Capitolo 5: Total eclipse of the heart

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Once upon a time I was falling in love
But now I'm only falling apart
There's nothing I can do
A total eclipse of the heart

Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart

Una volta ero innamorata
Ma ora sto solo cadendo a pezzi
Non c'è nulla che possa fare
Un'eclissi totale del cuore

Una volta nella mia vita c'era la luce
Ma ora c'è solo l'amore nelle tenebre
Nulla che possa dire
Un'eclissi totale del cuore

(Brano di Bonnie Tyler)

Kirigan:

Decisi di aspettare qualche giorno prima di tornare da lei, per lasciarle il tempo di abituarsi alla sua nuova condizione. E a me il tempo di ricostruire le mie difese nei suoi confronti.
I miei corporalki mi tennero informato su ogni suo movimento. Venni a conoscenza del suo incessante interesse sulla situazione di quel tracciatore. Quel ragazzino insignificante, che l'aveva baciata nella neve. Sempre se si poteva dirsi bacio, quel goffo tentativo di intimità. Pensai con disdegno.
Cercai di non pensare a lui, per evitare di bruciarmi un ottimo ostaggio per tenere Alina ubbidiente, nel caso non fossi riuscito a convincerla con le mie parole la mattina del grande giorno.
...

Alina:

I giorni successivi li passai in compagnia dei corporalki. Erano le mie nuove ombre mentre ci spostavamo per raggiungere il secondo esercito al fronte.
Non c'era modo ne di scappare, ne di chiedere aiuto, perché mi tenevano isolata dagli altri soldati.
Anche il riposo era un lusso non permesso, riuscivo solo a ritagliarmi qualche ora di sonno quando ci si fermava per far riposare i cavalli. Un sonno senza sogni. Dopo lunghe ore a cavallo giungemmo al primo accampamento.
Mi chiusero dentro una tenda grisha, e mi dissero di ripulirmi, e indossare la mia nuova kefta. Era di seta blu dai ricami dorati. Lavarmi e cambiarmi fu doloroso, a causa del mio corpo provato dal lungo viaggio. Fu strano rimettere quegli abiti, ma almeno non erano neri, come i suoi, pensai.
La solitudine forzata in cui mi trovavo era comunque meglio della compagnia di Ivan. Non servì a nulla chiedere di vedere Mal, o di sapere come stesse. L'unica cosa che potei fare, era sperare che la sua vita valesse abbastanza per l'Oscuro per non rischiare di perderla.
Ripulita e con indosso i nuovi abiti, mi ritrovai a fissarmi allo specchio cercando nel riflesso l'Alina che conoscevo. Ma riuscivo a vedere solo le sporgenze ossee del collare. Mi toccai il collo mentre mi guardavo, perché non potevo credere ai miei occhi. Con lo scollo del vestito le corna che mi adornavano le clavicole erano in bella mostra.
Tutti avrebbero ammirato indosso alla evocaluce, il più potente amplificatore mai creato, peccato che in realtà appartenesse all'Oscuro, e che per me, fosse solo un collare.
Il simbolo del suo dominio su di me, sul mio potere.

In quell'istante entrò un corporalki minuto, io indietreggia. Mi dava le spalle, poi si tolse la sua kefta, e mi accorsi dalla folta chioma rossa, che si trattava di Genya. Mentre si girava nella mia direzione, le saltai quasi in braccio, per la gioia che mi dava vederla.
" Non è lo stesso al Piccolo Palazzo senza di te" mi disse stringendomi a se.
"Genya son così felice di vederti! Ma che ci fai qui" Dissi guardandola meglio.
"Genya ascolta" ero speranzosa, " devi avvisare il re, l'Oscuro vuole il suo trono." Lei abbassando lo sguardo disse
" Il re si è ammalato, Non è nelle condizioni di far niente" disse lei tranquilla. La guardai sorpresa " e la regina?" Chiesi.
" Lei è confinata nelle sue stanze, sai per evitare il contagio." Disse con un sorriso. Io mi sentii persa. " E chi governa in sua vece?" Lei disse che era il prete Apparat. E commentò, "alla fine ha avuto una qualche utilità"
Io mi allontanai da lei guardandola con sospetto. "Certo, il re si ammala misteriosamente, e tu indossi i colori dei corporalki... Immagino che tu avessi le possibilità e i mezzi per colpire il re.
Eri la sua spia da sempre vero? Dopo tutto ti ha donata lui alla regina a 11 anni, solo per questo motivo".
" Ti avevo avvisata di diffidare dagli uomini potenti." Disse lei giustificandosi
" e dalle donne subdole..." finii io ostile.
Poi proseguii andandole incontro arrabbiata " Come hai potuto farmi questo? Credevo fossimo amiche! Invece hai sempre fatto rapporto a lui, su quello che ti confidavo. Anche le lettere per Mal, non le hai mai spedite, non è così?"
" Tu non capisci, il re era un uomo spregevole e si è meritato quello che gli è capitato." Sapevo cosa il re avesse fatto a Genya in quegli anni come sua serva...
" Il re si sarà meritato la tua vendetta, per quello che ti ha fatto." Lei sentendo le mie parole tornò a guardarmi. " Ma quello che hai fatto a me? come lo giustifichi?"
" Non avevo scelta Alina! Ero una grisha senza colore, serva del re e odiata dalla regina. Non potevo permettermi di disobbedire all'Oscuro.
lui è il nostro generale e noi i suoi soldati".
Capivo fin troppo bene la fatica di non sentirsi parte di nessun gruppo, sempre attenta a non farti schiacciare per colpa le proprie diversità, ma non la giustificai.
" No, siete solo le sue pedine, lui non merita la tua lealtà ". Lei strinse gli occhi per la rabbia. " Tu sei grisha da troppo poco per capire davvero cosa lui stia facendo per noi. Per il nostro futuro. Lui mi ha salvata."
Io sentendo la stessa rabbia che provava lei, dissi " Certo, ti ha salvata per sacrificarti, dandoti a quel mostro del re"
La ferii. Lo capii dal breve lampo di dolore che le attraversò il viso. Poi si ricompose perfetta come sempre. " Credi pure ciò che vuoi, so che prima o poi capirai il nostro punto di vista" e se ne andò. Lasciandomi di nuovo sola con me stessa. Quanti tradimenti poteva sopportare un cuore prima di spezzarsi?

È nell'oscurità che si trova la luce Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora