Capitolo 2

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L'indovinello era particolare ma non irrisolvibile.

«Ti viene in mente niente?» chiese Gloria a Gabriel.

«A me pare complicato!»

«Beh», rispose Gabriel. «Non proprio. La poesia parla chiaro: si parla dell'esistenza di una spada, dell'Abbazia che porta il nome del Santo a cui questa appartiene e che la conficcò nella roccia. Dove ho già sentito questa storia?»

Si grattò il mento perplesso. Quindi iniziò a scavare nei cassettini della memoria.

«Il Santo era paragonato a Re Artù e ai cavalieri della Tavola Rotonda. Mi sembra che ci sia un monastero di questo tipo da qualche parte». E preso un libro da uno scaffale della vetrina del soggiorno aprì la pagina in corrispondenza di una breve poesia che era stata scritta in onore di Re Artù. La poesia parlava anche di un Santo, San Galgano per l'appunto. Ecco l'analogia.

«Se non sbaglio a Siena e precisamente a Chiusdino, c'è una chiesa sconsacrata dove il tetto non esiste e lì vicino c'è l'eremo di Montesiepi dove, conservata in una teca di vetro, si trova una spada conficcata nella roccia».

«Wow, è vero!» esclamò Gloria che era già elettrizzata da tutta questa storia.

«Bisogna andare là Gabriel».

«Sì Gloria, ci andiamo nel weekend. Così ne approfittiamo per andare io e te da qualche parte».

«Prenoto io?» chiese Gloria.

«Sì vai, mi fido», rispose Gabriel.

Anche se era rischioso far prenotare a lei perché avrebbe scelto senz'altro un albergo a cinque stelle con tutti i comfort.

Invece questa volta si stupì per la rapidità con cui aveva scelto una struttura semplice, ma pittoresca, come poteva vedere dalle foto sul computer.

Erano partiti il sabato mattina con l'auto rossa di Gloria, una decappottabile Station Wagon.

Si preannunciava una bella giornata con un bel cielo azzurro. Dopo una colazione veloce con fette biscottate imburrate con marmellata e caffè erano partiti diretti a Chiusdino.

Gabriel teneva sulle ginocchia il libro di Gregorio. Ogni tanto dava un'occhiata veloce a quell'indovinello che avevano risolto così facilmente.

Gloria era un vero pericolo pubblico al volante. In primo luogo non rispettava mai il limite di velocità, menomale che il navigatore li avvisava in tempo, di quando ci sarebbero stati gli autovelox. Così Gloria avrebbe avuto tutto il tempo di rallentare. A guardarla non si sarebbe detto che lei fosse un tipo di corse da rally. Sembrava una persona tranquilla e invece premeva il piede sul pedale dell'acceleratore con una tale scioltezza e sicurezza da non destare alcuna preoccupazione in chi gli si trovava accanto.

Alla fine Gabriel, non potendone più di essere sballottato di qua e di là le intimò:

«Frena! Vuoi farti schiantare da qualche parte?»

Stavano percorrendo una strada di campagna in salita. Nonostante fosse Dicembre i campi brillavano sotto ai raggi del sole e la campagna si offriva loro nello spettacolo dei colori: il marrone della terra, il verde dei vigneti e degli ulivi.

Gabriel sentiva dentro di sé una sensazione di liberazione dai freni inibitori che l'avevano tenuto molto compresso e fatto sentire ridicolo in quel suo corpo. Si alzò in piedi e urlò: «Sììì» e in quella sillaba ci fu una tale liberazione di emotività repressa, che dopo si sentì meglio. Gloria nel frattempo si era un po' calmata, forse avvertiva anche lei la stanchezza del viaggio.

Gabriel dette di nuovo un'occhiata al libro, rilesse l'indovinello.

Arrivati al B&B furono accolti con una cordialità squisita con un brindisi di benvenuto, che includeva un aperitivo prima di pranzo, con tanti stuzzichini di cui Gloria andava matta.

La tempesta sul mare di GalileaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora