Lezioni di magia

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5. LEZIONI DI MAGIA

"La magia è un ponte che ti permette di passare dal mondo visibile in quello invisibile. E imparare le lezioni di entrambi i mondi."
(Paulo Coelho)

Due giorni dopo
Klaus aveva fatto il giro lungo per tornare a casa. Era uscito alle otto del mattino per incontrare alcune persone e, poiché era risultato inutile, ora si sentiva frustrato. Camminare lo aiutava spesso a schiarirsi le idee. Quando mise piede a palazzo, fu accolto dall'odore del caffè e della conserva di mele. Della musica proveniva dalla cucina. Affacciandosi, vide Artemis che oscillava i fianchi a ritmo e mangiava una ciambella. Indossava un accappatoio bianco troppo grande per lei, di sicuro l'aveva rubato dal bagno personale di Elijah.
"Buongiorno."
Artemis trasalì e quasi si strozzò con la ciambella. Bevve un sorso di caffè per calmare la tosse.
"Oh, ehm, scusami. Io credevo di essere sola per il resto della mattinata."
Klaus mantenne lo sguardo sul piatto di dolci per non indugiare sulla figura di Artemis.
"In effetti ero impegnato, ma non come speravo. Ho incontrato l'ennesimo vicolo cieco."
"Che cosa stai cercando?" domandò Artemis, poi bevve altro caffè.
L'ibrido prese una sacca di sangue dal frigo e la svuotò in un bicchiere, dopodiché lo tracannò in un colpo solo.
"Sto cercando il covo di Miriam. Ogni Congrega si riunisce in un posto specifico da cui trae magia. La Congrega Corvi, ad esempio, si riuniva al cimitero Greenwood perché là sono sepolte le loro streghe e i loro sciamani."
"Come lo sai? Te lo ha detto mia madre?"
"Sì. Yvette mi ha istruito sul mondo delle streghe e delle Congreghe. Voleva che fossi pronto nel caso in cui ti avessero trovata."
Artemis abbassò lo sguardo, ogni verità sulla madre era come una spina che le pungeva i polpastrelli.
"Quindi io potrei trarre altro potere dal cimitero Greenwood?"
"Esatto. Potrei accompagnarti, se vuoi." Disse Klaus.
"Non posso. Freya sta portando qui uno sciamano per aiutarmi a capire il mio potere."
Klaus osservò il sangue che si stava seccando sul fondo del bicchiere. Poteva sentirne ancora l'odore e il sapore, eppure nella sua testa rimbombava il battito del cuore di Artemis.
"Respira, Artemis. Il tuo cuore mi sta martellando il cervello."
La ragazza arrossì e si morse le labbra, il suo cuore proprio non riusciva a mentire.
"E' che sono nervosa. Io pensavo di essere una strega normale, invece ho questa ... cosa che ... non lo so. Non so come definirla."
"Per questo Vincent ti aiuterà. Ti puoi fidare di lui, perciò lasciati guidare. Stasera, se vorrai, potremo fare un giro al cimitero Greenwood."
Artemis esplose in una risata allegra, finalmente stava imparando a conoscere il passato di sua madre e della sua famiglia. più come scopriva, più si sentiva in sintonia con la propria magia.
"Grazie! Grazie! Grazie!"
Klaus trattenne il respiro quando Artemis gli stampò un bacio sulla guancia. Profumava di mele, caffè e bagnoschiuma.
"Va a prepararti, su. E riporta l'accappatoio nel bagno di Elijah!"
"Sarà fatto!"

Artemis si era immaginata un uomo alto e grosso, con la faccia arrabbiata e l'aria solenne. La realtà era ben lungi dall'immaginazione. Vincent era una persona pacata e dall'atteggiamento amichevole, con un sorriso gentile che subito l'aveva messa a suo agio.
"Freya mi ha parlato tanto di te. Io sono Vincent Griffith."
"Artemis Dumont, piacere mio."
Quando si strinsero la mano Artemis avvertì un brivido lungo il braccio simile a una scarica elettrica. Vincent ridacchiò per l'espressione confusa della ragazza.
"Il brivido che hai sentito è la mia energia magica. Io sono uno sciamano Tremé."
"Un cosa?"
"Lei non sa niente delle streghe di New Orleans. Ecco perché sei qui." Spiegò Freya.
Vincent si accomodò sulla panca del cortile e con un gesto della mano invitò Artemis a fare lo stesso. Le mani della ragazza stritolavano il bordo della t-shirt in preda all'agitazione.
"Non avere paura, Artemis. Lascia che ti spieghi come funzionano le cose. Ti va?"
"Sì, certo."
"A New Orleans ci sono nove congreghe, ciascuna è guidata da una strega potente che fa da portavoce alle streghe defunte della città. Per questo motivo la magia a New Orleans è di tipo ancestrale: attingiamo potere dai nostri antenati. Io sono il capo della Congrega Tremé."
"E quali sono le altre congreghe?" domandò Artemis.
"La congrega Algiers. La congrega del Quartiere Francese. La congrega del Garden District. La Congrega Gentilly. La congrega Ninth Ward. La congrega Kindred. E poi ci sono le cosiddette Regine del Voodoo."
"Le Regine del Voodoo? Chi sono?"
Vincent e Freya si scambiarono una fugace occhiata che bastò per far capire ad Artemis che c'era qualcosa di losco.
"Le Regine del Voodoo si dividono in due gruppi: la Congrega Lyra e la Congrega Corvi. Tu sei una Regina del Voodoo."
"Il problema è che Artemis è l'unione delle due Congreghe." Disse Freya.
Vincent sospirò e annuì, la preoccupazione era stampata sul suo volto come un tatuaggio.
"Artemis, tu sei l'erede di due potenti congreghe. Hai ereditato i poteri di entrambi i gruppi. Ecco perché hai la particolare abilità di manipolare le emozioni altrui."
"Io non le manipolo proprio. Io semplicemente tocco le persone e le loro emozioni cambiano."
Artemis era sulla difensiva, non voleva svelare l'arcano mistero che si celava dietro le sue abilità.
"Se non accetti il tuo potere non andrai da nessuna parte." Disse Vincent.
"Cosa dovrei accettare? Io non so neanche cosa mi succede!" protestò la ragazza.
Freya si accomodò sulla panca e indicò ad Artemis il posto accanto a sé. Le sfiorò la mano per infonderle coraggio.
"Hai mai parlato di questo con tua madre? Ti ha mai rivelato qualcosa?"
"Lei non mi ha mai raccontato niente del suo passato, di New Orleans e delle Congreghe. Mi ha solo insegnato a controllare questo mio potere quando tocco qualcuno. Ho fatto pratica sul gatto siamese della mia vicina di casa!"
"Cosa senti quando accade? Spiegami." La invitò Vincent, gentile.
Artemis rievocò le sensazioni che scaturivano ogni volta che metteva in atto la sua magia.
"L'altro giorno Klaus era arrabbiato. Io volevo che lui si calmasse, quindi gli ho messo le mani sulla schiena e gli ho infuso la mia calma."
"In precedenza lo aveva già fatto?" indagò Freya.
"Sì, con la mia amica Lauren. Lei doveva sostenere un esame difficile ed era in ansia, mi dispiaceva tanto per lei perché aveva studiato come una matta. Le ho messo una mano sulla spalla e le ho trasferito la mia determinazione e la mia tranquillità."
Vincent si grattò il mento in segno di meditazione, e quando lui rifletteva stava a significare che qualcosa non andava nel verso giusto.
"Per favore, fai una dimostrazione con Freya."
"Dovrei arrabbiarmi?" chiese Freya.
"Pensa a qualcosa che ti dà fastidio. Proviamo così." Suggerì Artemis.
Freya dopo qualche secondo di riflessione arricciò le labbra, già sentiva il fastidio montarle dentro.
"Detesto quando Keelin non rimette la tazza nella credenza. La lascia dappertutto, senza preoccuparsene e..."
Artemis si sfregò le mani e chiuse gli occhi, dopodiché tocco la spalla di Freya e captò la sua rabbia. Fece un respiro profondo e le trasmise la sua serenità.
"... E non mi dà poi così tanto fastidio." Concluse Freya.
Vincent era esterrefatto. Fece un applauso breve e Artemis arrossì un poco.
"Hai un talento straordinario, Artemis. Hai un controllo saldo sul tuo potere. Molto bene."
"Grazie. Ora che si fa? Mi dai l'estrema benedizione?"
La risatina di Artemis morì quando l'espressione di Vincent si fece seria.
"Ora è tempo di studiare, ragazza mia."
Lo sciamano indicò un baule con il legno graffiato e un simbolo magico inciso sul coperchio. Al suo interno c'erano un centinaio di diari, quaderni e fogli sparsi.
"Devo studiarli tutti?"
"Sì, quindi ti conviene iniziare prima di andare in pensione." Disse Freya con una risata.

BLOODY WAR || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora