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Arricciò il naso. Sentì un forte dolore alla testa dovuto al colpo.

Era tutto buio. O almeno era quello che vedeva lui.
Era confuso.
Si sentiva strano e il suo corpo gli pareva pesare come il piombo. Il dolore alla gamba non era svanito e questa continuava a pulsare come il battito cardiaco.

Notò che era seduto su una sedia.
Ai polsi stringeva una corda che impediva i movimenti.
La corda stringeva anche attorno al busto e alle gambe per poi terminare alle caviglie. Era tagliente. La circolazione era forse rallentata dal grande nido di nodi che lo circondava.

Cercò di liberarsi invano.

Per un'ultima volta pensò alle parole del suo amico Taehyung. Che stronzo che era stato,  Non era la prima volta che si pentiva di non aver ascoltato le parole dell'amico. Anni in precedenza, voleva colorarsi i capelli di un viola malva. Il ciò era fortemente sconsigliato da Taehyung visto che gli avrebbero solo dato un'aria dolce e anti-sesso. Ma, essendo testardo, non diede importanza al consiglio.  Tornò dal parrucchiere con una specie di nuvola di zucchero filato. Sembrava un piccolo Mochi fuggito da un ristorante giapponese. Inutile dire che Taehyung ripeté che avrebbe dovuto ascoltarlo.

Quella situazione era ben che diversa. Non si trattava di un consiglio sul colore dei capelli o cose simili.

La sua vita era appesa su un filo di una ragnatela tesa da un ragno per prendere la sua preda.

Iniziò a fare dei versi dovuti allo sforzo impiegato nel tentativo di liberarsi.

«Ti sei svegliato finalmente. Pensavo che il colpo era stato così forte da essere fatale. Non me lo sarei perdonato»

Disse una voce. Una voce calda. Dei passi risuonavano in quella grande stanza. Uno scantinato. La voce era di un ragazzo alto, magro. I capelli corvini e gli occhi nero biotite.

Jimin stette in silenzio. Alzò la testa per cercare di capire dove provenisse la voce.

«Che c'è? Non parli?» disse l'individuo con un sorriso malizioso. Prese una sedia e la posizionò con lo schienale di fronte a Jimin. Vi si sedette a gambe aperte.
Stringeva una sigaretta tra l'indice e il medio della mano destra. Ne fece un tiro e ne sputò il fumo sul viso dell'altro che tossì.

Si alzò e girò attorno al biondo. Aveva un odore di vaniglia.
Sfiorò con una delle sue dita il collo dell'ostaggio.

«C-cosa v-vuoi da me?»

Domandò Jimin rimanendo immobile al contatto fisico con il corvino.

Quest'ultimo avvicinò le labbra al suo orecchio e bisbigliò qualcosa. Qualcosa di inquietante. Qualcosa a cui Jimin rabbrividì.

«Te» disse. Poi si allontanò.

Il biondo rimase immobile. Quella voce risuonava nella sua testa.

Me?, Pensò.

Il corvino si avvicinò al collo dell'altro e vi passò la punta del suo naso lasciando poi un piccolo bacio.

Jimin non pareva muoversi.

«Lasciami andare» disse.

Che richiesta a dir poco banale.
Lo sconosciuto scoppiò in una fragorosa risata. Si risedette nella stessa posizione precedente sulla sedia e iniziò a giocherellare con quei capelli biondo cenere

«Sennò? Sai Jiminie, ti credevo più intelligente, ma il tuo fisico ricompensa»

«Non chiamarmi in quel modo»

ᴘ ᴏ s s ᴇ s s ɪ ᴏ ɴ// 𝑱𝒊𝑲𝒐𝒐𝒌 [sᴍᴜᴛ⚣︎]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora