Gioco di squadra

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7. GIOCO DI SQUADRA

“La magia è un’arte che richiede collaborazione fra l’artista e il suo pubblico.”
(Eliza Marian Butler)

“Quindi adesso nostro fratello salva i randagi?” chiese Rebekah, scettica.
La notte precedente avevano cercato Artemis per tutta la città e alla fine Vincent l’aveva trovata svenuta davanti all’ingresso del cimitero Greenwood. Klaus a quel punto aveva deciso di portarla fuori da New Orleans e la scelta era ricaduta sulla tenuta di campagna di Rebekah e Marcel. Ora la ragazza riposava nella camera degli ospiti sotto le cure di Keelin.
“Artemis è la figlia di una certa Yvette, una vecchia amica di Klaus che è morta sei mesi fa. La ragazza vuole riportare in vita la madre ed è qui in cerca di un libro particolare.”
Freya sciolse nel tè un’altra zolletta di zucchero per addolcire la bevanda, oppure per addolcire la sensazione che le sconquassava lo stomaco.
“La magia nera è pericolosa. E voi Mikaelson dovete starne lontani.” Disse Marcel.
“E’ quello che dico sempre.” aggiunse Keelin.
Era stanca, le occhiaie erano il chiaro segno che non dormiva da ore. Indossava ancora la divisa dell’ospedale. Accettò con un sorriso cortese la tazza di caffè da Rebekah.
“Come sta Artemis? E Klaus?” chiese Freya.
“Artemis se la caverà. Klaus le ha dato il suo sangue e questo la rende stabile, dobbiamo solo aspettare che si svegli. Quanto a vostro fratello, è davvero distrutto.”
Rebekah arricciò le labbra e Freya si accigliò, entrambe sapevano che Klaus aveva la tendenza ad affezionarsi con esagerazione alle persone.
“Klaus ha una cotta per la strega.” Sentenziò Marcel.
“I sentimenti di Klaus non sono affar vostro.”
Tutti si voltarono per guardare Klaus che entrava in cucina con espressione dura. Era afflitto, ma cercava di mostrarsi saldo come una roccia.
“Nik, non siamo tuoi nemici. Siamo tutti qui per aiutarti.” disse Rebekah.
“Io devo sbrigare delle faccende in città, tornerò il prima possibile. Voi tenete d’occhio Artemis, non deve morire con il mio sangue in circolo. Se dovesse svegliarsi, avvisatemi.”
“Sarà fatto.” promise Keelin.
Klaus si infilò la giacca e sistemò il colletto, dopodiché uscì di casa a passo indemoniato.
“Sta andando a uccidere qualcuno.” Comunicò Freya.
“Vado con lui.” disse Marcel.
 
“Dove stiamo andando? Sembra di camminare da ore.”
Artemis stava attenta a non incespicare nella sottana ingombrante di Marie-Sophie, pestava i piedi come fosse una bambina capricciosa. Per fortuna aveva avuto la brillante idea cdi alzare i propri scarponcini prima di scappare dai Mikaelson.
“Vi porto a conoscere una persona. Miss Dumont, da questa parte non c’è molto da fare e l’unico svago è scambiare poche chiacchiere con gli spiriti che si incontrano.”
“Vostro marito non è proprio disponibile? Sarebbe bello parlare con un mio antenato.”
Marie-Sophie si fermò di colpo e Artemis le sbatté contro, massaggiandosi il naso per la via della botta.
“Artemis, voi sembrate possedere un quoziente intellettivo quantomeno decente e sarebbe ottimale per voi comprendere che nessuno dei vostri antenati vuole parlarvi. Mio marito mi ha pregata di non venire in vostro soccorso, ma non potevo di certo abbandonare una fanciulla fra la vita e la morte.”
“Davvero gentile da parte vostra, Sophie. Prego, continuiamo.”
Artemis aveva sperato che la sua morte impietosisse uno dei suoi antenati e li spronasse ad aiutarla, invece si era ritrovata ad inseguire una matematica che aveva fatto parte della più grande rivoluzione storica.
“Manca poco. Vi assicuro che non resterete delusa.”
Proseguirono il cammino fino a spingersi all’estremità nord del cimitero. C’erano una serie di tombe bianche che riportavano date incluse fra il Seicento e i primi del Novecento. Marie-Sophie si arrestò davanti ad una tomba e sfregò la pietra marmorea.
“Max! Suvvia, non fate il prezioso e mostratevi.”
Artemis si chinò sulla lapide e lesse il nome del proprietario: Max Malini, 1873-1942.
“Chi è ques- ah, che diamine!”
La ragazza cadde a terra quando lo spirito di Max balzò da dietro un albero. Marie-Sophie lo squadrò dalla testa ai piedi con alterigia.
“Non siete divertente, signore. Vi abbiamo invocato perché la mia ospite ha bisogno di una consulenza magica. Artemis, vi presento Max Malini.”
“Il prestigiatore e illusionista Max Malini!” specificò l’uomo.
“Un prestigiatore? Credevo che avrei parlato con un vero sciamato.” Obiettò Artemis.
Max parve offeso, poi si ricompose e si tirò il bavero della giacca con teatralità.
“Io sono un vero sciamano, è così che mettevo in piedi i miei show per voi sciocchi umani.”
“Max, questa è Artemis Dumont. È la tris nipote di mio marito.” Disse Marie-Sophie.
“Ah, sì. Lei è la fanciulla che due giorni fa è stata sbattuta fuori dai suoi antenati. Che spettacolino ilare!”
Artemis incrociò le braccia e attese che l’entusiasmo di Max si attutisse. Quando l’uomo smise di ridacchiare, lei fece un respiro profondo.
“Ho bisogno di una mano. Speravo che facendo una visita nell’Altra Parte avrei convinto i miei antenati ad aiutarmi, ma purtroppo mi hanno tagliata fuori. Voi siete tutto ciò che mi resta.”
Marie-Sophie e Max si scambiarono uno sguardo loquace, sembrava che quei due prendessero spesso un tè pomeridiano assieme. Lo sciamano annuì.
“Accomodiamoci altrove. Gli spiriti da queste parti hanno l’udito fine.”
 
Klaus non sperimentava una tale collera da tempo ormai. Aveva sempre avuto un brutto carattere incline alla rabbia, alla delusione e alla violenza, ma per amore di Hope aveva cercato di levigare quegli angoli spigolosi. Adesso, però, era necessario che il grande lupo cattivo tornasse e desse una lezione alle streghe. Ecco perché aveva ordinato a Gabriel di scovare qualsiasi peccatuccio commesso dai fratelli Cooper.
“Gabriel, tu sei davvero sicuro?”
“Assolutamente sì. È l’arma a nostro favore.”
“Sarà meglio per te, oppure ne pagherai le conseguenze.”
Klaus chiuse la chiamata per non ascoltare la risposta idiota di Gabriel, quel ragazzo avrebbe solo peggiorato il suo umore già cupo di per sé. Parcheggiò a pochi passi dalla villa dei Cooper, Miriam e il marito avevano ceduto la dependance a Nathaniel in modo da restare vicini. Gli incantesimi di protezione vibravano nell’aria facendo irritare Klaus. L’odore fumoso della magia gli entrava nelle narici affogandogli i polmoni.
“Non ci credo che tu sia così irresponsabile da presentarti qui.”
Nathaniel spuntò dalla balconata della sua dependance con una tazza di caffè bollente fra le mani. Il colore dei suoi capelli era un miscuglio di castano e ramato, proprio come quelli di Artemis.
“Sono qui per negoziare.” Disse Klaus.
“Negoziare? Non ne vedo il motivo. La Congrega Lyra non ha mai stretto un patto con i vampiri.”
L’Originale questa volta sorrise, aveva lui il coltello dalla parte del manico ed era pronto a menare il primo fendente.
“Io voglio negoziare con te. Sai, Nathaniel, in città circolano delle voci.”
La spavalderia di Nathaniel si attenuò fino a scomparire. Fissava Klaus come se avesse tre teste e sputasse fuoco.
“Non credo ad una sola parola.”
“Eppure il tuo cuore galoppa per l’agitazione. Sei stato beccato!” lo canzonò Klaus.
“Tu non sai proprio niente.”
“Mi costringi a passare alle maniere forti.” Disse Klaus.
Tornò all’auto, aprì lo sportello posteriore e tirò fuori una ragazza incappucciata. La trascinò fino alla barriera affinché Nathaniel la riconoscesse.
“Non so chi sia.” Grugnì lo sciamano.
Klaus si finse offeso, la mano sulla bocca con fare plateale. Tolse il cappuccio e il viso pallido della ragazza fu colpito dai raggi del sole.
“Hai sentito, tesoro? Il tuo fidanzatino non si ricorda di te.”
“Nate!” strillò la ragazza, spaventata.
Era Bella, un membro dei Kindred, una delle nove congreghe di New Orleans.
“Lei non c’entra niente con tutto questo. Lasciala andare.” Supplicò Nathaniel.
Klaus sorrise vittorioso, la sua freccia aveva centrato il bersaglio alla perfezione. Il segreto di Nathaniel era l’amore: lui e Bella si frequentavano di nascosto da un anno. Tutto ciò andava contro la morale delle streghe poiché i due provenivano da congreghe diverse.
“Non la ucciderò a patto che tu sia propenso a negoziare con me.” disse Klaus.
“Nate!” gridò Bella, la mano dell’ibrido attorno al collo.
Nathaniel alzò ambo le mani in segno di resa, non poteva lasciare che Bella morisse per una stupida faida di famiglia.
“Okay! Okay! Negoziamo.”
“Ti aspetto a Gentilly Woods fra un’ora. Vieni da solo e non pensare di usare la magia contro di me.”
 
Artemis si stava congelando il sedere su quel pavimento di marmo freddo. Si erano riuniti in una cappella a ovest del cimitero, l’unico spazio dedicato a sepolture di umani. Gli spiriti si tenevano alla larga da quella zona perché era priva di magia e li indeboliva.
“Cosa non darei per una tazza di Earl Grey!” sospirò Marie-Sophie.
“Io prediligo il Lemon Scented.” Disse Max.
Artemis trattenne una risata, era surreale che due spiriti stessero discutendo di quale gusto di tè preferissero mentre erano seduti in mezzo ad altri defunti.
“Voi morti passate così le giornate?” chiese, curiosa.
Marie-Sophie le scoccò un’occhiata severa, una maestra che rimprovera l’allieva.
“Intendete a soccorrere sciocche fanciulle o a disquisire di tè?”
Era una donna intelligente e arguta, non c’era dubbio che un antenato di Artemis se ne fosse innamorato.
“Voi spiritelli avete una vita ricolma di impegni.”
“Come guardarvi mentre baciavate Niklaus Mikaelson.” La punzecchiò Max.
“Si trattava di un bacio falso. Lo champagne era stato avvelenato con un filtro magico.”
Marie-Sophie e Max scoppiarono a ridere come se fosse la barzelletta più divertente degli ultimi duecento anni. La matematica le diede uno schiaffetto sulla mano a mo’ di schernimento.
“Che ragazza ingenua! Lo champagne era amaro per via dell’alto contenuto di potassio nelle fragole. Non era un filtro magico.”
Artemis si coprì la faccia con le mani. Era convinta fino all’osso che l’amaro in bocca fosse dovuto alla magia e che anche il bacio fosse un inganno, invece era tutto vero. Aveva davvero baciato Klaus. E cosa ben peggiore, le era piaciuto da impazzire.
“Possiamo passare alle cose importanti? La mia imbarazzante vita sentimentale non interessa a nessuno.”
“A dirla tutta, è spassoso il modo in cui riuscite a rendervi ridicola.” Disse Max ridendo.
Artemis sospirò, essere derisa da due fantasmi non rientrava neanche nella sua più fervida immaginazione.
“Appurata la mia inadeguatezza, dobbiamo parlare sinceramente adesso.”
“Lo sappiamo che cosa cerchi. Sei sulle tracce del Libro dei Morti.” Disse Marie-Sophie.
“Quindi sapete anche che Miriam è in possesso di alcune pagine.”
“Sì. Il bello dell’essere morti è che ti permette di osservare tutti con distacco.” Disse Max.
Artemis avrebbe voluto essere uno spirito per scassinare quella cassaforte e rubare le pagine, peccato che il suo corpo fosse fatto di ossa solide e carne viva.
“Allora sapete che sto cercando di resuscitare mia madre e che mi servono le pagine di Miriam.”
Max emise un verso di disgusto, osservare e non poter giudicare era la condanna dei defunti.
“La magia nera è pericolosa. Vi state mettendo in un brutto guaio, ragazza mia. Voi non avete idea di cosa vi aspetta davvero.”
“In che senso?”
“Conosci la legge basilare delle negromanzia?” domandò Marie-Sophie.
Artemis sbuffò, era una strega ed era ovvio che conoscesse le norme che dominavano la magia.
“La regola basilare è … oh, no.”
“Appunto.” Mormorò Marie-Sophie.
Max picchiettò la mano di Artemis e fece un piccolo sorriso di incoraggiamento.
“Una vita per una vita, ecco la legge primaria della negromanzia. Per riportare in vita vostra madre dovete uccidere qualcuno. Anche nella morte c’è un equilibrio che va rispettato.”
“La magia non arriva mai senza funeste conseguenze.” Disse Marie-Sophie.
Artemis non aveva mai pensato a quel dettaglio infinitamente importante. Il suo pian sin dall’inizio si era basato sulla magia ancestrale, non di certo sull’omicidio.
“Io ero convinta che gli antenati avrebbero resuscitato mia madre con la magia ancestrale di New Orleans. Non pensavo di dover … sacrificare qualcuno.”
“Lo sappiamo. Artemis, le vostre intenzioni sono pure.” Disse Max.
Artemis abbozzò un sorriso, anche se il suo cuore si stava frantumando in miliardi di pezzettini che le tagliuzzavano l’anima.
“Non c’è un altro modo per riportare in vita mia madre?”
“Purtroppo no. È sempre bene tenere a mente che i morti devono restare morti, per quanto questo ci provochi grandi sofferenze.”
Fu in quel preciso istante che un pensiero si insinuò nella mente di Artemis come un ragno che tesse una tela.
“Mamma. È questo il centro di tutto.”
“Come dite, ragazza?” chiese Max, confuso.
“Miriam ha perso sua madre quando era bambina e vuole usare il Libro dei Morti per resuscitarla.”
“Il primo rebus è stato risolto.” Dichiarò Marie-Sophie.
 
Nathaniel si era presentato a Gentilly Woods con dieci minuti di anticipo. Il Gentilly era un quartiere di New Orleans lontano da Bourbon Street. Lontano da Miriam e dal suo controllo. C’era un parco giochi dove i bambini ridevano e si rincorrevano mentre le mamme chiacchieravano sulle panchine. Nathaniel si guardò intorno con il cuore in gola. Non vedeva né Klaus né Bella. Ad un certo punto il suo sguardo angosciato incontrò il sorriso impertinente di Marcel Gerard.
“Dov’è Klaus? Mi aveva promesso di risparmiare Bella.” Disse Nathaniel.
Il vampiro scosse la testa, le mani in tasca come se facesse una piacevole passeggiata.
“Mmh, no. Klaus non ti ha promesso nulla. Ti ha solo detto di venire qui per intavolare una trattativa.”
“Bella non c’entra niente. Lei è innocente. Klaus è con me che deve prendersela.”
“Oh, Klaus è multitasking.” Ribatté Klaus.
Quando Nathaniel si voltò e non vide Bella, la tristezza gli distorse il volto.
“Dov’è Bella? Che cosa le hai fatto?”
“Non le ho fatto niente. Per ora.”
Klaus era noto per essere sadico, la tortura era una delle sue specialità e tutti sapevano che finire nelle sue grinfie era peggio che morire. Nathaniel serrò i pugni lungo i fianchi.
“Che cosa vuoi da me? Sono disposto a qualunque cosa.”
“Anche a tradire tua sorella? Sei davvero pazzo.” Commentò Marcel.
“Miriam è perfida, questo non è certo un segreto. Bella merita di più.” disse Nathaniel.
Stava dicendo la verità, e Klaus fu ben lieto di aver trovato quella crepa nella famigliola felice che i Cooper fingevano di essere.
“Voglio sapere che cosa custodisce Miriam nella cassaforte della sua villa.”
Nathaniel parve perplesso, non si aspettava una domanda talmente banale. Per sua fortuna rispondere era facile.
“Custodisce lì dentro i gioielli di famiglia, alcuni vecchi grimori, un ritratto di nostra madre e una bella scorta di strozza-lupo.”
“E che mi dici del Papiro di Ani? Miriam voleva acquistare alcuni fogli di papiro settimane fa.”
