ᴏɴᴇ

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[Preview]

Stringeva tra le mani sudate il volante della sua Hyundai grigia.
La luce della luna graffiava la strada.
Il tachimetro segnava forse più di cento chilometri orari.
Non bastavano. Non bastavano affatto.
Fuggiva da qualcosa, o meglio, da qualcuno.
Da qualcuno di pericoloso, di fatale.
Guardò negli specchietti.
Era lì. Quell'auto senza targa.
Aveva i fari accesi.

Iniziò ad andare nel panico più totale. Si passò una mano tra la folta chioma bionda e tornò a guardare lo specchietto.

Gli abbaglianti della macchina che lo seguiva si accesero.
Strinse forte gli occhi a causa della forte luce e perse il controllo della vettura.
Uscì con l'auto fuori strada e andò a sbattere contro un lampione.
Credeva di morire.
Aprì gli occhi. Notò che aveva del sangue sulla tempia, niente di grave.
Si slacciò la cintura e uscì dalla macchina.
Iniziò la corsa.
Correva o almeno ci provava.
Aveva un'andatura impacciata e si reggeva il fianco con una mano.

Aveva un occhio socchiuso per via del sangue che usciva dalle ferite.

Si guardò dietro.

Poteva vederlo.
Una figura alta e slanciata. Aveva qualcosa in mano. Come un bastone. Una mazza da baseball che sfregava contro il freddo asfalto della strada.
Iniziò a correre sempre più forte ma aveva un dolore alla gamba.
Cadde a terra. Aveva il viso coperto di polvere.
Iniziò a spostare il suo corpo con le mani.
Aveva il respiro affannato. Il cuore batteva a mille.
Cosa poteva farne ora della sua vita?
Era da solo, sotto il cielo sconosciuto di Tokyo.
Non proprio solo.
Si era trasferito nella città da meno di due settimane.
Tokyo l'aveva affascinato.
Luci, insegne.
Non era talmente diversa da Seoul ma lui aveva bisogno di aria nuova e di abbandonare il nido famigliare che si trovava in Corea del Sud.
In fondo aveva venticinque anni.

Le mani erano piene di graffi.
Si voltò per la medesima volta.
Dov'era quella figura? Era sparita.

Si mise a sedere e fece un respiro profondo di sollievo.

«Jimin-ssi»

Il ragazzo si voltò. Poteva sentire il battito del cuore nelle orecchie.

«C-cosa vuoi da me?»

«Hey, rilassati...voglio solo divertirmi»

La mazza da baseball lo colpì dritto sulla nuca. Non fu un colpo così forte da toglierli la vita.
Fu caricato sulla macchina. Quella senza targa. Ormai la Hyundai era ben che distrutta.

L'auto abbandonò il luogo e andò verso l'orizzonte sotto la luce limpida della luna.

48 hours ago

«Jimin-ah! Dai che è il tuo turno» urlò un uomo.
Park Jimin era un ragazzo di venticinque anni.
Si era trasferito a Tokyo per lavoro.
Fare lo spogliarellista.
Non che gli piacesse, ma almeno guadagnava un mucchio di soldi mostrando le sue forme e sculettando davanti a uomini gay dei dintorni.
Folta chioma biondo cenere, occhi piccoli e profondi, un vitino piccolo. Forme slanciate e accentuate.
Era perfetto.
Gli occhi del pubblico cadevano sempre sul suo fondoschiena che si muoveva a ritmo della musica.
Era anche un ottimo ballerino.
Movimenti puliti e aggressivi.
Gli uomini del bar si chiedevano se un ragazzo perfetto come lui sarebbe stato una bomba a letto.
Era definito altamente scopabile.
Salì sul palco e andò verso il palo.
Il suo forte.
Nessuno gli staccava gli occhi di dosso.
In quel posto avrà baciato almeno più di venti ragazzi ma con nessuno di loro aveva fatto sesso.

ᴘ ᴏ s s ᴇ s s ɪ ᴏ ɴ// 𝑱𝒊𝑲𝒐𝒐𝒌 [sᴍᴜᴛ⚣︎]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora