Capitolo 26

195 7 30
                                    

Infine c'era una poesia che così recitava:

Sempre amai tanto l'onda rossa

Arriva ruotando eleganti pesci ondeggiano.

Tuonano elementi nuovi estremi tintinnando.

Orsi, pappagalli, ecco rubai l'assenzio.

La ruota ottenni trasvolando amari sentimenti.

«Cosa vuol dire?», disse Gloria sempre più sbalordita.

«Non saprei», rispose Giacomo grattandosi il mento.

«È l'acronimo del quadrato di Sator.»

«Io ci vedo anche un richiamo all'Apocalisse. L'assenzio è anche la stella annunciata dalla terza tromba. E poi l'onda rossa, sì tutto torna.»

«Padre, prima lei ci ha parlato delle sette trombe dell'Apocalisse e dei sette sigilli. Ce ne parli la prego, siamo curiosi di conoscerne la storia.»

«Allora, come saprete l'Apocalisse è stato scritto da Giovanni e come libro direi che è abbastanza visionario e non sono mancate persone che hanno addirittura cercato di darne un'interpretazione per leggere eventi futuri che si potrebbero realizzare. In realtà non è così, tuttavia contiene cose interessanti sulle quali stava studiando il vostro amico Gregorio.»

Padre John iniziò a raccontare:

«Comparvero sette angeli nel cielo di fronte a Dio. Ognuno di questi aveva sette trombe che si accingeva a suonare.

Il primo angelo suonò la prima tromba e grandine e fuoco piombarono sulla terra, mescolati al sangue. Un terzo della terra e degli alberi fu bruciato e ogni erba verde si seccò.

Al suono della seconda tromba una montagna di fuoco venne scaraventata sul mare, che si tinse di rosso, diventando sangue. La maggior parte delle creature marine morì.

Poi fu la volta del terzo angelo che suonò la terza tromba. Cadde dal cielo una grande stella, che pareva un dardo incandescente e piombò sui fiumi e su tutte le sorgenti d'acqua. La stella si chiamava Assenzio. Gran parte delle acque vennero trasformate in assenzio, un liquido dal sapore amaro e molti uomini morirono per le acque avvelenate.

Poi fu la volta del quarto angelo che suonò la quarta tromba e la terra piombò nell'oscurità perché il sole, la luna e gli altri astri persero la maggior parte della loro luminosità. Quindi comparve un'aquila che volava nell'alto del cielo e ammoniva gli uomini e li invitava ad ascoltare i prossimi squilli di tromba.

Ecco che il quinto angelo suonò la quinta tromba che fece cadere un astro sulla terra a cui fu data la chiave del pozzo dell'Abisso. Egli aprì il pozzo dell'abisso e salì dal pozzo un fumo denso, come quello proveniente da una grande fornace, che oscurò il sole e l'atmosfera. Da quella coltre di fumo uscirono una torma di cavallette che avevano un aspetto strano. Sulla testa avevano corone che parevano d'oro e il loro aspetto era uguale a quello degli uomini. Avevano il ventre simile a corazze di ferro e producevano con le loro ali un rombo come quello di carri trainati da cavalieri lanciati all'assalto. Avevano code come gli scorpioni, terminanti con aculei ed erano spaventosi. Avevano il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi e il loro Re era l'Angelo dell'Abisso, che in ebraico si chiama Perdizione e in greco Sterminatore.

Il sesto Angelo suonando la sesta tromba, sciolse i quattro Angeli incatenati sul gran fiume Eufrate ed erano pronti per sterminare un terzo dell'umanità. Comparvero con le loro corazze di fuoco in groppa ai cavalli dalla cui bocca usciva fuoco, fumo e zolfo.

E quello che era da compiere fu fatto.

E poi comparve un altro Angelo di bellissimo aspetto, possente e discese dal cielo avvolto in una nube con un arcobaleno in fronte. Aveva il volto come il sole e le gambe erano due colonne di fuoco. Nella mano teneva un libro aperto, con sette sigilli che dovevano essere aperti per poter leggere il libro.

La tempesta sul mare di GalileaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora