1: Tristan

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Passeggio, come ogni sera, per le strade di Grand Avenue fermandomi di tanto in tanto per osservare i comportamenti degli umani che mi passano accanto.

Inalo a pieni polmoni i loro odori, alcune volte mi beo di un determinato profumo mentre in altre percepisco solo il marciume delle loro infime essenze.

È l'una passata, l'ora adatta per il mio spuntino notturno!

Mi diverto a girovagare per i pub ed i locali di South Park strapieni di giovani che vogliono divertirsi e tirare dritto fino all'alba.

Senza accorgermene arrivo in una strada periferica che frequento poco.

Qui ci sono solo musei e biblioteche che a quest'ora della notte sono chiusi pertanto sono luoghi inutili per la mia cena!

Sollevo lo sguardo e mi accorgo di una finestra illuminata al secondo piano.

Leggo l'insegna posta sul portone principale dell'edificio e rimango interdetto.

Sono su questa terra da quasi mille anni, ho visto mutare ere, nascere invenzioni umane, ma il mio cuore è rimasto ancorato al tempo delle biblioteche con gli amanuensi.

Non amo la digitalizzazione di questo secolo, preferisco il profumo dei manoscritti e lo scorrere delle pagine di un libro tra le dita.

A quanto pare in questa epoca, le biblioteche restano sempre aperte

Chissà che questa non si riveli la mia serata fortunata, magari all'interno è rimasto uno studentello mezzo addormentato crollato sui libri nel tentativo di preparare un esame!

Con un solo salto arrivo alla finestra semiaperta, entro senza far rumore e mi dirigo verso l'unica fonte di luce.

L'immensa sala, completamente vuota è in penombra, ma la mia vista super sviluppata mi permette di vedere una giovane donna placidamente seduta a leggere un libro dalla copertina di pelle piuttosto sbiadita.

Mi accomodo sopra uno degli scaffali davanti a lei per osservarla meglio.

Mi piace esaminare le caratteristiche delle mie vittime prima di togliere loro la linfa vitale.

I lunghi capelli biondi sono leggermente arricciati sulle punte, gli occhi sono verdi con piccole venature ambrate e le labbra, carnose, di color rosa pastello.

Ha una camicetta bianca ed un giacchetto grigio scuro, il suo abbigliamento è davvero molto semplice, sembra una collegiale appena uscita da un qualche istituto religioso della zona.

Mi alzo velocemente dalla mia sedia improvvisata, un fascicolo cade in terra e lei sobbalza dalla paura.

Sento l'adrenalina scorrerle nelle vene, finalmente inizio a divertirmi.

Fiuto il suo odore, sono come un segugio con la sua preda appena snidata.

<C'è qualcuno?> sussurra con una voce a metà tra l'angelico ed il terrorizzato.

Non le rispondo ovviamente.

Mi avvicino ad un solo metro da lei, non riesce a scorgermi, anche perché non le verrebbe mai in mente di guardare in alto sopra la lampada al neon spenta.

Sbatte le lunghe ciglia un paio di volte, sento il suo cuore decelerare lentamente anche se i battiti sono ancora sopra la media.

Si siede lentamente e riprende a leggere il libro dalla copertina scolorita.

Faccio un balzo in avanti pronto a coglierla alle spalle per farla mia, ma mi blocco sul posto.

Mi pietrifico come una statua di marmo!

La frase che la ragazza ha appena pronunciato mi lascia di stucco, quelle parole io le conosco perfettamente perché le ho scritte io qualche secolo fa!

<Mi contorsi tutta la notte in preda a terribili spasmi davanti a Darius, il mio creatore, che rimase immobile sul bordo del letto per ammirare la sua creazione>

Legge con voce rotta dall'emozione mentre una lacrima solitaria che le solca il viso.

Sta piangendo per me?

Osservo meglio quel piccolo libro di pelle scolorito e lo riconosco.

È il mio diario segreto, quello sul quale appuntai tutte le fasi della mia trasformazione da ser Tristan Percival d'Ambray al sanguinario vampiro Tristan.

<Monet smettila, ma che ti prende stasera?>

Mi ridesto dai miei pensieri , mi accorgo solo ora della piccola palla di pelo, depositata sulle gambe della ragazza, che soffia nervosamente verso di me.

Digrigno i denti ed il batuffolo grigio comincia ad emettere strazianti miagolii di paura.

La giovane lo accarezza dolcemente, ma il felino resta in posizione di difesa.

Uno squillo rompe il silenzio tombale di questo posto silenzioso.

<Crystal> urla una voce agitata al di là del telefono.

<Mamma, hai ragione, è tardissimo, stavo finendo la relazione e non mi sono accorta dell'orario>

La piccola non sa proprio mentire perché per tutto il tempo ha picchiettato le lunghe ed affusolate dita sulle pagine del mio diario.

<Chiamo un taxi, stai tranquilla, mamma. Dieci minuti e sono a casa> ribadisce chiudendo frettolosamente la conversazione.

<Dobbiamo andare Monet. Se tardiamo un altro po' ci requisisce le chiavi della biblioteca ed addio pace e solitudine serale. A domani ser Tristan> dice prendendo il mio diario e riponendolo su uno degli scaffali.

Deposita il micio dentro al borsone, spenge la luce della lampada ed esce dalla sala lettura mentre io rimango all'interno dell'edificio con in testa mille domande.

Mi chiedo come sia finito il mio manoscritto in questa biblioteca dall'altra parte del mondo e, soprattutto, perché non ho pasteggiato con la deliziosa ed angelica ragazza di poco fa.

Decido di andare a caccia da un'altra parte.

Domani sera, a quest'ora voglio presentarmi nuovamente qui, sono curioso, voglio sentire la fanciulla declamare le frasi contenute nel mio diario.

Non mi diverto da decenni e forse ho trovato un piccolo passatempo che mi distrarrà per qualche giorno.

Salto dalla finestra dalla quale ero entrato e mi dirigo nuovamente verso Grand Avenue alla ricerca della mia preda del lunedì notte!

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