Klaus notò un leggero tremolio del labbro superiore di Nathaniel. Il ragazzo era tanto alto quanto stupido se mentiva a due ibridi.
“Non ne so niente.”
“Marcel, per favore, dà un morso alla nostra nuova amica. Scommetto che ha un ottimo sapore.”
Marcel annuì e si incamminò verso una villetta bianca, ma Nathaniel lo agguantò per il braccio per stopparlo.
“Okay, vi dirò tutto quello che so. Lasciate stare Bella.”
“Parla.” Lo spronò Marcel.
“Miriam cerca quel dannato Papiro da anni, ne è ossessionata. Circa quattro anni fa in Marocco ha acquistato alcuni fogli, dopodiché si è messa a cercare il resto. Ha contattato storici e archeologi di tutto il mondo. Un anno fa ha anche incontrato un collezionista inglese. Poi mesi fa ha trovato Farid, ha sequestrato la sua famiglia e lo ha costretto a studiare i fogli comprati in Marocco.”
“Farid ha decifrato i geroglifici?” domandò Klaus.
“Ha fatto molto di più. Ha decifrato un incantesimo di resurrezione.”
Klaus e Marcel si guardarono e si capirono senza bisogno di parlare. Anche perché una parola di troppo e avrebbero esposto Artemis a troppi rischi.
“Dove si trova questo incantesimo?”
“Non lo so. Miriam non me ne ha mai parlato, però sono sicuro che lo abbia occultato con la magia.”
Nathaniel continuava a lanciare occhiate furtive alla villetta bianca, voleva correre a salvare Bella e dimenticare quello spiacevole incontro.
“Hai una vaga idea dei nascondigli di tua sorella?” insistette Klaus.
“Quale delle due sorelle?”
“Quella pazza.” Disse Marcel.
Nathaniel abbassò la testa come se fosse stato accusato di chissà quale crimine.
“Ascoltate, io e Miriam non parliamo mai di queste cose. Io a stento partecipo agli incontri della Congrega. Mi sono allontanato da quel mondo.”
Klaus non aveva tempo da perdere. Doveva trovare il nascondiglio di Miriam e ribaltarlo fino a trovare quell’incantesimo. Ormai iniziava a credere che ci fosse un piano più grande che non riusciva ancora a cogliere del tutto.
“Molto bene. Ora puoi andartene. Ovviamente non devi dire a Miriam del nostro incontro, o mi vedrò costretto a sgozzare la tua fidanzatina.”
“Non dirò nulla. Adesso posso portare via Bella?” la voce di Nathaniel era tesa.
“Bella è a casa sua sana e salva. Va a da lei, imbecille.” Disse Marcel.
Il ragazzo balzò via in un secondo, saltò in sella alla sua moto e sfrecciò verso il Quartiere Francese.
“Che strano.” Bisbigliò Klaus fra sé.
Marcel fece roteare gli occhi, non gli era mancata per niente la complicata personalità del biondo.
“Cosa?”
“Miriam negli ultimi anni ha cercato in lungo e in largo il Papiro di Ani, poi ad un certo punto sbucano le pagine sia in Messico sia a New Orleans. Non ti sembra troppo casuale?”
Congiungendo i puntini, Marcel ebbe una nitida immagina del disegno che si stava profilando.
“Era una trappola.”
“E Artemis è il bersaglio.”
 
Artemis si sforzò di restare irremovibile dopo la scoperta su Miriam. Entrambe volevano la stessa cosa: riavere le loro madri. Per la prima volta si sentì vicina a lei come una sorella. Nel profondo erano molto simili.
“Un incantesimo di resurrezione richiede una immensa fonte di energia. Secondo voi gli antenati di Miriam le daranno accesso a una fonte del genere?”
Max strabuzzò gli occhi e la fronte si increspò, era buffo.
“Assolutamente no. Gli spiriti sono contrari alla magia nera, soprattutto quando c’è di mezzo il bilancio della natura.”
Artemis si alzò e si sfregò i palmi sulla stoffa morbida del vestito. Non stava sudando come pensava, doveva essere uno degli effetti della morte.
“Sono davvero in crisi. Se gli antenati non contribuiscono, come si fa a praticare la negromanzia?”
Marie-Sophie indicò la lapide perché la ragazza si sedesse di nuovo, era buona educazione disquisire da seduti.
“Miriam avrà di certo trovato una fonte di magia sufficiente. Un potente oggetto magico? Forse. Oppure un altro incantesimo. Ah, non ne ho idea!”
Max si era fatto silenzioso, fin troppo per i gusti di Artemis.
“Max, a cosa state pensando? Il vostro cervello starebbe fumando se foste vivo.”
“C’è un altro modo per ottenere una grande fonte di potere. Pensateci bene, miss Dumont.”
Artemis ci aveva già riflettuto e nessuna opzione sembrava plausibile. C’era qualcosa che non vedeva, una incognita che non era capace di calcolare per completare l’equazione. Poi d’improvviso tutto fu chiaro, atrocemente chiaro.
“La magia sacrificale.”
“Miriam potrebbe attuare un sacrificio e da esso ricavare l’energia necessaria per l’incantesimo di resurrezione.”
“Che orrore.” Sussurrò Marie-Sophie, disgustata.
Com’era possibile? Se Miriam aveva fatto ricorso al sacrificio, qualche dozzina di animali sarebbe dovuta scomparire nel nulla. Ma in città nessuno aveva accennato a bestiame scomparso oppure a carcasse rinvenute. Forse aveva trovato un luogo per nascondere le sue malefatte.
“Avete qualche altro consiglio?”
Il volto di Max si illuminò, le labbra coperte dai baffi sottili sorridevano.
“Un incantesimo di resurrezione ha sempre un ingrediente principale. Senza questo ingrediente non si può fare nulla.”
Artemis voleva sorridere ma c’era un dolore che le scavava dentro. Si portò la mano sul petto e captò dei lenti battiti.
“Il mio cuore sta battendo. Ma … cosa? Io sono morta.”
“Qualcuno nel regno dei vivi vi sta tirando fuori da qui. Non abbiamo molto tempo.” disse Max.
Marie-Sophie scattò in piedi e strinse le mani di Artemis, era fredda come un cadavere.
“Miss Dumont, ricordate: eliminate l’ingrediente dall’equazione e avrete la risoluzione del problema. Studiate gli schemi. Studiate i fatti.”
Anche Max si era alzato, un sorriso triste gli aleggiava sulle labbra.
“Salvate la vostra anima. Preservate la vostra purezza.”
“Artemis, devi svegliarti. Ti prego. Non lasciarmi.” Stava dicendo una voce.
Artemis si sentì trascinare verso l’alto. Il suo corpo si librò nell’aria, fluttuando nel vuoto dell’Altra Parte. Ogni tentativo di restare era vano. Secondo dopo secondo veniva risucchiata indietro.
“Grazie!”
Max e Marie-Sophie la guardarono svanire oltre il confine fra la vita e la morte.
 
Klaus accarezzava la mano di Artemis con delicatezza. La ragazza era ancora incosciente. Gli ricordava la favola della Bella Addormentata, con la differenza che un bacio non l’avrebbe svegliata.
“Artemis, devi svegliarti. Ti prego. Non lasciarmi.”
Chinò la testa e baciò la mano della ragazza, poi poggiò la fronte contro le sue nocche.
“K-klaus.”
Klaus scattò sull’attenti e vide che Artemis sbatteva le palpebre per adattare gli occhi alla luce del tramonto. Aveva le labbra secche e la pelle pallida, ma respirava bene.
“Sei tornata!”
“Lo sapevi che le fragole diventano amare quanto c’è troppo potassio al loro interno?”
L’Originale non capì quel riferimento tanta era la felicità di vederla sveglia. La strinse in un abbraccio forte e caloroso, al che Artemis non si oppose perché era ancora frastornata.
“Non farlo mai più. Mi hai spaventato a morte. E non fare battute sulla morte.”
Artemis rise contro la sua spalla, era piacevole il modo in cui quella risata gli fece fremere la gabbia toracica. Purtroppo dovettero staccarsi e fu una brutta sensazione quella mancanza di calore.
“Ho scoperto il piano di Miriam. Vuole resuscitare sua madre.”
La felicità di Klaus si tramutò in orrore in una manciata di secondi.
“Sua madre è morta ventitré anni fa, il suo corpo si è decomposto. Tu hai detto che la decomposizione compromette la resurrezione.”
Artemis si mise seduta e si massaggiò il collo, la semi-morte era una esperienza che lasciava il corpo intorpidito.
“Lo so cosa ho detto, però non riesco a capire bene. Ho parlato con alcuni spiriti mentre ero morta ma non mi hanno saputo dire molto. È anche probabile che Miriam usi la magia sacrificale per ottenere l’energia necessaria per compiere l’incantesimo.”
“A proposito di questo, Nathaniel mi ha detto che Miriam possiede l’incantesimo di resurrezione. I fogli di papiro, però, non si trovano nella cassaforte. Deve averli celati con la magia.”
“Nathaniel ha parlato con te civilmente? Sono scioccata.”
“Diciamo che ho usato metodi poco ortodossi per indurlo a parlare. Lui ha un segreto molto allettante: ha una relazione con Bella, la strega della congrega Kindred. Il tuo fratellino ha spifferato ogni segreto pur di salvare la sua ragazza.”
“Il punto debole di qualcuno è sempre la persona che ama.” Disse Artemis.
Klaus inclinò la testa di lato come un gatto dispettoso che vuole rincorrere un topo.
“Non era al mio orecchio che hai sussurrato, ma al mio cuore. Non hai baciato le mie labbra, ma la mia anima.”
Artemis rimase imbambolata, credeva – sperava – che quelle parole fossero riferite a lei. Poi si oscurò in volto quando ricordò di aver letto quella citazione da qualche parte.
“Okay, Shakespeare dei poveri. Dobbiamo capire ancora molte cose sui progetti di Miriam.”
“Vuoi farti una doccia? Sai, odori di camposanto.” Disse Klaus.
Artemis annusò il vestito e fu nauseata dall’odore di terriccio e fiori morti, dunque scivolò giù dal letto e recuperò i vestiti dal suo bagaglio.
“Come facciamo a scoprire dove è nascosto l’incantesimo? Miriam è il sindaco e ha disposizione una città intera per nascondere qualcosa.”
Klaus distolse lo sguardo quando lei prese un reggiseno, alle volte la galanteria di un tempo riemergeva fra le pieghe del suo carattere difficile.
“Artemis, fermati per un momento. Sei appena tornata dal regno dei morti, nessuno pretende di rivederti in azione. Hai bisogno di mangiare e di dormire.”
Artemis sbuffò, le sembrava una delle solite prediche di sua madre.
“Mancano meno di quarantotto ore alla luna piena e Miriam si sta preparando proprio mentre noi parliamo. Dobbiamo agire tempestivamente.”
“Non devi essere l’eroina.” Disse dolcemente Klaus.
“Non voglio fare l’eroina della storia, ma non voglio essere neanche la cattiva che ha aiutato la super cattiva a sconfiggere i buoni.”
“D’accordo. Ti aspettiamo tutti di sotto.”
 
“Sorella, hai qualche rospo da sputare?” sbottò Klaus.
Rebekah lo fissava da quando era sceso in soggiorno, dopo il risveglio della strana ragazza.
“Solo un milione di domande da porti riguardo alla nostra ospite.”
“L’ospite può rispondere da sola.”
Artemis irruppe in cucina con tutti gli occhi puntati addosso. C’erano Freya, Klaus, una donna bionda e un uomo con la pelle scura.
“Io sono Marcel e lei è mia moglie Rebekah. Questa è casa nostra.”
“Io sono Artemis Dumont. Ah, la famosa Rebekah! Klaus mi ha parlato di te.”
“Spero sia state belle parole.” Disse Rebekah.
“Bellissime.” La rassicurò Artemis.
Freya, che era uscita sul patio per rispondere ad una chiamata, rientrò con le spalle ingobbite.
“Brutte notizie. Vincent mi ha appena detto che sono sparite diverse streghe del Quartiere.”
“Pessimo segno.” Commentò Marcel.
Rebus, pensò Artemis. Marie-Sophie aveva usato l’algebra come metafora della magia, poteva risultare un risvolto utile.
“Klaus, qualche tempo fa ti lamentavi del consiglio. Perché?” volle sapere Artemis.
“Perché è aumentato il numero di turisti scomparsi. Fino a ieri pomeriggio se ne contavano nove.”
“Le congreghe di New Orleans sono nove. Non penso sia una coincidenza.” Disse Freya.
Artemis si passò una mano fra i capelli arruffandoli più del solito. Max aveva ragione sulla fonte di magia che Miriam stava sfruttando.
