Se Louis aveva creduto che il mattino successivo avrebbero parlato, beh, si sbagliava.
Ad accoglierlo al suo risveglio era stato un post sbornia insopportabile. Harry era andato via e la sua sveglia non era suonata, perché aveva completamente dimenticato che il suo nuovo lavoro richiedeva la sua presenza anche di sabato.
Avrebbe dovuto essere, infatti, in libreria tra meno di un'ora.
Quando si alzò per andare al bagno, sentì la testa girare e il solo pensiero di come si sarebbe sentito a salire sulla metro, gli faceva venire da vomitare.
Quello stesso pensiero, tuttavia, non era sconcertante quanto il fatto che Harry fosse andato via. Il lato del suo letto era ancora sgualcito e mentre barcollava con fare intontito verso la doccia, immaginò che il delicato getto dell'acqua a contatto con la propria pelle, fosse proprio Harry, così come il cotone della sua camicia o le ciocche vellutate dei suoi capelli, e ancora, il calore fugace della punta delle sue dita.
Non riuscì a capacitarsi del perché fosse andato via senza dire nulla, non quando la scorsa sera erano arrivati ad una sorta di comprensione reciproca.
Si chiese se avesse fatto qualcosa da ubriaco tanto da spaventarlo, ma sfortunatamente si ricordava perfettamente di tutto, per cui non riuscì a trovare nulla fuori dall'ordinario nella serata precedente.
Forse Harry aveva semplicemente cambiato idea sul suo conto all'ultimo minuto.
Forse aveva visto il suo appartamento mal ridotto e aveva deciso che nulla di tutto quello valesse abbastanza la pena da rimanere.
La mente di Louis andò poi in una direzione.
E se Harry fosse andato via per lavoro? Per un cliente?
Avrebbe potuto essere con un cliente in quel preciso momento e lui non l'avrebbe nemmeno saputo.
Si rimproverò da solo, perché avrebbe dovuto trattare la situazione come una persona adulta e non impazzire.
Era solo sesso ed era il lavoro di Harry.
Avrebbe potuto gestirlo.
O quantomeno, voleva essere in grado di gestirlo.
Non aveva ancora toccato Harry – non in quel modo, non con l'intenzione – ma sapeva che nel momento in cui l'avesse fatto, non sarebbe stato in grado di sopportare il pensiero delle mani di qualcun altro su di lui.
Con quei pensieri per la testa, chiuse gli occhi, versò lo shampoo sui capelli, e improvvisamente ebbe come una visione del suo futuro. Riuscì a vedersi tra anni, sdraiato da solo nel suo letto, sotto delle coperte scure, la struttura in quattro montanti in mogano, in attesa del ritorno di Harry dal suo ultimo cliente.
Non era bravo a condividere, non lo era mai stato e probabilmente non lo sarebbe stato mai, e sapeva come si sarebbe sentito nel condividere Harry, lo sapeva che se avessero accettato di andare avanti, sarebbe finito con il volto premuto nel cuscino la maggior parte delle volte, a versare lacrime su qualcosa su cui non aveva alcun tipo di controllo. Perché era la vita di Harry e le sue scelte, e la scorsa notte aveva concordato che se avessero accettato di intraprendere quella relazione, avrebbe accettato anche il suo lavoro.
Avrebbe finto di accettare che per lui andava bene.
Finì di lavarsi i capelli e poi restò semplicemente sotto il getto dell'acqua bollente, proprio come gli piaceva. Le porte in vetro della cabina doccia si appannarono fino a rendergli impossibile vedere oltre, cosa che lo fece sentire al sicuro e nascosto, con la voglia di poter rimanere lì per sempre se solo avesse potuto permettersi di pagare la bolletta.
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Little Technicolor Things [Larry Stylinson || Italian Translation]
FanfictionLouis è uno scrittore squattrinato e laureato di recente. Tormentato dalla depressione e dall'ansia, vive a Londra quando incontra Harry, un artista che convive con un segreto e che ama dipingere tramonti e bellissimi ragazzi della California. Tutti...