ғɪᴠᴇ

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Il primo a svegliarsi fu Jimin come al solito. Aprì gli occhi e sbadigliò. Notò che dei timidi raggi di sole penetravano dalle fessure della serranda.
Si passò sbadatamente una mano tra i capelli e si voltò verso il ragazzo al suo fianco.

«Sta ancora dormendo» sussurrò e tornò a fissare il soffitto. Notò che Jungkook stringeva ancora la sua mano. Gli sfuggì un sorriso.

Tornò ad osservare il corvino. Posò la mano libera sulla fronte del ragazzo.

«La febbre è scesa» disse facendo un sospiro di sollievo. Nel mentre spostava la mano, questa fu afferrata.

«Jimin-ssi?» sospirò Jungkook mettendosi a sedere. Lasciò la presa sulle mani del ragazzo. Si sfiorò la fronte.

«Come ti senti?» domandò il biondo sedendosi.

«Di merda»

«Puoi spiegarmi cosa è successo la scorsa notte?» domandò Jimin.

«Cosa stracazzo ti importa, giusto?»

«Io sono preoccupato per te. Prima di tutto la tua febbre era alta. Dicevi cose senza senso. Da considerare cazzate. Mi hai pregato di rimanere al tuo fianco. Mi hai fatto preoccupare»

«Ho visto mia madre» rispose il corvino «mi teneva la mano. Aveva il viso preoccupato. Stavamo correndo. Stavamo scappando. Da qualcosa. O qualcuno. Mi disse che stavamo giocando a nascondino e dovevamo trovare un nascondiglio il prima possibile. Lei cadde ma mi disse di continuare a correre. Correre più forte che potevo» una lacrima attraversò il suo viso «io continuai a correre e voltandomi lei era sparita» Jimin era confuso. «Jimin-ssi, mia madre è morta. Ho sentito le sue urla. Ho visto le sue lacrime» iniziò a piangere. Aveva il respiro affannato.

«Ora respira. Calmati. Per caso ricordi chi le ha fatto del male?»

«Mio padre. Lei subiva violenze sessuali ogni giorno. Ma lo amava. Non poteva farci nulla. Lo vedeva andare a letto con altre donne. Ma lei lo amava. Non voleva abbandonarlo. Un giorno tornò tardi da lavoro. Mio padre si arrabbiò e iniziò a picchiarla. Io ero lì. Ero nascosto dentro l'armadio. Ho sentito l'ultimo respiro di mia madre. Ho visto il sangue e-» Jimin gli asciugò le lacrime.

«E?» domandò il biondo.

«Lui mi vide. Io scappai più veloce possibile»

«Jungkook, non dire cazzate» disse Jimin ridendo.

«Stai dicendo che non mi credi?» Jungkook si alzò e iniziò a ridere. Sentì un dolore alla testa e strinse gli occhi. «Ho bisogno di vodka» uscì dalla stanza. Jimin lo seguì.

«Non devi bere» urlò il biondo gettando a terra il bicchiere con la bevanda alcolica. I cocci di vetro invadevano il pavimento. L'altro lo prese per il collo.

«Forse non hai capito che io faccio quel che cazzo mi pare. Ok?» disse il corvino. Jimin cercava di liberarsi dalla presa. Respirava a fatica.

«N-non r-respi-» cercò di dire. Jungkook lasciò la presa e fece cadere a terra il ragazzo.

«Levati dai coglioni» disse il corvino. Jimin si asciugò una lacrima.

«Dovrei levarmi dai coglioni? Chi si è occupato di te ieri notte? Io. Vuoi sapere perché? Perché ero preoccupato. Che stronzo che sono. Pensavo che la situazione sarebbe cambiata. Ma sono solo cazzate. Mi chiedo il perché io sia qui. Ma sai? Non me ne frega un cazzo. Io da qui me ne vado» detto questo si diresse correndo verso la porta. Jungkook lo seguì. Lo afferrò per la maglia e lo tirò verso di lui per poi sbatterlo contro la parete bloccandogli i polsi. Si avvicinò al suo orecchio.

«Tu non vai da nessuna parte» sussurrò facendo rabbrividire il biondo. Gli lasciò un bacio sul collo. Lo prese in braccio e tornarono nella stanza precendente chiudendo la porta a chiave.

«Sei solo uno stronzo egoista» urlò Jimin.

«Ma chi ti credi di essere?»

«Park Jimin, tu?»

«Jeon Jungkook»

«Pensavo "Stronzo pervertito"»

«Jimin-ssi, stai esagerando»

«Io starei esagerando? Intanto quello che mi tiene chiuso qui sei tu»

Jungkook si avvicinò.

«Vorrei ricordarti che quello che di sua spontanea volontà è rimasto sei tu. Ieri potevi benissimo andartene e lasciarmi sul letto con la febbre, no? Perché non l'hai fatto?»

Cazzo, pensò Jimin. Cercò di non guardare quegli occhi biotite.

«Non rispondi? Ti dico io perché. A te piace stare qui. Ti piace stare con me» disse il corvino.

Il biondo arrossì.

«Cazzate« disse mordendosi il labbro.

«Allora perché se faccio così-» Jungkook infilò una mano nei pantaloni del ragazzo. «tu non dai nulla?»

Jimin ebbe come una scossa che gli attraversò il corpo. Fece un respiro per calmarsi. Doveva controllarsi. Strinse le palpebre. Tolse la mano "indesiderata".

«Mi stai sfidando?» domandò il corvino con tono di sfida.

«Forse»

«E sfida sia».

ᴘ ᴏ s s ᴇ s s ɪ ᴏ ɴ// 𝑱𝒊𝑲𝒐𝒐𝒌 [sᴍᴜᴛ⚣︎]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora