Capitolo 3: anxiety

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La sera prima dell'inizio della scuola si recò a casa di Cico, dove Mario, Anna e Stefano lo aspettavano. Il cielo era nuvoloso e il vento diventava a tratti più aggressivo, passando dall'accarezzargli dolcemente le gote, fino a scompigliargli i capelli quasi con violenza.
In realtà non faceva chissà quanto freddo, ma rispetto alle calde giornate di fine Agosto, la temperatura dava l'impressione di essere glaciale. I passi di Giorgio sul marciapiede erano piuttosto rapidi, non vedeva l'ora di vedere i suoi amici e festeggiare insieme l'inizio di un nuovo percorso.
Il liceo.
A ripensarci mi sembra ieri che mi emozionavo e mi esplodeva il cuore nel petto al pensiero di solcare la soglia di quella scuola.
Giorgio non nascondeva la sua paura, un po' se ne vergognava, ma ormai i suoi amici lo conoscevano abbastanza da sapere che ogni piccola cosa gli creava problemi, e lo portava a farsi paranoie inutili che gli facevano solo sprecare tempo ed energie.
Lo sapeva.
Lo sapeva meglio di chiunque altro che a volte era davvero difficile stargli accanto, per questo non si sarebbe stupito se anche alle medie non avesse trovato amici. Era costantemente ansioso e spesso si scoraggiava da solo a causa della pochissima autostima che possedeva.
Si sorprendeva ogni volta che vedeva i suoi amici sorridere a una sua battuta, nonostante fossero passati tre anni non riusciva a smettere di stupirsi.
Ma non riusciva neanche a dimenticarsi quello che aveva passato gli anni prima, la delusione, il dolore, la paura, l'ansia, il suo stesso modo di essere era stato plasmato basandosi su questi sentimenti aveva reso inevitabile che il suo carattere crescesse in maniera debole.
A questo punto credo bisogna evidenziare una definizione, avere un carattere debole non significa essere persone deboli, la sensibilità non ha niente a che vedere con l'incapacità di sopportare dolore. Anzi, le persone sensibili sono quelle che convivono con le emozioni negative più di chiunque altro, per questo penso che siano le più forti, e anche Giorgio iniziava a capirlo.
In quel momento però non si faceva troppe domande, se ai suoi amici andava bene così, allora era ok anche per lui.

Arrivò al campanello e lo suonò delicatamente, come se avesse avuto paura di romperlo. Ogni suo gesto era posato, a vederlo dall'esterno sembrava aggraziato come una farfalla, forse erano state le lezioni di danza classica che sua nonna lo aveva convinto a seguire, o quelle di pianoforte che gli aveva dato sua zia, fatto sta che aveva sempre la schiena parecchio dritta, anche se le sue spalle andavano spesso a ricurvarsi in avanti, dava l'impressione di volersi chiudere in se stesso... E a volte ci credeva anche lui.

Poco dopo si presentò fuori Anna per aprirgli il cancello e si abbracciarono.
Gli era mancato quel sorriso leggero e delicato, nei suoi occhi, scorse una scintilla nuova, sembrava che stesse per esplodere di emozione.
<<Giorgioo, ci sei mancato un sacco!>>, disse la ragazza emozionata stringendo il corpo esile del ragazzo, che non appena si staccò, si affrettò a sistemarsi nervosamente i capelli. Era una specie di tick il suo, lo aiutava a calmarsi visto che i capelli erano forse l'unica  cosa che gli piaceva di se stesso.
<<Anche voi mi siete mancati tantissimo>>, rispose lui, non da meno.
Quando vide Cico, gli corse incontro per abbracciarlo, il suo migliore amico gli era mancato da non vederci più, era una parte indispensabile della sua vita.
Cico era davvero speciale, sapeva sempre cosa dire per farti stare meglio senza neanche rendersene conto, era forse la persona più spontanea che esistesse sul pianeta, a volte un po' esuberante o impulsivo, ma era certamente una di quelle persone da cui non riusciresti a separarti neanche volendo. Forse stava impazzendo, ma ogni volta che lo vedeva, si sentiva improvvisamente sollevato, tanto da dubitare che per lui provasse solo amicizia...

Non si vedevano da qualche settimana perché ognuno era dovuto partire per le vacanze con i propri genitori, anche se stavano già pensando di andare tutti insieme l'estate seguente, magari affittare una casa vicino al lago del loro piccolo paesino, solo l'idea lo emozionava da pazzi.

Cico lo prese al volo e scoppiò a ridere.
<<Sei pesante, maledetto scendi!>>, si lamentò senza smettere di ridere, e alimentando il divertimento di Giorgio nel dargli fastidio. Erano attenzione di cui pensava non avrebbe saputo fare a meno, quelle che Cico gli riservava inconsapevole dell'effetto che avevano su di lui... era strano, ma non poteva farci niente e i suoi stessi pensieri finirono per imbarazzarlo, portandolo a passarsi nuovamente una mano fra i capelli, sorridendo nervosamente quando il rosso lo fece scendere da sè. 

Voglio essere l'uomo della tua vita -TheBadNauts-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora