Gloria si era svegliata tardi quella mattina. Si sentiva gli occhi pesti come se qualcuno le avesse tirato un pugno. All'inizio non riusciva a rendersi conto di dove fosse. Quella non era casa sua, quello non era il suo letto. Da quanto tempo si trovava lì? I giorni erano passati evanescenti come fantasmi e lei era sprofondata in un sonno dovuto anche ai tranquillanti che le avevano prescritto. Gabriel? Una sensazione di disagio l'avvolse. Poi iniziò a piangere. Le lacrime scendevano senza sosta, iniziò a singhiozzare, le mancava il fiato. Fu schiacciata dalla consapevolezza di ciò che era successo. Gabriel, il suo fidanzato, non c'era più. Non esisteva più. Quel dolore che non si era sciolto e aveva trattenuto così a lungo dentro di lei, adesso straripava come un fiume in piena, attraverso quelle lacrime copiose che scendevano, rigandole il volto e bruciandoglielo.
Carolina si precipitò da lei, cercando di consolarla. Le fece una camomilla.
"Ma sì piangi", pensava. "Piangi pure per uno che non ha esitato a tradirti con la prima donna attraente che gli si è strusciata addosso". Forse glielo avrebbe detto a Gloria, forse, quando sarebbe stato il momento, ma non adesso.
«Sei riuscita a riposare?» si preoccupò di chiederle l'amica.
Gloria era agitata. La presenza di Carolina invece di allietarla la infastidiva. La pregò di lasciarla sola. Quella sensazione di vuoto era lì e non se ne voleva andare. Le sembrava di aver perso una parte di sé. Il grande dolore si stava sciogliendo nella consapevolezza che Gabriel non avrebbe voluto vederla così. Un pensiero la colpì come una frustata. Doveva continuare la ricerca da sola, senza Gabriel. Questo glielo doveva. L'avrebbe fatto per lui, per non rendere vano tutto il lavoro che avevano intrapreso. Doveva andare in casa di Gabriel e recuperare il libro di Gregorio, depositato all'interno della cassaforte, prima che la polizia effettuasse il sopralluogo. Ma la zona forse era stata sottoposta a sequestro giudiziario. Doveva telefonare al commissario e dirgli che voleva andare nell'appartamento di Gabriel per prendere le sue cose.
Poi avrebbe aspettato la fine del periodo natalizio e quindi sarebbe partita alla volta di Chartres. Per ora aveva voglia solo di piangere. Si fece forza, recuperò le sue cose e uscì dalla camera dopo essersi vestita.
«Io vado», disse a Carolina che la guardava incredula.
«Aspetta, facciamo almeno colazione insieme».
Ma Gloria aveva fretta di uscire da lì il prima possibile. Le mancava l'aria, si sentiva soffocare là dentro. Avrebbe fatto colazione in un bar. Chiuse la porta dietro di sé non prima di aver ringraziato e salutato Carolina.
***
«Commissario posso?». Alzò la mano l'agente Poletti un uomo di mezza età molto magro e con il volto già solcato da rughe profonde con il ciuffo di capelli bianchi e gli occhi grigi.
«Io penso che questo Gabriel sia stato fatto fuori per un motivo ben preciso, ma non passionale. Il "modus operandi" è quello di un professionista. Il cloroformio, l'uso dei guanti, il fatto che non abbia lasciato tracce, nonostante il tempo minimo a sua disposizione, il colpo ben calibrato che ha reciso in modo preciso l'arteria. Non può essere una persona qualunque. Dal passato di Gabriel emerge che ha avuto storie omosessuali. Possibile un movente personale a questo punto?»
«Io direi di aspettare i risultati dell'autopsia e dell'analisi del capello», suggerì l'ispettore.
«Mariani, tu insieme all'agente Poletti vi occuperete di trovare tra i soggetti della lista i contatti più stretti e li porterete qui per essere sottoposti all'analisi del Dna. Mi raccomando, che sia fatto tutto con una certa celerità. Vi voglio operativi ragazzi.»
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La tempesta sul mare di Galilea
Mystery / ThrillerGloria e Gabriel sono alla ricerca di un famoso quadro trafugato: La tempesta sul mare di Galilea. Sulle tracce lasciate loro da un amico antiquario Gregorio, si troveranno coinvolti in una vera e propria caccia al tesoro costellata da enigmi di dif...