Capitolo 6: il Non Mare

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("Che cos'è questo Nulla?"
"È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo, e io ho fatto in modo di aiutarlo"
Cit. La storia infinita)

Kirigan:

Entrai nella sua tenda con la speranza di convincerla a collaborare, a farle capire che servivamo entrambi per domare la Faglia d'Ombra al nostro volere.
Ma nulla, Alina la "Sancta" non ha resistito dal rinfacciarmi tutte le mie decisioni, a suo giudizio crudeli, fatte nel corso dei decenni.
Innocente ragazzina... aspetta di superare due secoli di esistenza, e vedrai, voltandoti indietro, quante vite e sangue avrai lasciato dietro di te con le tue decisioni...pensai adirato.
Era troppo giovane per poter avere uno sguardo più ampio e proiettato sull'obbiettivo finale. Ma prima o poi questa ingenuità sarebbe passata anche per lei, il tempo non risparmia nessuno.
Fino a quando non avesse appreso e accolto il destino che ci aspettava, l'avrei trascinata io verso di esso, di peso se necessario.

Corrugai il viso e indurii le labbra camminando a gamba tesa, senza accorgermi che stavo percorrendo la strada che conduce alle prigioni del campo. Andai a far visita al soldato che aveva da sempre tarpato le ali alla mia Alina. L'Alina che ancora rinnegava sè stessa, e il suo ruolo per il futuro di Rafka.
Entrai nel corridoio tra le varie celle. Congedai con uno sguardo la guardia, e mi fermai davanti alla sua cella, l'unica isolata dalle altre.
L'osservai per qualche istante. Era un semplice ragazzo, come tanti, dovetti riconoscere che aveva una certa abilità nella caccia, ma rimaneva senza alcuna dote che lo rendesse diverso da altri mille soldati, che potevo incontrare per il paese. Era lì seduto in manette, chino in avanti con i gomiti appoggiati sulle gambe.
Captando la mia presenza si alzò di scatto, rabbioso nel vedermi. Con sguardo di sfida mi chiese, "Se sei venuto per uccidermi, falla finita".
Ero lì da meno di un minuto, ed ero già annoiato e seccato dalle sue parole.
" No" sospirai avanzando verso di lui.
  "Quante volte ancora ve lo devo ripetere? Sono un uomo di parola" dissi guardandomi intorno.
"E da quando la tua parola vale? Eretico nero. Esatto, so chi sei" ringhiò lui soddisfatto.
Fermai i miei passi, irrigidendomi impercettibilmente. Lui sapeva la verità... questa sarebbe stata una complicazione pensai.
Il disertore proseguì a parlare, sicuro di se, incurante della sua situazione di svantaggio, dato che stava dalla parte sbagliata della cella.
"Qualsiasi piano tu abbia per Alina, non ti perdonerà. E se mi lascerai vivere, ti darò la caccia e reclamerò la taglia che il vecchio re aveva messo sulla tua testa"
Mi minacciò con sfrontata impudenza senza battere ciglio, poi si sedette semplicemente. O era un folle o uno sciocco, nel volermi provocare così.
Io iniziai a camminare piano lungo il perimetro della sua prigione, dicendo
"Alina prova dei forti sentimenti per te. E tu per lei"  Mi sedetti su una panca del corridoio guardandolo dall'alto in basso col capo dritto, e prosegui con voce calma, scandendo bene ogni parola.
" Ho letto le tue lettere" lui si irrigidì alle mie parole, tornando a guardarmi dritto in volto.
Io continuai spietato e imperturbabile "In tutti questi anni non hai mai veramente apprezzato chi è lei..." lo accusai, e dal suo sguardo incassò il colpo.
"Ma mi sta bene" ora guardai il mio rivale negli occhi, provocandolo
"Perché lo faccio io." Dissi con un mezzo sorriso trionfante.
Il tracciatore sogghignò, dicendo " Non hai speranza, uomo delle ombre. Perché lei ha scelto me". Povero ingenuo, pensai.
Poi dissi semplicemente in tono calmo
"Tu sei un bambino. E lei è una Grisha. Anche senza le mie ombre, ho qualcosa che tu non hai" Lui mi guardò con sguardo interrogativo.
"La pazienza. Alina potrebbe metterci anni a perdonarmi, ma posso aspettare" il suo volto divenne sempre più contratto mentre proseguivo.
"Nel frattempo tu diventerai vecchio. I capelli si faranno grigi e lei rimarrà senza età. Come me"
A questo punto mi alzai in piedi, mostrandogli tutta la mia imponenza e forza.
"E un giorno, magari fra un anno, o forse cinquanta, lei si renderà conto di avere un solo eguale. Che non c'è nessuno come noi. E che non c'è ne saranno mai."
Lo guardai dritto in volto con sguardo freddo e risoluto. Lui mi ricambiò ostile, senza parole.
"Non ho intenzione di ucciderti Mal. Non è necessario. Il tempo lo farà per me."
Lo dissi certo dell'ineluttabilità delle mie parole.
Detto ciò mi girai per lasciarlo solo con se stesso, a marcire nelle mie prigioni. Lui infine si alzò di scatto, facendo tintinnare le catene. "Ti conveniva uccidermi ora!" urlò alla mia schiena.
Io proseguii il mio cammino senza voltarmi, soddisfatto della sua reazione alle mie parole.

Alina:

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Alina:

Ivan venne a chiamarmi nel pomeriggio, era arrivato il momento di rientrare nella Faglia d'Ombra. Mi sentivo in trappola, tesa e un po' impaurita all'idea di riaffrontare quell'oscura atmosfera. Vedendo che non mi sbrigavo, mi spinse fuori dalla tenda in malo modo. Strattonai il braccio dalla sua presa uscendo, e mi raddrizzai, raccogliendo le forze, incamminandomi verso il molo delle velesabbia. Indossavo un mantello nero lungo fino ai piedi, come quello che indossava lui, pensai amaramente. L'Oscuro mi affiancò pochi passi dopo. Non mi rivolse la parola e nemmeno mi guardò. Se non per dirmi in modo distaccato, senza posare mai gli occhi sulla mia persona:
"Il tracciatore è sotto sorveglianza nella stiva della nave, se farai quello che ci si aspetta verrà rilasciato"
Io strinsi i pugni e irrigidii il volto per le sue parole asciutte, sentendo montarmi la rabbia. Anche Mal sarebbe rientrato nel Non Mare quel giorno, come la prima volta, pensai preoccupata.
Cercai di non voltarmi a fissarlo, pur percependo la sua presenza accanto a me, per tutto il tragitto. Eravamo seguiti dai suoi corporalki e circondati dai soldati e grisha del campo, alcuni vedendomi fecero degli strani segni con le mani. Ero confusa e disorientata sfilando davanti a tanta gente.
I diplomatici si erano già imbarcati, e ci attendevano sulla vela sabbia.
Giunta sul ponte di coperta, Ivan mi fermò in un punto preciso, e chinandosi velocemente mi legò con delle corde alle caviglie. Fatto ciò si allontanò da me lasciandomi sola con lui.
Il generale Kirigan era in piedi dietro di me, e non resistetti dal provocarlo dicendo irritata
" Così non fai una bella figura" dissi guardandomi i piedi legati.
"Tutti noteranno che sono tua prigioniera"
Sentii le sue mani posarsi sulle mie spalle, e il suo respiro avvicinarsi al mio collo. Rabbrividii sentendo la sua bocca così prossima alla mia pelle, quando mi sussurrò all'orecchio
"Non credo ti guarderanno i piedi".
Detto ciò Kirigan mi scoprii con un rapido movimento, privandomi del mantello, di quel riparo di stoffa, e mettendomi in mostra, con il collo adornato dal suo amplificatore. Sentii gli sguardi di tutti i passeggeri posarsi su di me.
Tutti tranne il suo.
Non dovevo farmi spezzare dalle circostanze, tanta gente contava su di me per finire questa traversata incolume.

Lui si allontanò da me, porgendo l'indumento a Ivan. Lasciandomi sola in piedi sulla prua della nave.
La vela sabbia si stava già spostando verso il Non Mare. Vedevo quel muro di tenebra farsi sempre più prossimo, e prendendo un respiro profondo mi feci forza. Era giunto il momento di testare i miei poteri, pensai risoluta tenendo la testa alta, mentre l'oscurità mi inghiottiva per la seconda volta.

 Era giunto il momento di testare i miei poteri, pensai risoluta tenendo la testa alta, mentre l'oscurità mi inghiottiva per la seconda volta

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