Prologo

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28 Ottobre 3406

Confusione, frustrazione e desolazione.

Queste furono le tre principali sensazioni che pervasero i cuori e le menti dei presenti ai fatti avvenuti quel giorno. Nessuno poteva dire con sicurezza come si erano svolti, ma, se fosse stato loro chiesto, tutti avrebbero confermato quel susseguirsi di sentimenti comuni.

Accadde tutto molto in fretta. Uno scoppio, un grido, qualcuno che si metteva a correre, altri che lo seguivano. Poi il fumo, la vista appannata, un altro scoppio, un auto in fiamme. Il fuoco, che divampava e bruciava tutto. Tonfi e colpi, fra chi si dava la colpa a vicenda.

La confusione colpì i primi, quelli che gridarono e cominciarono a correre all'impazzata, perché non sapevano chi aveva sparato, o fatto esplodere qualcosa, perché non sapevano dove andare, o a chi dare la colpa. Ma colpì anche le poliziotte dietro la seconda fila, che si chiedevano dove quelle figure stessero scappando, se le stessero attaccando, che non si rendevano conto quando era stato il momento esatto in cui avevano lanciato quei fumogeni.

La frustrazione arrivò per seconda, per quelli rimasti, che si sentirono presi di mira senza motivo, che si accanirono in difesa dei loro compagni, che lanciarono per rabbia ordigni incendiari, da una parte, e avanzarono malmenando alla cieca con i manganelli, dall'altra.

La desolazione fu l'ultima. Colpì quelli rintanati nei vicoli, dentro le case vuote o negli scantinati, che non sapevano cosa avrebbero dovuto fare e soprattutto se volevano continuare; colpì quelli che venivano portati via in manette, che si rendevano conto che non c'era via di scampo, che il loro futuro era incerto, che forse era stato tutto sbagliato.

Andò più o meno così per tutti, chi più in balia dell'una e dell'altra emozione, chi prima, chi dopo un evento.

Un ragazzo in particolare visse il tutto con un leggero ritardo.

La confusione lo sorprese una volta riaperti gli occhi sul pavimento della piazza, con la testa che sanguinava, la carta incenerita che svolazzava e diversi piedi che gli correvano intorno senza meta. Provò frustrazione invece quando, lontano da quel caos, si rese conto che il piano era sfumato, che non esisteva un modo giusto per farsi ascoltare, che i suoi amici potevano essere rimasti feriti senza un apparente motivazione.

La desolazione arrivò su una spiaggia, distante da tutti, dopo diversi passi arrancati sulla sabbia, mentre si lasciava cadere in ginocchio, con il cuore che scoppiava e la testa che gli diceva di lasciare andare il resto.

Tutto lo sovrastò dopo momenti ed eventi diversi dagli altri, perché, in quella piazza, mentre il fumo lo circondava e la testuggine caricava, lui pensava solo a ritrovare una persona, che intravide per pochi secondi nella foschia, prima che qualcosa lo colpisse forte alla testa.


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