Capitolo 7: quel ragazzo dagli occhi color oceano

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La mattina dopo era stata un po' meno dura alzarsi, aveva trovato un po' meno faticosa da sopportare l'idea di dover affrontare una nuova aberrante giornata. Si chiedeva il perché di quel piccolo e candido sollievo, ma rifiutava di darsi una risposta, come fa chiunque di noi quando cerca di parlare con sé stesso. Se ci pensate non avremmo bisogno di chiederci cose se già conoscessimo la risposta, e chiedendole a chi non sa non si ricava un ragno dal buco.
<<Che paradosso...>>, commentò mentre toglieva il cavalletto alla sua moto portandola fuori dal garage e ascoltava il flusso dei suoi stessi pensieri, per poi richiudere il garage e rientrare in casa per prendere lo zaino. Subito dopo rise di sé, probabilmente era proprio lui l'unica persona al mondo che cercava di parlare con sé stesso, e non perché fosse solo o non avesse amici, ma perché aveva capito troppo presto che la maggior parte delle volte che siamo in difficoltà, saremo da soli, e per riuscire ad affrontare quel tipo di situazioni bisogna avere coscienza della propria identità e non lasciarsi trascinare dalle emozioni negative.
Prima non sapeva quanto fosse importante...  non aveva idea di quanto fosse essenziale instaurare un bel rapporto con sé stesso, riuscire a creare una relazione pacifica se non addirittura affettiva fra ciò che si è fuori e ciò che si è dentro, fra il nostro corpo e la nostra mente. E forse si, detta così sembra facile, ma arrendersi non è neanche un'opzione, e in quella mattina così effervescente e pacifica, in cui il sole accarezzava il pianeta e rischiarava il cielo schizzato da qualche piccola bianca nuvola vaporosa, un ragazzo slanciato, biondo e con un paio d'occhi azzurri magnifici aveva appena deciso che quello sarebbe stato il suo nuovo motto.
Peccato che cambiava idea talmente spesso da diventarci pazzo.
Infatti, bastò che sbadatamente colpisse, come faceva tutte le mattine, l'architrave della porta d'ingresso della sua stessa casa, per cambiare idea. Il cambiamento repentino del suo umore era instabile quanto lo sarebbe Giorgio in equilibrio su una fune che si affaccia su uno strapiombo, e tutti noi conosciamo bene le "incredibili" capacità del nostro topo preferito su Human Fall Flat. Come era prevedibile, il biondo si ritrovò frustrato ed infastidito dalla sua stessa goffaggine... ancora non si era abituato a quella casa e puntualmente ogni volta che usciva sbatteva puntualmente la testa sul maledetto architrave della porta.

Non era stata esattamente una cosa veloce ed indolore tornare a vivere nel paese della sua infanzia specialmente dopo tutto quello che era successo, al contrario di quanto aveva pensato inizialmente. Forse aveva dato troppe cose per scontato, o forse in realtà il desiderio di allontanarsi dalla casa di sua madre era stato talmente forte da costringerlo a prendere una decisione drastica. Si consolò pensando che se fosse rimasto da lei sarebbe stato peggio, specialmente in quel periodo dell'anno. Non perché andasse in disaccordo con lei, nonostante negli ultimi tempi fosse diventate molto più oppressiva e stressante, era più che altro per la valanga di ricordi negativi che quelle quattro mura gli tiravano addosso ogni singolo giorno... per quanto riguarda lei, a volte davvero non la capiva, si consolava pensando che in fondo è impossibile capire le donne, no?
Pensò che quella dannata porta troppo bassa per lui era in realtà solo uno dei tanti motivi per i quali sarebbe stato difficile riabitarsi a quella casa, e anche uno dei più superflui, perché gli altri... beh gli altri erano un po' più difficili da spiegare, ma non aveva neanche voglia di ricordarli tutti e così facendo peggiorò il suo umore ancora di più, quindi si limitò a infilare il casco e salire prontamente sulla sua Kawasaki Z 750, mentre si impediva di rimuginare nuovamente sul passato, rimandando tutto a quando sarebbe calata la sera.
Prima di partire girò il viso a sinistra, attirato dal baccano che fece l'arrivo dell'autobus e riconobbe il piccolo ragazzo dai capelli castani salire, con il solito sguardo un po' spento e l'aria distante. Si ritrovò a chiedersi parecchie cose, sarebbe stato bene? Forse avrebbe dovuto seguirlo sull'autobus e assicurarsi che nessuno lo infastidisse... o forse avrebbe dovuto solo lasciarlo in pace, visto che non c'entrava nulla con lui ...o quasi.

Voglio essere l'uomo della tua vita -TheBadNauts-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora