per loro. E io come sto? Credo di avere una gamba rotta."
"Tu sei malconcia, ma tutto sommato stai bene. La tua gamba sta bene, hai solo una storta alla caviglia. Sei svenuta perché hai una commozione cerebrale che ti impediva di muoverti. Un paio di settimane e sarai come nuova."
Artemis si tastò la nuca e costatò la presenza di una benda che le circondava la testa.
"Poteva andarmi peggio."
"Non è andata neanche benissimo. Hai perso l'opportunità di riavere tua madre." Disse Klaus.
Artemis si guardò le mani, gli anelli ornavano ciascun dito e le pietre colorate risaltavano. Le cadde l'occhio proprio sull'anello di sua madre, quello con la pietra blu. Ripensò al dolce sorriso di Yvette, alla sua risata, a lei che suonava il violino, a lei che le preparava i pranzi migliori del mondo.
"Va bene così. Mia madre deve riposare in pace. E anche io devo trovare la strada giusta. Se non fosse stato per te e la tua famiglia, oggi sarei come Miriam. Senza di voi mi sarei trasformata in un mostro spietato. Mi manca mia madre? Sì, mi mancherà per sempre. È giusto riportarla in vita? No, non è giusto. Non sono disposta a uccidere delle persone per resuscitarla. Devo imparare ad andare avanti senza di lei. Farà malissimo, però è l'unico modo."
Klaus le strinse entrambe le mani, la sua pelle era piacevolmente calda.
"Ci sono io con te."
Artemis lo abbracciò affondando la testa contro la sua spalla, respirando quell'odore inconfondibile di bourbon e incenso.


Salve a tutti! 🥰🧡
Tutto è bene quel che finisce bene, più o meno. Miriam per ora è stata sconfitta ma mai dire mai! Il prossimo capitolo svelerà altri segreti.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

BLOODY WAR || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora