Capitolo 4: Adagio For Two Pianos

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Louis si licenziò.

Erano passate due settimane e non aveva né visto né ricevuto nessuna notizia da parte di Harry Styles.

Non che avesse provato a mettersi in contatto con lui.

Non aveva nemmeno parlato con Niall di quella notte e della conversazione che aveva avuto con l'amica di Harry.

Non voleva saperlo e non gliene importava.

La verità era che era arrabbiato e per qualche ragione maledetta, il provare quel sentimento lo fece sentire bene, perché era molto meglio del non provare assolutamente nulla. Era molto meglio del restare seduto nel suo appartamento di merda, con il cuore lasciato a marcire in un angolo come un recipiente di avanzi che nessuno si era premunito di buttare via.

E non era nemmeno arrabbiato con Harry.

Era stata una semplice notte quella che avevano passato insieme, avevano bevuto e Harry aveva fatto in modo che non accadesse niente di cui avrebbero poi potuto pentirsi. Quel ragazzo non aveva nessun obbligo di raccontargli nulla e anche se era una realtà esasperante, era la verità. Certo, Louis aveva creduto che avrebbero potuto avere qualcosa di più che una semplice notte. Aveva creduto che-

Cazzo, aveva pensato che avrebbero potuto essere tutto.

Era un idealista e un romantico e Dio, quel pensiero lo rese instabile.

Il punto era che, per quanto Louis avrebbe voluto, Harry non gli doveva niente, il che lo mandava fuori di testa.

Era incazzato, non con Harry, quanto con l'universo per comportarsi costantemente da stronzo, provocandolo con ogni cosa possibile prima di portargliela via all'ultimo secondo. In una parte remota del suo cervello, sentiva che la colpa fosse la sua, che avrebbe potuto aspettare, che sarebbe potuto rimanere e parlare con il ragazzo il mattino seguente. Avrebbe potuto provare a capire meglio la situazione, ma la verità era che era troppo arrabbiato e quel sentimento era stato così motivante da non poter pensare ad altro.

E così si era licenziato.

Era da un anno che lavorava al Waitrose, limitandosi a non fare nulla di diverso dallo svegliarsi ogni mattina, infilarsi l'uniforme, digitare alla cassa e origliare le lamentele dei clienti, prima di ritornare a dormire poche ore dopo. E adesso-

Adesso non aveva nessun lavoro. Il punto era che aveva smesso di fare ciò che lo rendeva infelice ed era stato abbastanza coraggioso da entrare nell'ufficio del direttore e dirgli che aveva intenzione di dimettersi. E non avrebbe dovuto essere una cosa difficile, eppure per lui lo era stato. Era stato dannatamente terrificante e le sue mani avevano tremato per tutto il tempo.

Quel giorno aveva fumato un intero pacchetto di sigarette, e ciò nonostante, non si era sentito meglio.

Quella era solo una delle diecimila cose a cui non aveva intenzione di pensare, perché erano ormai due anni che le sue mani tremavano, mentre durante quella sera, alla festa di Harry, avevano smesso di farlo ed era accaduto in maniera così naturale che inizialmente non se n'era nemmeno accorto.

Improvvisamente prese coscienza del fatto che aveva dimenticato come ci si sentisse ad essere calmi. Aveva cominciato a dare per scontato il fatto di essere sempre nervoso e teso, e ora che gli era stata data l'opportunità di scoprire com'era sentirsi... beh, davvero felici, ora che ne aveva avuto un assaggio, avrebbe solo voluto riprovare quella sensazione. La paura logorante che non avrebbe più avuto modo di sentirsi in quel modo, lo assaliva, eppure non aveva intenzione di raccontarlo a nessuno.

Aveva bisogno di un nuovo lavoro, ed era per quel motivo che era lì, di fronte alla strada in cui vi era la caffetteria in cui lavorava il suo amico Allan, dove era collocata una piccola libreria di cui conosceva la proprietaria, la quale aveva questa abitudine di collezionare fusi.

Little Technicolor Things [Larry Stylinson || Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora