Capitolo 3: Paper-Crown Kings

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La mano di Louis era ancora stretta a quella di Harry quando raggiunsero la porta.

La lieve nevicata di prima si era ormai trasformata di nuovo in una bufera, cruenta e fischiettante.

Era una sensazione simile a quella che stava provando nella sua testa.

La sua mente era ormai un vortice confuso fatto di posso baciarti, posso baciarti, sei così dolce e bello, ripetuti ogni volta da una voce della quale si era ormai invaghito nelle ultime ore.

Non che lo avesse mai ammesso ad alta voce.

Lasciò vagare i suoi occhi in giro mentre la porta si richiudeva dietro di loro. Il posto in cui lo aveva portato Harry era una casa, una casa piccola nel retro del suo giardino, con solo una stanza della grandezza pari alla sua, e quello che sembrava un piccolo loft incorporato, che copriva quasi tutto il lato sinistro, rendendo il soffitto di quella parte basso il doppio. C'erano due grandi finestre sulle pareti di entrambi i lati sinistro e destro, ma le tende sopra di esse le ricoprivano, tende fatte di un tessuto rosa e grigio che oscurava completamente la visuale esterna.

Louis si prese un momento per apprezzare il fatto che Harry avesse delle tende rosa, prima di dare uno sguardo al resto della stanza. Sembrava una versione più piccola dello studio che aveva al piano di sopra. Diversi dipinti erano appoggiati alle pareti, e in un angolo, vi era un cavalletto. Un tappeto marrone giaceva al centro della stanza, con gli stessi ipnotici motivi fatti di cerchi concentrici, vi era un divano a ridosso della parete sinistra e una piccola lampada nell'angolo adornava la stanza di luce. Quello che, tuttavia, emergeva di più secondo Louis, era quanto tutto di quel posto fosse meno ornato, meno organizzato e costruito, quasi come se il piano di sopra fosse la stanza di apertura, destinata agli ospiti perché la adulassero, e quella lì fosse quella più vera e profonda.

I suoi sospetti vennero confermati quando Harry gli strinse la mano, annuendo alla veduta di fronte a sé.

''Ecco... questo è il posto... in cui dipingo sul serio.''

Louis fece cenno di sì con il capo. Sembrava molto più intimo dello studio d'arte di sopra, nonostante lì si fossero limitati a ballare, a restare fermi e a stringersi le mani, cercando di trattenersi dal tremare.

Lanciò un'occhiata ad Harry, e per la prima volta da quando lo aveva visto seduto sul ripiano della cucina, sembrò stanco. I suoi capelli erano legati in un piccolo bun, enfatizzando il taglio squadrato della sua mandibola, i suoi occhi sembravano stanchi e malinconici, e le ciglia gettavano ombre grigie sui suoi zigomi. Stava esaminando la stanza di fronte a loro con un'espressione che Louis decifrò all'istante, quella che lui stesso acquisiva quando guardava un capitolo o una poesia che aveva scritto e cominciava a pensare che, dopo tutto, non era poi così buona come aveva pensato all'inizio. Le sopracciglia del ragazzo erano corrugate, la luce soffusa rendeva la sua figura slanciata ombrosa e ultraterrena, come una sorta di Principe Gotico appena arrivato dalla storia. Le sue dita riflettevano delle ombre allungate sulle pareti, e Louis non riusciva a decidere quale versione del ragazzo gli piacesse di più: quella impacciata tutto fossette che gli aveva chiesto di baciarlo prima sul muretto, o quella, quella di questo giovane uomo premuroso avvolto da un giacca lunga, che rimuginava sui suoi dipinti completati per metà.

E poi c'era una terza versione, quella che era stata il cuore della scena che aveva preso luogo in cucina, quella che era riuscita ad attirare l'attenzione di una piccola folla su di sé, senza molto, se non con un sorriso affascinante e barzellette raccontate in maniera discreta, con una voce lenta che però, nemmeno Louis era stato in grado di ignorare, tanto l'aveva trovata piacevole e accattivante.

Doveva davvero smetterla di trasformare le persone in personaggi fittizi.

Così strinse la mano di Harry e gli disse: ''È molto bello,'' sussurrò, e perché stava sussurrando? Non ne aveva idea, sinceramente. Forse perché c'era qualcosa di quel posto che sembrava quasi sacro, come entrare in una di quelle antiche chiese europee, con la consapevolezza delle centinaia di corpi morti sotto i propri piedi.

Little Technicolor Things [Larry Stylinson || Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora