ᴛᴡᴇɴᴛʏ-ғɪᴠᴇ

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Jimin chiuse la porta del goshiwon e Jungkook si allungò sul letto.

Il biondo si schiarì la voce.

«Ricordati che gli hyung sono più grandi di te» disse incrociando le braccia. «E credo che siano degni di rispetto quanto te»

«Che?»

«"Seokjin-hyung, secondo te sto ridendo?"»

Il corvino sbuffò. «Mi ero incazzato»

«E con chi?» Non rispose. «So che sarà impossibile saperlo» si sedette accanto all'altro.
«Perché hai detto che eravamo fidanzati?» si azzardò.

«Cosa gli avresti detto?»

«Amici o parenti?»

Jungkook scoppiò a ridere.

«Ma sei serio?» domandò.

«Direi di sì»

«Almeno la spiegazione del fidanzato l'hanno bevuta tutti, no?»

Jimin annuì. «Cosa ti ha sussurrato Taehyung all'orecchio? Non che mi interessi...»

«Allora se non ti interessa posso anche non dirtelo, giusto?»

«Sì, però-»

«Ti interessa?»

«Intendo dire che c'è stato un momento di intimità tra voi e-»

«Un momento di intimità...non sarai mica...geloso?»

«Assolutamente no, è solo che-»

«Sei geloso»

«Ho detto di no!» urlò il biondo sbattendo un piede a terra. Subito dopo si rese conto dell'errore. Qualcuno bussò.
«Signora Choi» disse con un sorriso falso Jimin alzandosi e aprendo la porta.

«Signorino Park- Salve signorino Jeon Jungkook» si fermò appena intravide il corvino e sul suo volto apparve un sorriso che evidenziava le rughe attorno alla bocca

Jungkook fece un piccolo inchino.

«Signorino Jeon Jungkook, ti andrebbe di venire a cena in ristorante domani sera? Ci sarà anche mia figlia e sarei felice di fartela conoscere»

«Signora Choi, ora se non le dispiace, è tardi e-» cercò di dire Jimin gesticolando per perdere tempo ma fu interrotto dalla risposta dell'altro: «Mi farebbe piacere, a patto che verrà anche Jimin»

La donna trasalì. Voleva rifiutare. Anche Jimin non era d'accordo e non gli piaceva il fatto che Jungkook ci andasse.

«Perfetto. Allora domani sera alle sette e trenta. Buona notte» la signora fece un inchino ed uscì. Dal corridoio si sentì un leggero Aish che fece sorridere il corvino.

«Andrai alla cena con la famiglia Choi?» domandò Jimin incredulo con gli occhi spalancati.

«No, noi andremo. Se vuoi posso andarci da solo»

«Non vorrei che la signora Choi ci rimanesse male, ormai hai detto della mia presenza»

«Sta tranquillo, non ci rimarrà male, le stai sul cazzo» disse Jungkook ridendo piano.

«Sta zitto»

«Zitto tu, gelosone»

«Devo farmi una doccia calda» biascicò il biondo rovistando nell'enorme valigia alla ricerca dei prodotti per i capelli e per il corpo. «Vado e torno»

«Jimin ma non devi portare il ricam-» l'altro era già uscito «okay, fa niente»

Squillò il telefono di Jungkook ma non fu degnato di alcuna risposta.
Il corvino sonnecchiava serenamente sul piccolo materasso per gnomi che occupava i tre quarti della stanza.

Qualcuno bussò nuovamente alla porta.
Jungkook quasi esitò ad aprire ma poi, sbadigliando e con malavoglia, si alzò.

«Ah, Jimin, sei- ma perché vai girando con l'asciugamano?» scoppiò quasi a ridere.
Il biondo entrò in camera e sbatté la porta.

«Ho dimenticato il ricambio» riuscì a dire con il fiatone. Aveva ancora i capelli bagnati, l'asciugamano cinto in vita. Il suo dorso era coperto di goccioline che il corvino presupponeva fossero d'acqua.

Jungkook era rimasto in piedi vicino a letto, e Jimin, per giungere all'altro lato della stanza, fece quasi aderire il suo corpo a quello del corvino.
Quest'ultimo lo spinse alla parete. Gli bloccò di istinto i polsi.

«Jungkook, che stai face-» Jungkook si gettò su quelle labbra color pesca e fresche di rugiada.
Fece aderire i loro corpi come se ne fossero uno solo, come le loro ombre. Le sue labbra scesero fino all'insenatura del collo, inumidendo la pelle calda e morbida al suo tocco.
Con una mano fece cadere l'asciugamano e poi spense la luce. Subito finirono sul letto.
Jungkook, con l'indice, segnò il contorno degli addominali scolpiti.

«Jungkook, fermo» balbettò Jimin. «Ti prego»
Il corvino passò una mano tra i folti capelli biondi e poi accarezzò quel viso squadrato.

«Da quando decidi per me, pulcino?» quel soprannome faceva sentire Jimin inferiore e indifeso, ma quel tocco di calore lo faceva sentire protetto. Nessuno l'aveva mai toccato così prima.

«Jungkook, io-» Jungkook gli posò un indice sulle labbra dicendogli di stare in silenzio con un leggero Shhh, simile al fruscio delle foglie autunnali. Gli accarezzò nuovamente il viso e questa volta sorrise.

«Jimin, tu dovresti essere illegale» sussurrò «Sei la cause della mia ossessione»
Detto questo, si fiondò sulle labbra del l'altro ma questa volta fu diverso. Le lingue di toccarono, si accarezzarono a vicenda. L'uno mordeva le labbra dell'altro.
Si allontanarono solo per riprendere fiato lasciando un filo di saliva ancora collegato.
Jungkook portò le mani verso i polsi di Jimin legandogli con la manica di una felpa.
Si sa, a mali estremi, estremi rimedi. Fece così anche con la bocca. Sembrerà strano, ma lo imbavagliò. Ma perché? In un goshiwon non poteva certo permettere la presenza di determinati rumori, l'educazione prima di tutto.
Jimin guardava quegli occhi illuminati a stento dalla luce che passava sotto la fessura della porta.
Il corvino sfiorò con il naso il dorso dell'altro causandogli un brivido di eccitazione.
In breve tempo, quella pelle candida si riempì di morsi e chiazze violastre. Era ormai imbevuta, come un panno caldo umido per fare scendere la febbre.

«Jimin-ssi, sto arrivando» fu l'ultima frase che il biondo riuscì ad udire.

Angolo autrice
Ma salve!!! Lo so, il capito doveva uscire praticamente ieri, visto che sono le 00:10.
Non preoccupatevi, Jimin non è morto anche se io al posto suo già sarei nella tomba.
Ormai era ciò che stavate aspettando, soprattutto un commento in particolare.
Vi lovvo 💞😭
Buonanotte così.

ᴘ ᴏ s s ᴇ s s ɪ ᴏ ɴ// 𝑱𝒊𝑲𝒐𝒐𝒌 [sᴍᴜᴛ⚣︎]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora