VII. Impostori

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"Siamo tutti impostori in questo mondo, noi tutti facciamo finta di essere qualcosa che non siamo."

-Richard Bach


Alle 15:00 del 23 Luglio, la "Ishigang" si diede appuntamento davanti all'ingresso Sud dell'aeroporto di Tokyo Narita. L'imbarco sarebbe stato solo alle ore 17:15, tuttavia i ragazzi preferirono darsi un margine di tempo in più, onde evitare imprevisti (molto probabili) ai controlli di sicurezza o eventuali ritardi. Sfortunatamente sarebbero atterrati a Ishigaki in serata, dato che il volo sarebbe durato all'incirca tre ore. In fondo non potevano lamentarsi, in quanto erano riusciti ad ottenere il biglietto ad un prezzo stracciato, rispetto a quelli che le compagnie aeree vendevano per la fascia oraria mattutina.

Diciotto persone su venti si erano presentate sul posto puntuali, mentre le restanti due arrivarono con dieci minuti di ritardo. Non era stato un lasso di tempo troppo lungo, ma abbastanza da far incollerire Levi prima ancora che avessero messo piede all'interno dall'aeroporto.

«Mocciosi di merda, avete pregato tanto che io venissi con voi, perciò statemi bene a sentire. Prima regola per non farvi spedire su un aereo diretto in Messico: R-I-S-P-E-T-T-A-R-E  G-L-I  O-R-A-R-I.» Minacciò Connie e Jean, accigliato. La scena provocò l'ilarità da parte del resto del gruppo. Levi aveva un'aria terrificante che, tuttavia, non combaciava per nulla con la sua statura ridotta: sembrava un nonnetto intrappolato in un corpo da ventenne.

«Ehmm...Ci scusi tanto. Connie ha finito di preparare la valigia solo mezz'ora fa.» Si giustificò il castano con il fiatone, data la bella maratona che avevano corso per arrivare sul posto.

«Ehi! Sbaglio o sei stato tu che hai dimenticato di guardare l'ora?!» Si irritò il rasato con il suo amico. Egli incarnava alla perfezione l'idea di "turista", difatti scelse di indossare un cappello di paglia e una delle sue estrose camicie hawaiane, questa volta a tema cactus.

«Non me ne frega un cazzo dei vostri problemi da lattanti. E tu non mi dare del "lei". Ho ventisei anni, non settanta.» Sbraitò lo studente di matematica, mentre gli altri ragazzi continuavano a ridere indisturbati.

«Dai Levi, non esagerare...Va bene così ragazzi.» Hanji cercò di allentare la tensione con il suo sorriso accogliente.

«Allora gentaglia...Visto che siamo tutti qui, adesso Yelena distribuirà le carte d'imbarco. Dopodiché chi deve spedire i propri bagagli seguirà Reiner, mentre gli altri attenderanno prima dei controlli di sicurezza. D'accordo?» Zeke si incaricò di comunicare le prime istruzioni, in modo da tenere il gruppo compatto. Era lui il maggiore, perciò si sentiva una certa responsabilità sulle spalle.

«Gne gne» Lo scimmiottò il fratello minore, guadagnandosi un bel pugno in testa da parte di Armin. Certe cose non sarebbero mai cambiate, e tra queste c'era l'avversione di Eren nei confronti del fratellastro.

«Vado io ad imbarcare la nostra valigia.» Comunicò Ymir a Historia.

«Non ti preoccupare Ymir, vado io...»

«Non se ne parla. Non ti lascio insieme a Reiner se non ci sono io con te.» Sentenziò, notando che il biondo stava facendo gli occhi dolci alla sua Historia da quando erano arrivati in aeroporto.

«Ehi Ymir, ti ho sentita» L'avvertì lui.

«Infatti volevo proprio che tu mi sentissi...Razza di maniaco.»

Sasha era arrivata sul posto insieme a Mikasa, Armin ed Eren appena cinque minuti prima dell'orario previsto. Gran parte della compagnia della Rikadai era già lì ad aspettare, tra i quali Niccolò e Colt.

MELONPAN メロンパン - Sasha X NiccolòDove le storie prendono vita. Scoprilo ora