Lo stava cercando, lo aveva cercato ed atteso all'uscita di scuola per più di qualche semplice minuto, sicuramente per molto più tempo di quanto avrebbe mai fatto un semplice conoscente. Perché lo aveva fatto? Perché disturbarsi tanto per qualcuno che conosceva "a malapena"?
Beh, la verità era sconosciuta persino a lui.
Cioè, a dirla tutta c'erano innumerevoli ragioni per farlo, e con innumerevoli si intende davvero... infinite, ma forse dirle ad alta voce elencandole tutte lo avrebbe fatto sentire ancora più patetico di come si stava sentendo in quel momento, rendendosi conto che essendo al primo anno il giovedì sarebbe uscito da scuola alle 13:20, precisamente 40 minuti prima di lui.
Si sentiva così stupido, e una sensazione di frustrazione crebbe irrazionalmente dentro di lui.Cosa, mh? Ti aspettavi forse che ti avrebbe aspettato pazientemente fuori?
Credevi che saresti stato qualcuno per lui? Illuso.Sentì la sua mente produrre quei pensieri e fece più male di quanto avrebbe dovuto.
Sospirò, non poteva abbattersi, era solo l'inizio.
Odiava sé stesso per tutti i film mentali che il suo stesso cervello si era impegnato a girare con tanta dedizione e passione per la cinematografia stile soap opera americana.
Lo sapeva, conosceva bene a cosa sarebbe dovuto andare incontro fin dall'inizio per tornare ad integrarsi in un contesto che aveva rappresentato probabilmente gli anni più felici della sua vita e che gli era stato strappato via brutalmente, ma affrontare i problemi non era mai stato il suo forte. Anzi, aveva sempre onorato la filosofia del "se un problema si può evitare, si evita", e probabilmente ne aveva anche un po' abusato, spinto dalle sue stesse maledette ansie.
Perché si, a quel ragazzo incredibilmente alto e con la testa ricoperta da morbide onde bionde non mancava la sicurezza in sé stesso poiché aveva imparato a comprendersi, arrivando a conoscersi abbastanza da riuscire ad apprezzare quella manciata di caratteristiche che lo contraddistinguevano dal resto, ma, come tutti, non mancavano le insicurezze.
Andava in ansia fin troppo spesso, così facilmente da essere stato costretto dalla sua psicologa a contare fino a 10 prima di fare di un minuscolo problema una tragedia, rimuginando e struggendosi sul niente. Inizialmente aveva funzionato, durante quei brevi primi dieci secondi riusciva a respirare e proprio grazie a loro parte della sua costante tensione si disperdeva. La cosa era andata bene, fin troppo, fino a quando qualche settimana dopo scoprì a sue spese che l'ansia non si fermava più dinnanzi a quei 10 secondi ormai diventati futili e leggeri come un unico e sottile filo di seta, perché il panico tornava, e lui sapeva benissimo che sarebbe tornato, andando a riempire tutte le sue sicurezze e ricoprire di strati di ansia la sua stessa esistenza.
Non era affatto facile convivere con se stesso, anzi, con quella versione di se stesso, perché lui sapeva bene di non essere solo un fifone manipolato dall'ansia. Era anche coraggioso, sapeva prendere decisioni velocemente e lucidamente anche sotto pressione, amava l'adrenalina, no seriamente, ne andava pazzo.
Amava la notte, il modo in cui la luce delle stelle si sposava con il buio cielo inchiostrato di nero, la leggera umidità che rende l'erba lucente di goccioline, le panchine vuote dei parchi, il silenzio che suona accompagnato dall'eco di qualche veicolo che passa su una strada lontana.
L'amava perché era stata la sua unica compagna in un periodo che neanche volendo sarebbe mai riuscito a dimenticare, probabilmente il più doloroso della sua intera vita. Perché lo rassicurava sperare che magari, da qualche parte, chi aveva perso stesse osservando in quello stesso momento, quelle stesse magnifiche stelle.Era bravo a tenersi le cose dentro, ma a volte anche lui raggiungeva il limite, e mentre una volta essere entrato nel garage di casa, aver messo il cavalletto alla moto e averne bilanciato il peso al suolo, si ritrovò a pensare proprio a questo.
Aveva raggiunto il limite, e quasi si promise che alla prossima persona che gli avrebbe chiesto come stava, gli avrebbe detto tutto, sarebbe esploso di rabbia, tristezza, delusione e fiumi di solitudine, avrebbe lasciato finalmente le sue emozioni fluire all'esterno, scorrere via dalla sua vita e sciogliere i suoi muscoli da tutta quella tensione accumulata.
Si passò una mano fra i capelli biondi e se li portò indietro con un sospiro pesante; Era stanco.
Voleva solo chiudersi in camera e riposare la testa sdraiandosi sul letto.
Perché era complicato, più di quanto aveva pensato sarebbe stato.
Era così difficile...era così profondamente complicato convivere con quel vuoto costante, quel senso di incompletezza e solitudine che accumulava inevitabilmente frustrazione. Sfortunatamente, non era mai stato bravo a tenere tutto ciò che provava stretto e costipato per bene all'interno della cassa toracica, anzi le emozioni gli sgorgavano fuori dalle mani veloci come sottili granelli di sabbia prima ancora che potesse accorgersene. Controllarle o anche solo contenerle era davvero un'impresa, specialmente quando ormai erano circa sette anni che le teneva racchiuse in un cassetto custodito fin troppo bene.
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Voglio essere l'uomo della tua vita -TheBadNauts-
FanfictionUna Thebadnauts che vi lascerà a bocca aperta. Parola d'autrice. ❥ Quante volte mentre viviamo un'emozione, temiamo di dimenticarla? Quante volte i nostri ricordi sfuggono alla nostra mente, rifugiandosi negli spazi più bui e nebbiosi della nostra m...