“I turisti e le streghe sono scomparsi nello stesso arco di tempo. È opera di Miriam. Li vuole sacrificare per accrescere i suoi poteri.”
Il cellulare di Klaus continuava a vibrare sul tavolo, fino ad allora aveva ignorato ogni squillo ma le occhiatacce dei presenti lo obbligarono a rispondere.
“Pronto? Sì, sono io. È mia figlia. No. Lei sta dicendo che l’aereo è atterrato stamattina? Certo.”
Rebekah sobbalzò quando Klaus spaccò il cellulare sul pavimento, gli occhi iniettati di sangue come quando era sul piede di guerra.
“Nik, che succede?”
“Era l’aeroporto. Il volo di Hayley ed Elijah è atterrato stamani alle undici. Mi hanno chiamato perché sono riusciti a recuperare il bagaglio di Hope.”
“E quindi?”
Artemis intuì subito che stava per arrivare una notizia che si sarebbe abbattuta su di loro come un maremoto.
“Non riescono a contattare nessuno dei tre. Sono scomparsi.”
“Qualcuno ha preso Hope.” Disse Freya con voce rotta.
“Miriam ha preso Hope.” Precisò Artemis.
 
Freya arrivò mentre Artemis sistemava le ultime cose nel proprio zainetto.
“Artemis, noi stiamo andando a cercare Hope. Vieni?”
“No. Voi andate a cercare la vostra famiglia, nel frattempo io cercherò di capire che cosa ha in mente Miriam. Penso di poterci riuscire con l’aiuto di Vincent, infatti sto andando a casa sua.”
“Klaus …”
“Klaus deve concentrarsi su Hope, ed è giusto che voi tutti lo facciate. Se Miriam c’entra qualcosa con la scomparsa di tutte quelle persone, allora è mio dovere fermarla.”
Con grande sorpresa di Artemis, Freya l’abbracciò come avrebbe fatto una vera amica.
“Mi sono sbagliata su di te, Artemis. Sei una ragazza in gamba.”
“Alcune volte devo fingere di essere una adulta.”
Artemis sciolse l’abbraccio quando vide Klaus sulla soglia, l’espressione inferocita e delusa.
“Vi lascio da soli.” Disse Freya, defilandosi.
“Dunque non vieni con me.” disse Klaus in tono glaciale.
“Credo di aver capito come arrivare alla soluzione. Devo solo risolvere un rebus magico vecchio di millenni, e per farlo ho bisogno di uno esperto come Vincent.”
“Se Miriam ha fatto del male alla mia famiglia, a mia figlia, sappi che la ucciderò.”
Artemis deglutì, trattenendo i conati di vomito. Aveva fame ma al contempo avrebbe voluto rigurgitare tutti i dubbi e le paure per avere la mente libera.
“Lo so. La famiglia viene prima di tutto anche per me.”
Klaus fece un cenno di assenso con la testa, anche se in verità avrebbe voluto portarla con sé per tenerla al sicuro.
“Ho chiesto a Gabriel di accompagnarti a casa di Vincent. Sei un bottino prezioso che va protetto.”
“Ehilà, sono qui!” gridò Gabriel dal patio.
Artemis prese lo zainetto e si infilò una vecchia felpa col cappuccio bucato. Mentre si avvicinava alla porta, Klaus le circondò il polso con la mano.
“Sta attenta e non combinare guai.”
“Ci proverò. Sta attento anche tu. Tienimi aggiornata sulle ricerche.”
Klaus fece scontrare le loro mani fino a incastrare le loro dita in una presa salda. Non si guardavano in faccia, lei fissava la porta e lui la parete del letto.
“Ciao, Artemis.”
In un soffio l’Originale si era smaterializzato, lasciando le dita di Artemis ancora piegate in una stretta invisibile. Chiuse la mano con un sospiro. Quella partita doveva giungere alla fine e spettava a lei segnare l’ultimo goal.
 

Salve a tutti! 🥰💙
Marie-Sophie e Max si sono dimostrati validi aiutanti, lo capirete più avanti. Le cose si stanno facendo serie.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
 
*Max Malini è davvero esistito, era un illusionista.
*Gentilly Woods è davvero un quartiere di New Orleans.

BLOODY WAR || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora